Dieci espressioni colorite russe che dovete padroneggiare per sembrare un madrelingua

Freepik, Aleksandr Kislov
Certo, soppesate bene quando utilizzarle, perché alcune sono un po’ volgari, ma, usandole con sapienza, potrete far sgranare gli occhi ai vostri amici

Tradotto approssimativamente come “attraverso il culo/dal culo”, equivale all’italiano “fare col culo”, nel senso di “fare male” qualcosa, con approssimazione. L’espressione russa implica anche l’idea che sarebbe stato più facile farlo come va fatto, e probabilmente ci si sarebbe anche stancati meno. Ma così vanno le cose…

È possibile utilizzare la frase in diverse occasioni, ad esempio quando ci sono tre cassieri e una sola cassa funziona, o quando un’auto è fatta in modo tale che è necessario spegnere il motore prima di poter rispondere al Bluetooth. Diciamo che il fraseologismo segnala carenza di organizzazione o arretratezza tecnologica.

Il modo di dire può essere utilizzato anche in situazioni più complesse, e nell’analisi politica (da bar). Ricordatevi di scuotere pensierosamente la testa mentre dite: “Onì vsjò delajut cherez zhopu!”; “Quelli fanno tutto col culo!”.

Si tratta di un modo un po’ enfatico di rafforzare quello che si asserisce, e corrisponde all’italiano “Quant’è vero iddio!”. È applicabile a qualsiasi situazione dove si voglia apparire più credibili e sinceri, quasi giurando. Potete anche unirlo all’espressione di cui al punto 1: “Ej-Bogu, onì vsjò delajut cherez zhopu!”; “Quant’è vero iddio, quelli fanno tutto col culo!”.

“Dio, perdona!” è un’espressione usata da quasi tutti in Russia, che tecnicamente corrisponde all’italiano “Signore, pietà!”. Ma, fuori dalle chiese, è usata nel linguaggio comune, dai credenti come dagli atei, quando si assiste a un evento terribile o inspiegabile.

Letteralmente significa “tieni la tasca allargata”, ma corrisponde all’italiano “stai fresco!”. Insomma, mette in guardia chi ha aspettative troppo ottimistiche e speranze verosimilmente irrealizzabili. L’espressione italiana viene dritta dalla “Divina Commedia” di Dante, quando un terribile lago ghiacciato infernale, dove i dannati sono imprigionati nel gelo per l’eternità, viene definito, con ironico eufemismo, il posto “dove i peccatori stanno freschi”. L’espressione russa è più popolare e si riferisce al credulone che aspetta a tasca aperta qualcosa che non gli arriverà mai.

È una frase universale che si può usare come risposta sarcastica quando ci viene chiesto un favore complesso… o qualcosa che non abbiamo voglia di fare. O quando gli altri, in ogni caso, hanno troppe pretese nei nostri confronti. Letteralmente significa “E poi non ti serve altro?”. Ma pronunciata con fastidio, ricorda uno sprezzante “Sì, e poi?”. E, se lo dite con sguardo inflessibile, non si allontana dalla celebre espressione italiana “Mi vuoi mettere una scopa in culo, così ti ramazzo la stanza?”.

Ci sono almeno una decina di modi per esprimere lo stesso concetto in modo ancor più sboccato, ma noi ci limitiamo a questo, che con eleganza dice: “Ma che se ne vadano tutti!”, senza esplicitare la destinazione finale, che, ovviamente non è un’isola tropicale, ma abbastanza spesso quella parte del corpo di cui al punto 1.

Si può approssimativamente tradurre con “Non me ne frega niente”, ma ha livelli diversi di enfasi. “Naplevat” significa “sputare”; “Nasrat” significa “cacare”, e, ancor più interessante, “fioletovo”, significa “viola”. La parola “glubokò” vuol dire “profondamente”. Quindi “Io ci sputo profondamente” o ci faccio quell’altra cosa, vuol dire proprio che “me ne strabatto”. “Fioletovo” è un’espressione più recente e un po’ meno esplicita, ma che indica ugualmente un “fottersene alla grande”.

Ci piace questo modo assolutamente intraducibile per indurre qualcuno a sbrigarsi: “gambe nelle mani”. Questo modo di dire è solitamente usato dai genitori sadici, o comunque con un tono paternalistico, ogni qual volta sia necessario “prepararsi in fretta”, “raccogliere le forze”, “farsi coraggio” e, in generale, “spicciarsi”. A seconda del tono e della decisione con cui viene detto, lo possiamo tradurre con “Muoviti!” o “Muovi il culo!”.

Per un uso creativo, abbinatelo al numero 5. Oppure, usate questa espressione autonomamente in casi più semplici. “Slysh” è la contrazione colloquiale di слышишь “slyshish”, seconda persona singolare del verbo “sentire”. Corrisponde all’italiano “senti”, in frasi come “senti amico, questo è il mio posto, vedi di smammare!” o “senti, sei fuori di testa?”. Se preferite potete tradurlo “ehi!”.

È piuttosto divertente tradurre questa espressione alla lettera: “niente bazar”. La parola “bazar” in russo, oltre al mercato all’aperto, è fondamentalmente usata gergalmente per definire “discussioni animate” e “mercanteggiamenti chiassosi”; “baccano”, “cagnara”.

“Bez bazara”, in questo senso, significa “nessuna ulteriore domanda / nessuna discussione”, se accettate la richiesta che qualcuno vi fa. È qualcosa come “certo, certo” o “nessun problema”. Ma tenetelo per situazioni di una certa importanza, per rassicurare l’altra persona che non ci saranno problemi.

Non è chiaro probabilmente neanche a metà dei russi perché si dica “a basso costo e rabbiosamente” per indicare qualcosa che è sia economico che di qualità passabile. In realtà, in passato “serdito” aveva anche il significato di “forte” o “semplice” nel senso di “senza troppi fronzoli”, specialmente se riferito al servizio. Per cui per descrivere un ristorante dove si mangia bene, senza spendere troppo e il servizio è un po’ casalingo, potrete usare a proposito questa espressione. Che va bene anche, in altri contesti, per sostituire l’italiana “fare le nozze con i fichi secchi”.

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