Un “ritratto futuribile”, così come lo interpreta il traduttore, Alessandro Niero. Una lettura quanto mai attuale sul controllo e l’ossessione per il controllo, che si trasforma oggi in vouyerismo da social network.
Arriva in libreria “Noi”, il romanzo dello scrittore russo Evgenij Zamjatin considerato il capostipite del filone dell’antiutopia che ispirò altri capolavori, come quelli di Orwell e Huxley. Tradotto dal professore associato del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna e pubblicato da Voland Edizioni, il libro, scritto nel 1919-1920, dipinge un mondo perennemente “spiato” dai mezzi di controllo.
Un genere ribattezzato più volte antiutopia, utopia negativa, distopia o, addirittura, anti-antiutopia, che al giorno d’oggi diventa quanto mai attuale se osservato all’ombra della costante presenza che Internet e i mezzi di comunicazione hanno sulla società moderna.
Il libro, in uscita il 13 giugno 2013, è l’ultimo volume di SÍrin Classica, la collana composta da 10 volumi, fortemente voluta dalla casa editrice per promuovere in Italia la letteratura russa.
Nato a Lebedjan nel 1884, Evgenij Zamjatin, oltre ad aver scritto il romanzo "Noi", ha firmato una serie di racconti brevi. Morì a Parigi nel 1937, dopo essere emigrato in Francia con la moglie.
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