La questione ambientale e la transizione energetica sono temi prioritari nell’agenda internazionale e, seppur in un contesto socioeconomico e politico particolarmente complesso, stanno acquisendo sempre maggiore importanza anche in Russia.
Nasce ora una joint venture per produrre in Russia, con tecnologia e know-how italiani, nuovi impianti per motori termici, utili per ridurre le emissioni di CO2. Seppur giovane, il progetto - nato nell’agosto 2021 e attivo da ottobre - punta a convertire oltre 100.000 autoveicoli all’anno. Al momento sono state avviate le discussioni commerciali con i principali operatori russi e internazionali attivi nell’estrazione e nella vendita di gas naturale e carburanti alternativi.
Il popolo russo è da sempre molto attento alle novità tecnologiche; e pian piano sta maturando anche un certo interesse verso le problematiche ambientali: in un recente sondaggio condotto dal Russian Public Opinion Research Center (VCIOM), il 93% della popolazione russa è consapevole del cambiamento climatico in atto. Lo stesso sondaggio fotografa una grande maggioranza di russi (oltre il 94%) che si dichiara interessata a partecipare a iniziative a sostegno della riduzione di CO2 e di altri inquinanti.
L’interesse è stato alimentato anche dalla recente COP26 di Glasgow, durante la quale Mosca si è impegnata a fermare la deforestazione entro il 2030 (ricordiamo che la Russia ospita un quinto delle foreste del mondo, e i grandi boschi della Siberia potrebbero avere un ruolo chiave per ridurre il gas serra). E mentre il governo russo punta a raggiungere l'azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2060, il governo locale della regione di Sakhalin nel 2020 ha firmato un progetto per rendere l’isola la prima regione russa “carbon neutral” entro il 2025, ovvero una regione che assorbe tanto carbonio dall'aria quanto ne emette. Sempre sull’isola verrà aperto anche il parco eolico più grande dell’Estremo oriente russo, con oltre 16 turbine eoliche installate sulle tortuose coste che si affacciano sull’oceano Pacifico.
L’Italia segue attivamente la strada della sostenibilità: secondo un recente studio, il Belpaese è al 13° posto tra quelli più “green” d’Europa, e ha superato addirittura Francia, Spagna, Belgio e Olanda (i parametri di valutazione coprono vari aspetti: dalla gestione dei rifiuti alla gestione delle risorse idriche, passando per la qualità dell’aria e l’inquinamento atmosferico). E da alcuni anni le realtà imprenditoriali italiane non nascondono il loro interesse a intraprendere collaborazioni con la Russia anche in materia di ecologia.
Le cause principali dell’attuale inquinamento atmosferico sono il traffico motorizzato (NOX, PM10), la combustione della legna (PM10), l’agricoltura (NH3, PM10) e l’industria (COV, NOX, PM10).
Ormai da anni in Europa si cerca di ridurre l’inquinamento prodotto dagli autoveicoli. Vi sono vari studi che dimostrano come l’utilizzo di autoveicoli in condivisione potrebbe rimuovere dalla strada fino a 10 vetture a uso privato; altri studi svelano come il 10% degli attuali veicoli in circolazione potrebbero soddisfare (qualora condivisi) l’intero fabbisogno di mobilità globale.
Ovviamente le emissioni sono collegate anche e soprattutto al tipo di carburante utilizzato. Esistono svariati combustibili alternativi, dai più esotici e sostanzialmente non utilizzati (DME, E95, metanolo, ecc.) a quelli più interessanti come il metano, il GPL e l’idrogeno. E in Russia ci sono sicuramente grandi opportunità legate al metano: la Federazione, infatti, può fare affidamento su interessanti riserve di metano che la rendono potenzialmente svincolata dal petrolio o dall’adozione dell’elettrico/idrogeno che, sebbene promettenti, non saranno pronti immediatamente per una diffusione di massa. Insomma, avendo una matrice energetica molto ampia, con un ventaglio di materie prime vastissimo, la Russia può adottare una poliedricità di soluzioni finalizzate a una mobilità sostenibile e economica.
Ed è proprio in questo contesto che io, in qualità di imprenditore appassionato di autovetture e attento alle questioni ambientali, ho deciso di sostenere l’ingresso nella Federazione Russa di un’impresa italiana leader nel mondo per quanto riguarda la produzione di impianti a gas (GPL o metano) per motori termici: la Landi Renzo S.p.A.
La Landi Renzo S.p.A., già attiva in Europa, Asia e America, è al primo posto al mondo per fatturato tra le aziende nel suo settore. Si tratta di un’impresa dal grande know-how italiano, attiva dal 2007 e quotata in borsa negli indici FTSE Italia STAR e FTSE Italia Small Cap.
La nuova joint venture che mi coinvolge di persona, la Lanzi Renzo Russia, punta a convertire oltre 100.000 autoveicoli all’anno, come ha spiegato anche Dario Pelazzo, Direttore Generale di Lanzi Renzo Russia. Si prevede anche di aprire uno stabilimento in Russia dove verranno prodotti e assemblati i componenti tecnologici per i kit di conversione a gas.
Le auto alimentate a gas infatti sono meno inquinanti rispetto a quelle diesel e benzina. Secondo degli studi internazionali, un’auto a GPL produce circa l’8% in meno di particolato inquinante (PM2.5) rispetto alla benzina e l’11% in meno rispetto al diesel.
Ecco perché l’impatto ambientale di questa joint venture che avvicina ulteriormente l’Italia alla Russia nelle questioni climatiche può rivelarsi davvero importante: nei primi 18 mesi di attività si prevede di riconvertire almeno 100.000 veicoli. Ovvero, 100.000 veicoli che produrranno l’8-10% in meno di emissioni.
Questo articolo fa parte della rubrica “Fare affari in Russia”, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio italo-russa e firmata dal presidente della CCIR, Vincenzo Trani. Ogni due settimane analizziamo un aspetto specifico del business bilaterale attraverso interviste, esperienze dirette, analisi e approfondimenti. La rubrica si pone come uno strumento per capire meglio l’orizzonte degli investimenti italo-russi, una bussola per orientare e ispirare quelle imprenditrici e quegli imprenditori ancora pronti a scommettere sul Paese più grande del mondo.
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