Forte ripresa dell’export italiano in Russia, ma serve più presenza sul territorio

Uno degli esempi virtuosi è quello del Friuli-Venezia Giulia con le sue agenzie a Mosca, ma in generale le aziende non possono più accontentarsi di vendite spot e di qualche viaggio di lavoro degli imprenditori: servono strutture sul posto. E grazie al rublo debole è il momento più adatto per aprirle

L'export verso la Russia può crescere ancora come prevede il recente Report Sace. In particolare, per la meccanica strumentale (previsione +18,7%), i prodotti in metallo (+21,9%) e la chimica di base (+13,4%). Ma per consolidare il business in questo mercato occorrerà sempre più operarvi direttamente, almeno con sedi commerciali, assistenza tecnica e logistica.  

Il Molo VII nel nuovo porto di Trieste

Grazie anche alla debolezza del rublo, che rende meno onerosi i costi, per le imprese italiane questo è il momento più adatto per investire in una presenza in Russia. Uno step che l’Italia, seconda manifattura d'Europa, dovrebbe compiere. Come cogliere le opportunità di questo mercato per le piccole e medie aziende italiane? Quali strumenti offrono le Regioni? Il più recente convegno pubblico della Camera di Commercio Italo-Russa (Milano, 21 settembre 2021) ha affrontato proprio questo tema: “Dall’export alla joint venture: l’importanza della collaborazione tra aziende e regioni italiane e russe”. Sull’importanza strategica della collaborazione economica si è espresso nel corso del convegno il presidente della Regione Autonoma del Friuli-Venezia e della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, Massimiliano Fedriga, che ha sottolineato la forte presenza di aziende friulane in Russia, i dati molto favorevoli dell’ultimo Rapporto Sace sulle prospettive export che pongono la Russia tra i mercati “Medaglia d’Oro 2021” assieme a Usa e Germania, la crescente collaborazione tra i sistemi camerali dei due Paesi, l’impegno per un’azione comune delle Regioni italiane, la necessità di un approccio non ideologico alla questione della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ma ha anche posto la questione delle materie prime: “L’approvvigionamento rappresenta un problema per l'Italia e per il mondo. Rischiamo che con la speculazione internazionale in corso, le nostre rispettive aziende si trovino danneggiate per la carenza e i prezzi che sono andati oltre ogni logica di mercato. Servono quindi azioni condivise tra i Paesi per trovare un terreno di confronto e arginare questi fenomeni”. 

Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Nel primo semestre 2021 la quota russa dell’export del Friuli-Venezia Giulia è stata dell’1,3%, cioè 106 milioni di euro sui complessivi 8,1 miliardi, in aumento tendenziale del 13,2% rispetto al 2019 ma in calo del 4,5% rispetto al 2020 (quest’ultimo dato è quindi in controtendenza rispetto alla crescita generale del 27,7% dell’export regionale rispetto ai primi sei mesi del 2020). Meccanica strumentale e mobili sono le voci principali: nei primi sei mesi del 2021 le macchine industriali in particolare hanno contato per il 42,1% e i mobili per il 19,2%. 

La capitale russa, ovvero l’hub economico e decisionale del Paese, e le regioni interessate a collaborare con l’Italia, si trovano in un raggio tra i 2000 e i 3000 km dal Friuli-Venezia Giulia. A portata, quindi, di viaggi frequenti. Difficilmente un mercato così complesso, e così mutato rispetto solo a pochi anni fa, può essere seguito appieno da una sola persona che vi fa visita più o meno spesso, come accade solitamente nelle Pmi. 

Il Friuli-Venezia Giulia si avvale anche di una piattaforma per l’internazionalizzazione delle imprese, lo Sportello Unico Sprint, che da vent’anni ha una sede proprio a Mosca: un integratore soprattutto per le Pmi che intendono espandere la loro partecipazione al mercato russo. L’Antenna FVG dello Sportello Sprint in Russia, gestito dalla società finanziaria delle regioni del Triveneto Finest spa, è un punto di raccordo tra i vari Enti che operano per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese locali: Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Ministero dello Sviluppo Economico, ICE-Agenzia, Sace, Simest, Finest, Friulia, Polo Tecnologico di Pordenone e Camere di Commercio. “La Russia è un mercato interessante in cui si possono fare ottimi affari, anche se a causa della debolezza del rublo la marginalità si è generalmente ridotta. Ma per crescere occorre agire in un’ottica di lungo termine”, osserva il presidente di Finest Alessandro Minon. “Non si può più pensare che l’export con le vendite spot funzioni come in passato: in Russia occorre sempre più essere presenti, con almeno una struttura commerciale snella in loco con personale russo, che segua direttamente i clienti sia per lo sviluppo commerciale che per l’assistenza tecnica”.

Questo articolo fa parte della rubrica “Fare affari in Russia”, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio italo-russa e firmata dal presidente della CCIR, Vincenzo Trani. Ogni due settimane analizziamo un aspetto specifico del business bilaterale attraverso interviste, esperienze dirette, analisi e approfondimenti. La rubrica si pone come uno strumento per capire meglio l’orizzonte degli investimenti italo-russi, una bussola per orientare e ispirare quelle imprenditrici e quegli imprenditori ancora pronti a scommettere sul Paese più grande del mondo.

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