Tra difficoltà e speranze: la situazione in cifre del business italiano in Russia ai tempi del Covid

Feodora Chiosea/Getty Images
La pandemia e il lockdown hanno messo a dura prova le imprese, ma sono serviti anche da stimolo per innovare e fare i necessari passaggi verso il digitale. La Camera di Commercio Italo-Russa ha raccolto i dati di 43 società attive in vari settori

La pandemia ha modificato il comportamento dei consumatori e ha costretto i dirigenti d’azienda italiani a ridefinire le priorità per adattare i loro marchi alle condizioni di mercato in rapida evoluzione. La Camera di Commercio Italo-Russa ha condotto un’indagine tra i suoi membri per scoprire come le misure di contenimento introdotte per prevenire la diffusione della pandemia abbiano influenzato le politiche di marketing e finanziarie delle imprese. L’indagine ha coinvolto 43 società attive in vari settori. Non diffondiamo i nomi delle aziende per mantenere la privacy e proteggere le loro informazioni riservate. Gli intervistati rappresentano piccole, medie e grandi imprese operanti nei settori dell’edilizia, della sanità, dell’industria chimica, nel complesso agroindustriale, nei campi della moda, della consulenza e del turismo.

Il business italiano in Russia durante la pandemia in numeri

Tutti i responsabili delle imprese italiane intervistate che operano nel mercato russo hanno notato un impatto tangibile della situazione del coronavirus sulle attività delle aziende: il 76% dei membri della Camera di Commercio Italo-Russa ha valutato l’impatto come forte o molto forte e il 23% come medio o debole. L’83% delle imprese ha riscontrato un calo delle vendite, il 28,9% ha lamentato problemi finanziari e mancanza di liquidità, circa il 32% ha riscontrato difficoltà con le risorse umane e il 100% degli intervistati ha riscontrato una temporanea riduzione del numero di ordini.

La riduzione forzata della produzione è stato il tasto dolente per molte aziende: un quarto degli intervistati ha notato un calo dei volumi fino al 20%, circa 20 intervistati hanno indicato una diminuzione della produzione dal 20 al 60% e il 25% dei manager ha lamentato una riduzione degli ordini del 60% o più. Il calo significativo della produzione e della domanda di prodotti finiti e servizi ha influito negativamente sulla stabilità finanziaria delle imprese. Il 40% degli intervistati ha stimato il danno finanziario causato dalla pandemia in 250.000-1.000.000 di euro, il 44% delle industrie si è rivelato non più redditizio e solo il 16,8% non ha subito perdite monetarie o ha avuto perdite trascurabili. Il 16,8% delle imprese ha subito perdite finanziarie significative, di oltre 1 milione di euro.

Nonostante la complessità della situazione, ci sono società che, durante la pandemia di coronavirus, sono riuscite non solo a non veder calare il numero degli ordini, ma anche a crescere: il 21% degli intervistati ha segnalato un aumento delle vendite tra l’1 e il 20%. Ciò è stato ottenuto grazie all’introduzione del marketing digitale, all’ottimizzazione del sistema di consegna dei prodotti ai privati e all’aumento delle vendite attraverso le catene di vendita al dettaglio.

I problemi finanziari più difficili che gli imprenditori italiani hanno dovuto affrontare

Qualsiasi crisi colpisce principalmente la componente finanziaria del business. Nel periodo del coronavirus, le principali difficoltà per gli imprenditori italiani in Russia sono state ottenere un prestito, pagare i fornitori delle materie prime e pagare gli stipendi ai dipendenti. Il 68,6% degli intervistati ha ammesso di aver avuto difficoltà a ottenere prestiti bancari, il 42,9% degli intervistati non è riuscito a pagare in tempo i propri fornitori e il 22,9% delle imprese ha dovuto affrontare un ritardo forzato dei salari.

Il 20% delle imprese non è stato in grado di versare puntualmente le tasse federali e circa il 17% delle imprese ha riscontrato difficoltà nel pagamento dell’affitto e dei pagamenti doganali anticipati. Solo il 4% dei partecipanti ha indicato nel sondaggio di non aver avuto difficoltà finanziarie durante la pandemia.

Il coronavirus ha influito anche sulla struttura dei costi. Nei piani aziendali mensili, il 75,5% delle imprese italiane ha una nuova voce di spesa: l’acquisto di dispositivi di protezione individuale. Il 30,3% delle imprese ha ridotto la spesa per attività sociali (cibo, viaggi). Il 9% degli intervistati ha sostenuto costi aggiuntivi associati ai costi di trasporto per il rientro del personale dall’estero e il trasferimento dei dipendenti bloccati all’estero.

Sostegni finanziari o licenziamenti: le strategie HR in una pandemia

Al momento dell’annuncio del lockdown, tutte le aziende hanno dovuto affrontare il problema di un’efficace gestione del personale. Poiché era impossibile prevedere esattamente quanto sarebbe durato l’arresto forzato della produzione, i dirigenti aziendali hanno dovuto scegliere se ridurre il numero di dipendenti o metterli in ferie.

Il 62% degli intervistati ha trovato una via d’uscita dalla situazione facendo smaltire al personale i giorni di ferie rimanenti, il 45% delle imprese ha rifiutato l’assunzione di nuovi dipendenti e il 24% degli intervistati ha deciso di non rinnovare i contratti con il personale a tempo determinato. La maggior parte delle imprese ha fatto passare parte dei propri dipendenti al lavoro a distanza e al lavoro part-time.

Tra gli intervistati ci sono aziende che, durante la difficile situazione economica nel Paese e nel mondo, hanno sostenuto finanziariamente i propri dipendenti pagando loro giorni non lavorativi durante i tempi di fermo della produzione (21,6% degli intervistati). L’8,1% delle imprese ha adottato una strategia attendista per quanto riguarda la gestione del personale durante la pandemia e non ha adottato alcuna misura di emergenza.

Il 21,6% delle organizzazioni italiane in Russia ha deciso di tagliare temporaneamente i salari e il 10,8% dei dirigenti intervistati è stato costretto a prendere misure estreme: tagliare il personale licenziando alcuni dipendenti.

Come il coronavirus ha trasformato i prodotti e i servizi delle imprese italiane in Russia

Alla domanda se avevano avuto la necessità di modificare l’assortimento di prodotti e servizi a causa dell’emergenza, il 44,7% dei dirigenti ha risposto di sì. Le aziende che svolgono attività educative sono state costrette a sospendere temporaneamente seminari e corsi di formazione, per poi decidere di andare online, il che ha permesso di mantenere il numero di studenti e le posizioni nel mercato dell’istruzione.

Lo stesso hanno fatto le aziende la cui attività si basava sull’informatica e sul supporto software del cliente. Le aziende le cui specificità richiedono regolari incontri faccia a faccia dei dipendenti sono passate alla modalità Smart Working. Lo Smart Working consente a diverse organizzazioni di prenotare e utilizzare lo stesso ufficio in momenti diversi e questo aiuta le piccole e medie imprese a ridurre significativamente i costi di affitto durante una crisi come quella del Covid-19.

Molte aziende manifatturiere sono state costrette a tagliare o sospendere temporaneamente le loro attività commerciali a causa del forte calo degli ordini e dell’aumento delle scorte di magazzino. Tra i partecipanti al sondaggio ci sono anche aziende che hanno iniziato a ricercare nuovi segmenti di mercato e hanno iniziato a fornire servizi aggiuntivi insieme a quelli principali. Ad esempio, le aziende legate al settore sanitario hanno aumentato le vendite di dispositivi di protezione individuale fino al 40%.

Il 35,1% degli intervistati italiani è stato costretto ad annullare la fornitura di servizi e la fornitura di prodotti sul mercato russo. Di questo numero di imprenditori, solo il 12% ha ridotto le vendite dei propri prodotti in Russia di oltre l’80%.

Che aiuto si aspettano gli imprenditori italiani dal governo russo?

La Camera di Commercio Italo-Russa lavora a stretto contatto con ambasciate, ministeri e altre istituzioni italiane e russe per assistere nella cooperazione economica, commerciale, tecnica, scientifica e culturale tra Italia e Russia. Per noi è importante conoscere e capire quali sono i problemi e le difficoltà reali che le imprese italo-russe affrontano e quali imprenditori possono ottenere un aiuto da parte del governo.

Il 56,8% dei dirigenti d’impresa, membri della Camera di Commercio Italo-Russa, ha indicato di aspettarsi l’erogazione di sussidi e prestiti. Una grave carenza di fondi è segnalata dalle piccole e medie e grandi imprese industriali. Il 45,9% degli intervistati ha indicato che sarebbe lieto di veder semplificare il regime fiscale in termini di procedura di riesame, deposito della documentazione di segnalazione e regolamentazione della responsabilità. Il 13,5% chiede al governo di allungare il termine per la dichiarazione dei redditi per il personale qualificato straniero. Il 48,6% dei dirigenti chiede di revocare la restrizione all’ingresso in Russia di specialisti stranieri altamente qualificati, a condizione che rispettino le misure di quarantena. Su quest’ultimo punto il governo russo ha già fatto delle concessioni e allentato le restrizioni: ora è possibile che esperti stranieri arrivino nel Paese, se hanno un contratto di lavoro valido o un accordo per la fornitura di servizi in Russia.

Il 24,3% dei membri della Camera di Commercio Italo-Russa ha inoltre indicato che sarebbe lieto di veder prese in considerazione e adottate le seguenti misure da parte del governo russo:

– fornitura di sostegno finanziario per aiutare a pagare gli arretrati di stipendio;

– approvazione di prestiti infruttiferi per estinguere debiti verso i fornitori;

– cancellazione temporanea dell’imposta sul reddito;

– semplificazione della procedura di rimborso in detrazione dell’Nds (l’Iva russa);

– cancellazione dei canoni di locazione per i locali al dettaglio che hanno chiuso a causa della pandemia.

Da questo elenco di misure ricevute dagli imprenditori italiani, si evince che gli imprenditori si preoccupano principalmente di un responsabile adempimento dei loro obblighi nei confronti del governo russo, dei dipendenti assunti e dei partner commerciali.

Come la pandemia ha stimolato l’emergere di nuovi mercati di vendita

Durante la crisi, il 51,4% delle imprese manifatturiere italiane ha trovato nuovi canali per promuovere i propri prodotti. La lunga pandemia e il lockdown prolungato hanno costretto le aziende a pensare seriamente all’utilizzo del marketing online per trovare nuovi clienti e non perdere quelli vecchi. Il 50% degli intervistati è riuscito ad attirare ordini creando nuove pagine web e organizzando mailing list con i clienti.

Le società di servizi e di vendita hanno risposto più attivamente alla necessità di riorganizzarsi per trovare nuove modalità di ricerca dei clienti. Il 63,6% degli associati alla Camera di Commercio Italo-Russa operanti nei settori dei servizi e del commercio ha dato una risposta affermativa alla domanda se ha introdotto nuovi canali di promozione dopo lo scoppio della pandemia. Gli imprenditori hanno utilizzato lo sviluppo dei siti web aziendali per aumentare la conoscenza del marchio sul mercato e strategie di marketing su Internet.

Riassumendo quanto sopra, vediamo che le misure restrittive introdotte per arginare la diffusione del Covid-19 hanno avuto due conseguenze per lo sviluppo delle imprese aderenti alla Camera di Commercio Italo-Russa. Da un lato, le imprese si sono trovate ad affrontare una significativa diminuzione dei volumi di produzione e problemi finanziari, dall’altro, la crisi ha stimolato gli imprenditori a considerare vie non standard per uscire dalle difficoltà e ricorrere all’utilizzo dei più recenti strumenti di marketing per entrare in nuovi mercati di vendita. I dirigenti e gli esperti della Camera di Commercio Italo-Russa continueranno a sostenere le imprese italiane in Russia, fornendo un’ampia assistenza per una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa tra Italia e Russia.

Questo articolo fa parte della rubrica “Fare affari in Russia”, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio italo-russa e firmata dal presidente della CCIR, Vincenzo Trani. Ogni due settimane analizziamo un aspetto specifico del business bilaterale attraverso interviste, esperienze dirette, analisi e approfondimenti. La rubrica si pone come uno strumento per capire meglio l’orizzonte degli investimenti italo-russi, una bussola per orientare e ispirare quelle imprenditrici e quegli imprenditori ancora pronti a scommettere sul Paese più grande del mondo.

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