Idrocarburi e meccanica spingono a 24,9 miliardi di euro (2018) gli scambi commerciali tra Italia e Unione economica eurasiatica (Ueea - Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia), in risalita del 23,9% nel biennio 2017-2018 rispetto al minimo storico registrato nel 2016 (20,1 miliardi di euro). E anche nel primo semestre 2019, grazie soprattutto a un’impennata degli ordini dal Kazakistan, il trend commerciale si mantiene positivo (+7,1%, a quasi 13 miliardi di euro) con l’export italiano a +7,2% (4,6 mld di euro).
È quanto evidenziato nel Rapporto “Commercio e geopolitica della Ueea" della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo realizzato per il XII Forum Economico Eurasiatico, che si è svolto a Verona il 24 e 25 ottobre.
Il quadro che emerge, a 5 anni dalla nascita dell’Unione Eurasiatica, è di una forte complementarietà tra i campioni del made in Italy e un mercato eurasiatico da 180 milioni di abitanti, da cui proviene quasi il 25% degli approvvigionamenti minerari del Belpaese. Protagonisti della crescita nel biennio 2017-18, i macchinari meccanici (+9,9% medio annuo, a 2,6 miliardi di euro nel 2018), tessile e abbigliamento (+4,5% medio annuo, a 1,7 miliardi di euro), gli apparecchi elettrici (+46% medio annuo, a 846 milioni di euro), l’agroalimentare (+20% medio annuo, a 583 milioni di euro), i farmaceutici e altre manifatture in grado di reagire alla crisi geopolitica e di segnare significative crescite, con un valore complessivo dell’export tricolore a 9,2 miliardi di euro nel 2018 (Istat). Un trend positivo ma ancora troppo timido, se si considera che sul 2013 - anno di picco pre-sanzioni e pre-crisi petrolifera - il valore dell’interscambio è tuttavia ancora in contrazione del 31%.
“Il livello degli scambi tra Italia e Unione economica eurasiatica è in risalita ma ancora a bassi regimi in ordine alle reali potenzialità – ha detto Antonio Fallico, presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia –, con una dinamica delle importazioni dall’Italia più accentuata rispetto a quella delle esportazioni. Se allarghiamo il confronto commerciale su scala globale ci accorgiamo inoltre che il valore tendenziale degli scambi registrato nello stesso periodo tra Ueea e resto del mondo è doppio rispetto al passo tenuto con noi”.
Tra i distretti monitorati dallo studio di Intesa Sanpaolo, nel biennio 2017-2018 si segnalano quelli specializzati in meccanica (+31%), alimentari e bevande (+22%) ed elettrodomestici (+46%). Nel primo semestre di quest’anno invece, si distinguono soprattutto le performance dei distretti della meccanica, come quella strumentale di Milano e Monza (110 milioni di euro, +15,4%) o quella di Varese (20 milioni di euro, +88,4%) e alcuni specialisti dell’agroalimentare, come il caffè, le confetture e il cioccolato torinese (22 milioni di euro, +45,1%), del sistema moda (Oreficeria di Arezzo e quella di Vicenza, entrambe a +135%), delle macchine per l’imballaggio di Bologna, della meccatronica di Reggio Emilia, delle cappe di Fabriano. In difficoltà invece la Food machinery di Parma (-72,9%), le calzature di Fermo (-21,6%, a 55 milioni di euro) e gli elettrodomestici della Inox Valley di Conegliano (-21,7%, 31,3 milioni di euro).
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