Vincenzo Trani, come un italiano è diventato uno dei protagonisti della finanza russa

Vincenzo Trani

Vincenzo Trani

Evgenij Byatov/Sputnik
Tutto iniziò con una vacanza in Russia e un annuncio letto su un giornale. Oggi è il fondatore della holding Mikro Kapital, il presidente della Camera di commercio italo-russa e l’uomo che ha portato il car sharing a Mosca

Tutto è iniziato nel 2001. Avevo 25 anni e arrivai in Russia da semplice turista. Qui, leggendo il giornale in lingua inglese “The Moscow Times” vidi un’offerta di lavoro della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Cercavano specialisti che avessero fatto all’estero esperienza nell’ambito del credito alle piccole imprese, e io allora lavoravo proprio in quella sfera, in Italia, per il Monte dei Paschi di Siena. Venni poi a sapere che cercavano quella figura ormai da quattro mesi, senza riuscire a trovare nessuno. Fui preso! Fu davvero un’interessante coincidenza. A quell’epoca gli  stranieri erano molto richiesti in Russia. Fu così che iniziai a lavorare come consulente per la promozione dello sviluppo delle piccole e medie imprese, e poi come rappresentante della Bers nel consiglio di amministrazione e vicedirettore generale della KMB Bank [dal 2010 Banca Intesa, ndr] in Russia.

Ovviamente per me era tutto molto interessante. Visto che la piccola e media impresa in Italia è la componente centrale del sistema produttivo e contribuisce in modo determinante e massiccio al Pil, potevo portare le mie conoscenze per lo sviluppo dell’economia russa e avevo l’occasione di lavorare con i leader del mercato del credito alle piccole imprese. In seguito, nel 2008, mi sono messo in proprio, creando e dirigendo il fondo di investimento Mikro Kapital. 

Vincenzo Trani a Mosca, 2011

La Russia è il Paese delle opportunità, per cui venire qua fu per me una decisione davvero fortunata. Certo, la situazione allora era molto confusa. Era solo l’inizio dell’esperienza di governo di Vladimir Putin, ma poi tutto cominciò ad andare per il meglio. Quando ricordo quei tempi, con persone ostili fin dal controllo passaporti dell’aeroporto, vecchie automobili e corruzione, mi rendo conto di quanto la situazione sia profondamente cambiata negli ultimi vent’anni. 

Come ho portato il car sharing in Russia 

Quando ho deciso di lanciare il car sharing in Russia, ovviamente avevo mille timori. L’idea mi venne dopo uno dei tanti viaggi a Milano, nel corso del quale provai per la prima volta questo servizio. Dopo un attento studio del mercato locale, proposi al Dipartimento dei Trasporti di svilupparlo a Mosca. Non c’era ancora niente di simile qui, e non era chiaro se andassimo o meno nella direzione giusta. Fu così che apparve Delimobil (di cui io sono il più grande, ma non l’unico azionista). Adesso ha già molti concorrenti, ma siamo felici di essere stati i primi, e di controllare ancora oggi il 33% del mercato. Delimobil divenne in poco tempo parecchio popolare, ma capimmo di aver avuto successo quando raggiungemmo il livello di un cliente ogni dieci abitanti di Mosca. E il numero continua a crescere.

Mosca, 2008

Gli uomini d’affari russi? Gente curiosa e che ama rischiare 

Gli imprenditori russi differiscono da quelli europei in quanto studiano costantemente. In Occidente, quella di uomo d’affari è spesso un’occupazione ereditaria, in cui le persone rappresentano la seconda, terza o quarta generazione in famiglia. Pensano di sapere già tutto. Sono soddisfatti dello status quo e hanno poca propensione allo sviluppo. In Russia, gli imprenditori sono molto più aperti a nuove conoscenze. Molti hanno studiato all’estero o quantomeno conoscono le lingue. E anche i piccoli imprenditori russi hanno conoscenze di marketing, finanza e analisi di mercato. 

Trani con il politico russo Pavel Borodin in Italia, 2010

Un’altra differenza è l’atteggiamento nei confronti del rischio. Gli europei non sono pronti a rischiare il loro capitale, che è stato accumulato da generazioni, e sono più interessati a quanto puoi guadagnare a rischio zero. Dopo gli anni Novanta, gli uomini d’affari russi hanno capito: per guadagnare molto, bisogna saper correre dei rischi. Per i russi, il driver principale è massimizzare il profitto.

L’elevata redditività attira gli stranieri in Russia, nonostante le sanzioni 

Una delle particolarità del fare affari in Russia è che lo Stato ha sul business un’influenza significativa. Capisco che, storicamente, con tutta evidenza, era impossibile fare diversamente, ma, d’altra parte, ciò limita notevolmente lo sviluppo del mercato e la libertà d’impresa. La Russia sembra cercare una “via di mezzo” tra il capitalismo puro americano e l’approccio della Cina, dove il capitalismo è guidato dallo Stato.

Un grande vantaggio della Russia è che il Paese ha sempre avuto interesse ad attirare investimenti dall’estero e il governo ha sempre protetto gli investimenti esteri. Anche al tempo delle sanzioni, vediamo aziende che si stanno sviluppando bene qui. Ho esperienza di investimento in diversi Paesi e posso dire che il rapporto tra redditività e livello di rischio in Russia è uno dei migliori. L’utile sul capitale investito qui è maggiore in relazione al rapporto rischio-redditività rispetto ad altri Paesi. 

Vincenzo Trani (al centro) con l'ex premier Romano Prodi all'Expo di Milano, 2017

Le sanzioni di per sé non incidono sull’interesse degli investitori nei confronti della Russia, ma l’informazione influisce molto. Questo è un punto dolente per me, perché ogni giorno devo convincere i nostri investitori a continuare a puntare su di noi e sul nostro lavoro in Russia. Gli articoli negativi sulla Russia che appaiono sui media occidentali influenzano i sentimenti degli investitori e ciò ostacola notevolmente la collaborazione. I numeri mi aiutano a combatterli: di solito sono sufficienti tre o quattro indicatori economici per dimostrare come la Russia stia cambiando. Quando gli investitori vedono i dati sulla crescita del Pil, sui salari medi e sulle pensioni per il 1991, il 2001 e il 2019, tutto diventa immediatamente chiaro. Il resto sono solo chiacchiere.

Con i russi ci parlo sempre in russo 

Per mettere in piedi un business o anche solo lavorare in Russia, bisogna conoscere il russo. Ho iniziato la mia carriera alla Bers, vivendo a Samara (855 km a sud-est di Mosca) ed è stato proprio là che ho dovuto imparare il russo. Nessuno parlava inglese e men che meno italiano. Per questo, noi mandiamo sempre i nostri stagisti a studiare il russo da qualche parte in una filiale regionale per un paio di mesi. Imparare il russo a Mosca o a San Pietroburgo è molto più difficile.

Vincenzo Trani con i suoi genitori a Dubai, 2018

Ora parlo ancora facendo errori, ma capisco assolutamente tutto, e con i russi parlo sempre in russo. Non perché non mi piaccia parlare inglese, ma perché solo in questo modo riesco a capire davvero il carattere di una persona.

Nonostante ritenga di essermi “russificato”, credo che ciò non sia del tutto vero. Devi sempre ricordare che sei uno straniero, che qui sei ospite, e non dimenticartene mai. La missione di uno straniero è di preservare la sua “alterità” in Russia e di portare qualcosa di positivo in questo Paese, grazie alla sua visione diversa delle cose e al suo approccio agli affari.

 

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