Vinitaly Russia apre la Settimana della Cucina italiana nel segno di una maggiore educazione al vino

Reuters
Educazione e informazione: saranno queste le parole chiave per difendere le quote di mercato in un paese dove è vietato pubblicizzare i prodotti alcolici. Mantovani, direttore generale di Veronafiere: “Per crescere dobbiamo puntare sulla promozione strutturata e sulla formazione”. E l’Italia, primo fornitore della Federazione, ora scommette anche sull’export dei macchinari per l’enologia

Sulle tavole russe si brinda sempre di più con il vino italiano. Il Belpaese si conferma anche quest’anno il primo esportatore di vino nella Federazione, con una quota di mercato del 28,8% e un giro d’affari cresciuto nell’ultimo decennio del 523%, per un valore di circa 240 milioni di euro. Una posizione che l’Italia non è assolutamente disposta a cedere: lo dimostra il rinnovato impegno di Vinitaly Russia, l’evento B2B di Vinitaly International che oggi, 19 novembre, ha riunito al Lotte Hotel di Mosca 43 produttori italiani e 18 importatori russi, per un totale di 24 operatori in più rispetto all’edizione precedente. La manifestazione, la più importante al mondo dedicata a vino e distillati, organizzata da Veronafiere grazie al sostegno dell’Ambasciata italiana e all’Agenzia ICE, inaugura la Settimana della Cucina italiana con degustazioni, incontri B2B, seminari e tavole rotonde per gli esperti del settore. Domani, 20 novembre, l’evento si sposterà a San Pietroburgo.

“In passato il vino italiano nel mercato russo aveva vissuto alcuni momenti di difficoltà, ma negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento di interesse e una crescita stabile - ha dichiarato Stevie Kim, managing director di Vinitaly International -. Quest’anno il Vinitaly Russia torna infatti con un’edizione ben più ampia, segnale che il mercato russo è in forte ripresa”.
Secondo i dati diffusi da Veronafiere, nei primi 8 mesi del 2018 l’import vitivinicolo russo è aumentato a valore del 3,3% a fronte di +1% dell’export italiano verso la Federazione russa che ha visto un leggero rallentamento dei vini fermi (-2%), parzialmente compensato da un +7,5% degli spumanti. Lo scorso anno la Russia ha chiuso al 10° posto tra i top-importer mondiali, per un controvalore di 880 milioni di euro (+33% sul 2016).

Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere

Si dice fiducioso anche Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, che ha partecipato al taglio del nastro al Lotte Hotel insieme all’Ambasciatore italiano in Russia Pasquale Terracciano e al direttore dell’ufficio ICE di Mosca Pier Paolo Celeste: “Secondo le analisi del nostro Osservatorio Vinitaly-Nomisma – ha detto Mantovani –, Mosca sarà un mercato chiave anche nei prossimi 5 anni, con un tasso di crescita a valore attorno al 4,5% annuo, complice il previsto aumento del pil pro-capite e del peso dell’upper class. Grazie a 255 milioni di euro di vendite del 2017, oggi l’Italia è il principale fornitore con una quota di mercato di quasi il 29%, ma ci sono ancora ampi margini per migliorare. Per farlo servono promozione strutturata e programmi educational mirati sui nostri prodotti vitivinicoli: quello che Vinitaly fa in Russia dal 2004”.

Ed è proprio “educazione” una delle parole chiave di questa edizione: solo attraverso un percorso di educazione e informazione, infatti, sarà possibile avvicinare ulteriormente il consumatore russo alle etichette italiane, riuscendo al contempo ad aggirare i divieti sulla promozione degli alcolici (secondo l’articolo 21 della legge federale “Sulla pubblicità” N.39-ФЗ in Russia è vietato promuovere e pubblicizzare bevande alcoliche). Un tema affrontato anche durante la tavola rotonda di apertura dedicata all’educazione al vino in Russia. “Qui non è possibile fare pubblicità agli alcolici, per questo bisogna puntare sull’informazione e sviluppare maggiormente la cultura del vino”, ha detto Vasily Raskov, giornalista e insegnante presso la scuola di vino Wine Q. Secondo Yuri Yudich di AlcolExpert, per aggirare questi divieti è importante capire la differenza tra pubblicità e informazione, collaborare con le scuole del settore, organizzare concorsi e sfruttare gli strumenti globali messi a disposizione dai social network.

Pier Paolo Celeste, direttore dell’ICE di Mosca

Per quanto riguarda la produzione locale di vino, fortemente incentivata dal governo russo, le cantine italiane secondo Yudich possono dormire sonni tranquilli: “Ci vorranno almeno 20 anni prima che la produzione russa riesca ad avvicinarsi a quella italiana”, ha spiegato. Ma i cambiamenti si intravedono e l’Italia, sempre attenta agli equilibri variabili dei mercati, sta già muovendo i primi passi: prossimamente l’ICE porterà a Novorossisk, nel territorio di Krasnodar, una delegazione di 15 aziende italiane produttrici di macchinari per l’enologia. “Si tratta di aziende provenienti da tutta Italia, soprattutto dal nord, specializzate in macchinari per l’imbottigliamento, la pigiatura, i tappi e altro ancora - ha detto Pier Paolo Celeste, direttore dell’ICE di Mosca -. Siamo bravi nella produzione di macchinari e puntiamo a dominare anche questo settore”.

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