Cambia la normativa, vini di importazione a rischio

Le nuove misure adottate dal governo potrebbero seriamente colpire le società importatrici di vino.

Le nuove misure adottate dal governo potrebbero seriamente colpire le società importatrici di vino.

: Egor Aleev/TASS
I nuovi provvedimenti emanati dal Ministero delle Finanze rischiano di pesare fortemente sulle società importatrici. E potrebbero privare la Russia dell’80% dei vini stranieri

Il Ministero delle Finanze russo ha firmato l’11 maggio un decreto che abolisce le agevolazioni sulle accise ridotte per i vini d’importazione. È quanto riferisce il giornale economico Kommersant, commentando che l’80% dei vini d’importazione potrebbe sparire dagli scaffali dei negozi russi.

Il Ministero delle Finanze intende mantenere le agevolazioni sulle accise ridotte solo per i vini russi, mentre attualmente vengono estese anche ai vini d’importazione a marchio Igp (indicazione geografica protetta) e Dop (indicazione di origine controllata).

Ai fornitori di vini d’importazione potrebbe essere applicata un'accisa “aggiuntiva” per tutto il periodo in cui hanno usufruito della riduzione dell’aliquota. Gli effetti, in termini di costi, di tale decisone, si aggireranno, secondo le stime degli esperti, sui 20-24 milioni di euro. Altri 16 milioni di euro circa si aggiungeranno per l’aumento dell’aliquota. Queste misure potrebbero seriamente colpire le società importatrici di vino.   

Le accise, o accise agevolate, sono state introdotte il 1° gennaio 2016. Ammontano all’incirca a 8 centesimi di euro al litro (secondo l’attuale corso del rublo) per i vini “protetti” e a 14 per quelli non protetti. Per gli spumanti protetti si attestano sui 21 centesimi di euro e per quelli non protetti sui 42. In Russia il marchio Zgu sta ad indicare che il vino è prodotto da uve coltivate in una regione specifica, per esempio, il Kuban. Mentre il marchio Znmp indica il luogo concreto di provenienza o anche il tipo di vitigno.

Effetti esagerati

“Il discorso riguarda quelle società, anche a partnership straniera, che hanno la licenza per importare i vini in Russia. Ma per la maggioranza si tratta comunque di imprese russe che forniscono vino d’importazione ai negozi e ai ristoranti con cucina europea”, rileva nell’intervista a Rbth Vadim Drobiz, direttore del Centro di studi sui mercati federali e regionali degli alcolici, Tsifrra.

A suo avviso, una parte delle società, soprattutto se le accise verranno applicate su un anno e mezzo, uscirà dal mercato, ma a essere colpito sarà complessivamente solo il 10% degli attori del mercato. Secondo l’opinione di Drobiz, i produttori stranieri, già attivi sul mercato russo, continueranno a essere presenti.

A detta di altri esperti, invece il numero di importatori che risulterebbe colpito sarebbe anche superiore. “Se le accise non applicate verranno suddivise tra 20-30 importatori principali, l’ammontare della quota per ognuno diventerà ragguardevole”, sostiene Leonid Popovich, presidente dell’Associazione russa viticoltori e produttori vinicoli. Secondo le sue stime, le perdite per le società potrebbero andare da 600mila a 1 milione e mezzo di euro, il che provocherebbe una bancarotta e una redistribuzione nel mercato.

Tuttavia, il dibattito sui conteggi e sulle applicazioni delle accise è tuttora aperto. A breve, secondo Vadim Drobiz, dovrebbe tenersi un incontro degli importatori di vino con il Servizio federale della dogana, in cui si discuterà del ricarico delle accise. Gli esperti prevedono che l’esito di questi colloqui sarà di “cinquanta a cinquanta”.

Le ragioni del provvedimento

Secondo Leonid Popovich, le accise sarebbero state inizialmente introdotte per promuovere i produttori di vini a marchio Zgu e Znmp. Tuttavia, per un anno e mezzo a usufruirne sono stati anche gli importatori. “Si è registrata un’impennata nell’import di vini e nei primi sei mesi di quest’anno le importazioni sono aumentate del 15-20 per cento”, spiega l’esperto.

Vadim Drobiz, a sua volta, ricorda che alla fine del 2014 il corso della divisa nazionale russa su dollaro ed euro si era dimezzato. L’esito nel 2015 era stato che la quota delle importazioni si era ridotta del 40%. “Ma durante ogni crisi economica il settore dei consumi registra una curva d’oscillazione di un anno e mezzo o due. Ed è accaduto anche in questo caso. Le donne russe, le maggiori consumatrici di vini d’importazione, sono state di nuovo attratte dall’idea romantica ed esotica di questo tipo di consumi”, afferma Vadim Drobiz. Dalla seconda metà del 2016 la domanda ha iniziato a crescere parallelamente all’import. “Il Ministero delle Finanze russo ha deciso di approfittarne, aumentando le tasse” sintetizza l’esperto.

Quanto alle conseguenze per iconsumatori, gli esperti sono concordi nell’affermare che il prezzo di una bottiglia di vino acquistata nei negozi subirà un rincaro di 30-40 centesimi di euro. E chi può permettersi di comprare una bottiglia da 7-10 euro - dall’aumento delle accise viene colpita la produzione proprio di questa fascia di prezzo -  è difficile che rinunci all’acquisto per un aumento dell’ordine di poche decine di centesimi.

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