Le banche impugnano le sanzioni in tribunale

Le banche dovranno dimostrare di non poter essere ritenute responsabili per le azioni dello stato (Foto: Reuters)

Le banche dovranno dimostrare di non poter essere ritenute responsabili per le azioni dello stato (Foto: Reuters)

Tre grandi istituti bancari russi statali, Sberbank, VTB e Vnesheconombank, hanno reso noto di aver presentato un esposto al tribunale dell’Unione europea per impugnare le sanzioni che l’Ue ha imposto loro alla fine di luglio

È partito tutto da Sberbank. È stata questa banca infatti ad aver annunciato per prima di aver intentato causa affinché siano cancellate le sanzioni dell’Ue contro di essa. La comunicazione è stata fatta venerdì mattina. “Dal momento che il caso dovrà essere discusso da un tribunale dell’Ue e in linea con il consueto iter per questo tipo di cause, la banca non rilascerà commenti sulla propria denuncia fino a quando la corte non si sarà espressa in proposito”, si legge in una dichiarazione rilasciata dalla Sberbank. Più tardi, dichiarazioni simili sono state rese note anche da VTB e VEB.

Nessuna delle banche in questione ha rivelato il nome di chi le rappresenterà in tribunale. In questo modo, tre delle cinque banche statali russe colpite dalle sanzioni imposte alla fine del luglio scorso hanno seguito l’esempio di Rosneft. Il colosso petrolifero russo aveva inoltrato la propria denuncia alla Corte europea due settimane prima.

 
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Rosselkhozbank e Gazprombank si sono rifiutate di chiarire se anche loro cercheranno di ottenere da un tribunale che siano rimosse le sanzioni contro di loro.

“Esistono regole precise per contestare e impugnare le sanzioni dell’Ue e, tra altre cose, è prevista una scadenza per poter presentare denunce come queste. Il 24 ottobre era l’ultimo giorno utile per farlo”, dice una fonte di Kommersant vicina a uno degli istituti bancari che ha presentato denuncia. “Le sanzioni contro la Russia sono state introdotte per decisione del Consiglio dell’Unione europea ed esse, come altre decisioni di quell’istituzione, possono essere contestate in tribunale”, ha fatto sapere una fonte presso il quotidiano. “Negli Stati Uniti, le sanzioni sono state introdotte per decisione presidenziale e in pratica non vi è modo alcuno per contestarle”. L’Unione europea ha introdotto le sanzioni contro le quattro banche russe e la VEB, che è in effetti un ente di sviluppo, il 31 luglio scorso per “le azioni russe che destabilizzano la situazione in Ucraina”. Agli istituti finanziari russi è stato proibito di percepire finanziamenti (sotto ogni forma) nel mercato europeo per un periodo di almeno 90 giorni e poi, nell’ambito di sanzioni più rigide, per altri 30 giorni. Le sanzioni sono state introdotte per un periodo di un anno, con la possibilità di procedere a una loro revisione entro tre mesi. Venerdì scorso l’Ue avrebbe potuto riprendere in considerazione la propria decisione, ma ha lasciato la situazione immutata.

Le possibilità di vittoria non sono uguali

La situazione in cui si sono ritrovate le banche russe ha una peculiarità: il fatto è che la formula delle sanzioni non addebita alcuna colpa direttamente alle banche. La decisione dell’Ue del 31 luglio afferma che le sanzioni sarebbero state applicate “ai più importanti istituti di credito che hanno l’esplicito mandato di promuovere la competitività dell’economia russa, la diversificazione e la promozione dei suoi investimenti, con sede in Russia e la cui proprietà o il cui controllo sia per oltre il 50 per cento pubblico a partire dall’agosto 2014”. Di conseguenza l’Ue non stigmatizza direttamente le banche russe per l’operato del governo russo in relazione all’Ucraina, ma considera loro colpa indiretta il fatto di avere l’opportunità di sostenere quelle azioni. Gli esperti legali sottolineano che, in tali circostanze, le banche statali russe dovranno prima di ogni altra cosa dimostrare di non aver niente a che fare con gli avvenimenti in Ucraina.

“Malgrado il fatto che tutte le tre banche in un modo o in un altro sono controllate dallo stato, esse non sono responsabili delle decisioni prese dal loro proprietario principale, ovvero lo stato russo”: così dice Yuri Nikolayev, presidente dello studio legale Nikolayev and Partners di Mosca. “Per questo motivo si dovrebbe sottolineare che si tratta di istituti commerciali indipendenti e dimostrare che non hanno finanziato alcun intervento militare in Ucraina e non hanno appalti o contratti per farlo in futuro”. Se la corte si lascerà guidare dal rispetto della legalità e non si lascerà influenzare dalla politica, esiste a suo dire la possibilità che le sanzioni siano rimosse. In ogni caso, anche se la Corte europea si dovesse schierare dalla parte delle banche russe, non ci si dovrebbe attendere una decisione in tempi molto brevi. Secondo Ushkalov e Vladimir Pleshakov, soci dirigenti di Partners Pleshakov, udienze come questa possono durare nella migliore delle ipotesi anche sei mesi. “Se si confrontano le possibilità di Sberbank, VTB e VEB di vincere la causa, Sberbank ha un vantaggio aggiuntivo costituito dal fatto che a differenza di VTB e VEB non è di proprietà statale diretta, dato che il suo azionista di controllo è la Banca di Russia, che è ancora più lontana dalla possibilità di influire sulle decisioni politiche” ha detto Pleshakov. “Io penso che questo sarà un punto forte a favore di Sberbank. Le altre banche invece sono proprietà diretta dello stato tramite l’Agenzia di proprietà federale”.

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