Nella Russia di epoca zarista, gli ortodossi non potevano immaginare la loro vita senza icone. Le immagini di Cristo Pantocratore, della Madre di Dio col Bambino e di San Nicola Taumaturgo si trovavano praticamente in ogni casa. I nobili avevano in casa un “kiot” (un’apposita “bacheca per icone”, a forma di mensola o di armadietto vetrato), dove si tenevano le icone con preziose cornici (in russo: “oklád” o “riza”). Con oro e pietre preziose si decoravano le immagini che si veneravano in casa, ma anche le icone da viaggio, nonché le corone nuziali e persino le sorprese contenute dentro le uova di Pasqua.
La decorazione delle icone con oro e pietre preziose, praticata già ai tempi dell’Impero bizantino, stava a indicare la massima venerazione delle sacre immagini. In Russia, questa arte nacque nel XVI secolo e raggiunse la sua massima espressione alla fine dell’Ottocento.
Per le cornici delle icone si usavano oro, argento, pietre preziose e smalto, nonché le più sofisticate tecniche di cesellatura. I migliori gioiellieri e orafi, che lavoravano per la corte imperiale, gareggiavano tra di loro per dimostrare il loro talento, seguendo con attenzione l’evoluzione della moda e delle correnti artistiche e privilegiando, in particolare, l’Art Nouveau (liberty) e lo “stile russo”.
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Una delle tecniche più usate per la realizzazione delle cornici di icone era lo smalto. La ricchezza dei colori, che lo smalto donava all’immagine, era particolarmente apprezzata dagli acquirenti dell’epoca.
Questo “Cristo Pantocratore” fu realizzato nel laboratorio di icone dei mercanti moscoviti Shelaputin. Questa famiglia di Vecchi credenti forniva le icone non solo a imprenditori di prima grandezza come Morozov e Rjabushinskij (anche loro seguaci della vecchia fede), ma anche alla chiesa dell’Intercessione del cimitero Rogozhskoe, il più importante luogo sacro dei credenti di vecchio rito.
In questo caso, per creare un disegno floreale fu usata la tecnica di smalto cloisonné (chiamato anche “lustro di Bisanzio”). La varietà cromatica fu volutamente limitata dal gioielliere: i colori predominanti sono l’oro, il blu e il bianco, quest’ultimo, armonizzato con il colore della veste di Cristo decorata con perle.
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Per quel che riguarda le cornici per la decorazione delle icone, il vero “trend setter” era, all’epoca, Pavel Ovchinnikov, titolare di una fabbrica di gioielleria e oreficeria. Le sue cornici erano particolarmente richieste dalla corte imperiale. Dopo aver visitato una sua mostra a Mosca, l’imperatore Alessandro II conferì ad Ovchinnikov il titolo di fornitore ufficiale di Sua Maestà.
Su molte icone con cornici della fabbrica di Ovchinnikov si possono vedere disegni floreali e smalti colorati. Col tempo, il gioielliere cominciò a dar la preferenza allo “stile russo”, e nelle sue cornici è chiaramente visibile l’influenza dell’Art Nouveau.
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I prodotti della fabbrica di Ovchinnikov andavano a ruba, la domanda era enorme e non sempre i suoi artigiani riuscivano a farcela, pertanto talvolta il gioielliere dava in appalto le ordinazioni ad altri laboratori. In particolare, alcune cornici e icone, compreso questo skladen (polittico pieghevole), furono realizzate per Ovchinnikov da Antip Kuzmichev che era bravissimo sia con le tecniche dello smalto, sia con quelle di cesellatura e incisione su metallo. A proposito, i lavori di Kuzmichev erano altamente apprezzati in Occidente, tanto che la Tiffany, famosa azienda americana, ebbe con lui un rapporto di collaborazione.
Carl Fabergé è famoso soprattutto per le sue uova di Pasqua che per molti anni ha creato per la famiglia imperiale. Tuttavia, per i membri della dinastia regnante russa la Casa Fabergé realizzò anche una grande varietà di altri oggetti: da coppe e vasi a posacenere e preziose cornici per le icone.
Per esempio, questa icona pieghevole, alta 30 cm, fu creata dagli orafi di Fabergé per il matrimonio di Nicola II e Aleksandra Fjodorovna. Nel polittico è raffigurata la Madonna col Bambino con sopra l’immagine di Cristo Salvatore Acheropita; sulle antine sono disegnati i protettori celesti della coppia imperiale: San Nicola e Alessandra da Roma. Sull’esterno delle ante ci sono la scena dell’Annunciazione e le immagini dei quattro evangelisti.
Nell’anno dell’incoronazione di Nicola II, i vecchi credenti della comunità Rogozhskaja di Mosca donarono al nuovo zar questa icona di San Nicola, protettore celeste dell’imperatore e uno dei santi più venerati in Russia.
Nella cornice di questa icona è visibile l’influenza dell’antica icona, creata alla metà del XVI secolo per la nascita del figlio di Ivan il Terribile, disegnata a grandezza naturale del bambino (per questo si diceva “mernaja”, dal russo “mera”, cioè, “misura”). La riscoperta dell’antichità e lo “stile russo” furono tipici degli artigiani di vecchia fede.
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I fratelli Galkin, che gestivano un laboratorio a Mosca, erano famosi per i loro lavori di cesellatura e incisione. La fabbrica produceva in massa icone e articoli religiosi per uso domestico, ma per clienti privati realizzava anche le cornici per icone.
Ai margini dell’icona è nettamente visibile una vite d’uva, realizzata con la tecnica della cesellatura. Le piastrine triangolari, che coprono gli angoli, sono in smalto. L’elemento centrale dell’opera, e il suo elemento decorativo più importante, è il nimbo attorno alla testa del santo. Per creare lo sfondo di linee ondulate fu usata un’apposita macchina da stampa con matrice, sulla quale era inciso il disegno. Alla fine dell’Ottocento le stampe di questo tipo erano molto di moda e spesso costavano più degli oggetti cesellati a mano.
Fjodor Ruckert, tedesco naturalizzato russo, aveva un piccolo laboratorio, dove creava soprattutto vari oggetti decorativi, ispirati dai motivi russi, ma spesso lavorava anche per altri gioiellieri, compreso Fabergé, creando decorazioni per piccole icone.
Tutta la cornice dell’icona in questione è smaltata (cosa alquanto inusuale) e persino il disegno, praticamene per intero, fu realizzato con la tecnica del cloisonné: i contorni delle figure, le pieghe delle vesti dei santi, il paesaggio e persino i più piccoli elementi dello sfondo sono formati da sottili fili metallici.
L’argentiere di provincia Dmitrij Smirnov ricevette una medaglia alla mostra nazionale degli oggetti religiosi. Grazie al suo talento, divenne famoso e aprì un suo laboratorio a Mosca. Pur subendo una forte concorrenza da parte di altri produttori, Smirnov creava cornici finissime in stile Art Nouveau. L’icona che vedete ha margini larghi con volute floreali e la parte centrale cesellata è decorata con moltissime pietre preziose.
Questo polittico pieghevole, alto mezzo metro, fu donato a Ivannicius, metropolita di Kiev e Galizia, in occasione dei cinquant’anni del suo servizio ecclesiastico. Le immagini della Madre di Dio e dei Santi sono realizzate con le tecniche di smalto, cesellatura e incisione. Quello però che maggiormente attira l’attenzione è certamente la cornice in legno in stile russo. Questa insolita icona fu creata nella fabbrica di Dmitrij Smirnov, ma reca anche il marchio di Igor Farabrov.
Orest Kurljukov, fornitore della corte imperiale, fu uno dei più grandi argentieri della Russia. Creava cornici tecnicamente difficili, con moltissimi elementi, usando le tecniche più varie. Ogni tanto però sotto le sue mani nascevano delle opere meno elaborate, come, appunto, questo “Arcangelo Michele”. Pur senza abbondanza di elementi decorativi, la cornice di questa icona è altamente artistica. Le piume delle ali dell’Arcangelo sono cesellate; sopra la tunica dorata l’Arcangelo ha una cotta di maglia ad anelli; il suo mantello, realizzato con lamina rossa, è decorato con perle.
La mostra “Красота святости и святость красоты”; “La bellezza della Santità e la Santità della bellezza. Icone russe con oklad [cornici] preziosi dalle collezioni della famiglia Karisalov e del Museo Fabergé” è visitabile fino alla fine del 2023 presso il Museo Fabergé di San Pietroburgo. Per più info.
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