Cinque poesie di Aleksandr Blok che dovreste conoscere

Russia Beyond (Foto: Dominio pubblico)
All’inizio del XX secolo Blok era considerato uno dei più importanti poeti non solo di Pietroburgo, ma di tutta la Russia. Perché le sue poesie incantavano i contemporanei e continuano ad affascinare ancora oggi?

1 / “Ho un presagio di te. Gli anni corron via”

Poeta lirico e romantico, Aleksandr Blok (1880-1921) scrisse tra il 1901 e il 1902 un intero ciclo di poesie intitolato “Versi sulla Bellissima Dama” (“Стихи о прекрасной даме”). In quel periodo, il poeta era fortemente influenzato dalle idee del filosofo e poeta russo Vladimir Solovjov (1853-1900), e dalla sua dottrina dell’Eterno Femminino, per cui anche la blokiana Bellissima Dama non è semplicemente una donna, ma un’entità cosmica e metafisica. È un ideale impossibile.

Una delle poesie centrali del ciclo, “Ho un presagio di te. Gli anni corron via” (“Предчувствую Тебя. Года проходят мимо”) fu scritta da Blok nel 1901. All’epoca aveva soltanto 21 anni, ma già filosofava sul fatto che col passar degli anni non aveva ancora incontrato la donna della sua vita. Pur “tormentato e innamorato”, per citare Solovjov, la stava soltanto presagendo. Il presagio si avverò. Nel 1903 il poeta sposò Ljubov Mendeleeva, figlia del famoso chimico Dmitrij Mendeleev, che abitava in una tenuta vicina e che Blok conosceva sin dall’infanzia. Ecco due versi della poesia:

“Ho un presagio di te. Gli anni corron via.
Ha un solo aspetto il mio presagio di te”
Предчувствую Тебя. Года проходят мимо -
Всё в облике одном предчувствую Тебя

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2 / “Notte, strada, fanale, farmacia”

Breve poesia del 1912 che possiamo citare per intero. In Russia molte persone la conoscono a memoria. Qui nella storica traduzione in italiano di Angelo Maria Ripellino (1923-1978)

Notte, strada, fanale, farmacia,
una luce assurda ed appannata.
Pur se ancora vivrai venticinque anni -
sarà sempre così. Non c’è rimedio.

Tu morirai – comincerai di nuovo,
e tutto riaccadrà come una volta:
gelido incresparsi del canale,
notte, farmacia, strada, canale. 

Ночь, улица, фонарь, аптека,

Бессмысленный и тусклый свет.

Живи еще хоть четверть века —

Всё будет так. Исхода нет.

Умрёшь — начнёшь опять сначала

И повторится всё, как встарь:

Ночь, ледяная рябь канала,

Аптека, улица, фонарь.      

Da vero poeta russo, Blok non poteva non far riflessioni sul senso della vita. Nelle sue poesie parla della fugacità della vita, ma anche del cerchio vitale, dal quale non c’è uscita, pertanto l’uomo e la sua anima ripetono all’infinito sempre lo stesso giro dalla nascita alla morte, e persino togliendosi volontariamente la vita, l’uomo non può uscire da questo eterno cerchio. 

3 / “Russia”

In Russia, praticamente tutti i ragazzi di scuola prima o poi scrivono il tema “La Patria nelle poesie di Blok”. Infatti, moltissimi suoi versi sono dedicati alla Russia. Per Blok, la Russia non è semplicemente il Paese di residenza, bensì un organismo vivente con il quale esiste un legame indissolubile. 

Nel 1908 Blok scrive la poesia “Russia”, nella quale paragona la Rus’ a una donna di eterna bellezza, la quale però cede la sua bellezza a un mago. Tuttavia, l’inganno di cui diventa vittima, non potrà esserle fatale. Eccone due strofe, sempre nella traduzione di Angelo Maria Ripellino, e poi nell’originale:

“Che egli ti adeschi e ti inganni, —
non ti perderai, non perirai,
e solo l’apprensione annebbierà
le tue bellissime fattezze…

Ebbene? Per un affanno di più,
per una lacrima il fiume è più fragoroso,
ma tu sei sempre la stessa: foreste e campi,
e fazzoletto a rabeschi fin sopra le ciglia…”

“Пускай заманит и обманет, —
Не пропадешь, не сгинешь ты,
И лишь забота затуманит
Твои прекрасные черты…

Ну что ж? Одной заботой боле —
Одной слезой река шумней
А ты все та же — лес, да поле,
Да плат узорный до бровей…”

4 / “Gli Sciti”

“Voi siete milioni. Noi nugoli, e nugoli e nugoli.
Provatevi a combattere con noi!
Sì, gli Sciti noi siamo! Noi siamo gli Asiatici
dagli occhi guerci e cùpidi!

Per voi i secoli, per noi una sola ora.

Noi, come servi obbedienti,

facemmo da scudo fra due razze ostili –

i Mongoli e l’Europa!”

“Мильоны — вас. Нас — тьмы, и тьмы, и тьмы.
Попробуйте, сразитесь с нами!
Да, скифы — мы! Да, азиаты — мы,
С раскосыми и жадными очами!

Для вас — века, для нас — единый час.
Мы, как послушные холопы,
Держали щит меж двух враждебных рас
Монголов и Европы!”

Blok scrisse questa poesia in gennaio del 1918, quando seppe che erano state riprese le trattative di pace per uscire dalla Prima guerra mondiale. In Russia, inoltre, in quel periodo infuriava già la Guerra civile, con l’intervento delle potenze occidentali nel conflitto in funzione anti bolscevica. 

L’inizio della poesia può sembrare un po’ bellicoso, come se i russi fossero un’orda orientale, in grado di spazzare via tutto quanto incontra sulla sua strada. Tuttavia, Blok vede la Russia come uno scudo che protegge l’Europa e come una nazione che nella sua cultura ha integrato tutte le ricchezze culturali dell’Oriente e dall’Occidente. 

Quindi, esorta alla pace: 

“Venite a noi! Dagli orrori della guerra
venite agli abbracci pacifici!
Finché non è tardi — la spada nel fodero,
compagni! Diventeremo fratelli!”

“Придите к нам! От ужасов войны
Придите в мирные объятья!
Пока не поздно — старый меч в ножны,
Товарищи! Мы станем — братья!”

“Gli Sciti” di Blok diventò subito famosa e veniva citata a ogni occasione. Tuttavia il poeta ne era rammaricato, in quanto credeva che la poesia dovesse essere al di sopra di ogni manifesto politico.

5 / “I Dodici”

All’inizio Blok fu entusiasmato dalla rivoluzione del 1917, pensando che avrebbe portato al rinnovamento spirituale della società per costruire una vita nuova.

Nel suo poema “I Dodici” (1918), la rivoluzione è una specie di apocalisse, dalla quale emerge il nuovo mondo. Pietrogrado, come si chiamava San Pietroburgo dal 1914 al 1924, è semidistrutta, imperversano sfacelo, freddo, fame, rapine e sparatorie. Eppure Blok saluta e giustifica il crollo del vecchio mondo e l’avvento della nuova era.

I protagonisti del poema – dodici soldati dell’Armata Rossa; dodici “apostoli” della nuova fede – con estrema facilità sacrificano le vite umane ai nuovi ideali. Ecco alcuni versi nella traduzione di Paolo Statuti (1936-).

“Spariamo sulla Russia Santa —
La Russia-icona,
Delle isbe,
Culona!”  

“Пальнём-ка пулей в Святую Русь —

В кондовую,
В избяную,
В толстозадую!”

I dodici “apostoli” del nuovo mondo sono guidati da Gesù Cristo:

“Tra mille perle di neve,
Il capo ornato di cisto
Chi li guida?
Gesù Cristo” 

“Нежной поступью надвьюжной,
Снежной россыпью жемчужной,
В белом венчике из роз —
Впереди — Исус Христос”

Questa immagine potrebbe essere interpretata in un duplice modo: Cristo, o benedice la Rivoluzione e si mette alla sua guida, o i soldati dell’Armata Rossa lo cacciano via, distruggendo la fede.

Nel 1920-21 Blok si disillude della Rivoluzione, smette di scrivere poesie e muore, stroncato dalla fame.

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