Perché il gruppo russo degli anni Novanta “Korol i Shut” è tornato in testa a tutte le classifiche?

I due leader del gruppo “Korol i Shut”, fondato a Leningrado nel 1988. A sinistra, Mikhail Gorshenjov (1973-2013), detto “Gorshók” (“Vaso”); a destra Andrej Knjazev (1973-), detto “Knjaz” (“Il principe”)

I due leader del gruppo “Korol i Shut”, fondato a Leningrado nel 1988. A sinistra, Mikhail Gorshenjov (1973-2013), detto “Gorshók” (“Vaso”); a destra Andrej Knjazev (1973-), detto “Knjaz” (“Il principe”)

Maksim Shemetov/TASS
Il sottogenere “horror punk” nacque negli Usa alla fine degli anni Settanta. Tuttavia è in Russia che, circa vent’anni dopo, raggiunse l’apice della sua popolarità di massa, per merito di un solo gruppo. Oggi, grazie a TikTok e a una serie tv, la musica della band è di nuovo di gran moda

Alla metà degli anni Novanta le canzoni “Lesnik” (“Il guardaboschi”, che parla di lupi che attaccano gli uomini) e “Kukla kolduna” (“La bambola dello stregone”, storia di una ragazza che diventa vittima di magia nera) si sentivano letteralmente ovunque. Tuttavia, la gloria è passeggera; cambiano i gusti e le generazioni, va di moda un altro tipo di musica. Eppure, all’improvviso, le vecchie canzoni dei “Korol i Shut” (ossia: “Il re e il buffone”) sono tornate in classifica, mentre la serie tv biografica dedicata al gruppo sta battendo ogni record di visualizzazioni. Come mai? Spoiler: grazie a TikTok!

I musicanti di Brema in chiave punk

Fan in visibilio durante un concerto della rock-band “Korol i Shut” allo “Zeljonyj Teatr” (“Teatro Verde”) al Parco VDNKh di Mosca

Nei primi anni Novanta, diverse città del Paese si disputavano il titolo di capitale del punk russo. I concorrenti di sempre, Mosca e Pietroburgo, spesso non riuscivano a resistere al Lo-Fi che, come un torrente incontenibile, fluiva dalla Siberia. Si suonava musica di tutti gli stili, da ska punk a noise music. Tuttavia, anche in questo contesto così variopinto, il gruppo “Korol i Shut” di San Pietroburgo era una mosca bianca: niente critiche sociali, niente lessico osceno. Nel loro caso, l’anarchismo, il punk e i tradizionali “chiodi” (giubbotti di pelle) convivevano con fiabe e fantasy, creando un’atmosfera molto poetica. E un’altra cosa, inaudita nel mondo punk: lunghi assolo di violino!

Il leader del gruppo “Korol i Shut” Mikhail Gorshenjov (detto Gorshok) si esibisce al festival rock russo “Chartova Djuzhina”.

Entrambi i solisti del gruppo, Andrej Knjazev (detto “Knjaz”; “Il principe”) e Mikhail Gorshenjov (detto “Gorshok”, “Vaso”), quando gli si chiedeva qual era il primo disco di musica rock che avevano ascoltato, rispondevano che era stato il musical sovietico “I musicanti di Brema”, uscito su LP (1969). Da allora i ragazzi erano cresciuti, ma non erano diventati mai adulti. In sostanza, continuavano a sviluppare temi già affrontati nei “Musicanti di Brema”. Se i Misfits, gruppo capostipite dell’horror punk americano, si ispiravano ai filmacci horror e ai libri di fantascienza, i “Korol i Shut” traevano ispirazione dal mondo del folclore europeo, popolato da maghi, streghe, vampiri, anche se, ogni tanto, nelle loro canzoni comparivano anche il vodjanoj (spiritelli dell’acqua slavi), Dagon di Lovecraft e persino dei corsari (ovvio segno di influenza di “Pirati dei Caraibi”).

Andreja Knjazev (detto Knjaz, “il Principe”) con i fan del gruppo “Korol i shut”

I due leader si completavano a vicenda. Andrej Knjazev (1973-) ha scritto la maggioranza dei testi, Mikhail Gorshenjov (1973-2013) la musica. Spesso cantavano in due, entrambi avevano voci baritonali: quella di “Knjaz” era più alta, quella di “Gorshok” più bassa. Gorshenjov conquistava il pubblico non solo con il timbro della voce, ma anche con l’energia, folle, che emanava. Ogni sua canzone era uno spettacolo che rimandava alla figura del buffone medievale: capelli alla mohawk, e sorriso della bocca sdentata (gli mancavano quattro denti, perché, da ragazzo, aveva fatto una scommessa che sarebbe riuscito a restare appeso alla sbarra senza usare le mani, solo con la forza dei denti).

Il successo

In pochi anni, i “Korol i Shut” non solo divennero i re del punk russo, ma anche uno dei gruppi rock più seguiti in assoluto nel paese. Cantavano negli stadi, erano headliners di vari festival, partecipavano ai concerti di gruppi come The Stranglers e The Exploited, e ricevettero persino una nomination dell’MTV Russia. Nel 2000 la loro canzone “Prygnu so skaly” (“Mi butto dalla rupe”) per 6 mesi guidò la classifica di “Nashe Radio”, la principale emittente rock della Russia. Nella Top 500 del rock russo (secondo la versione della stessa emittente) il brano si è classificato al 19° posto, mentre al primo c’erano sempre loro con “Lesnik” (“Il guardaboschi”). 

I “Korol i shut” durante un’esibizione al club “Arena” di Mosca

In altre parole, all’inizio degli anni Duemila, in Russia, era praticamente impossibile non conoscere i “Korol i Shut”, o non aver sentito almeno una delle loro canzoni. Erano ormai un “gruppo del popolo”. Tuttavia, man mano che cresceva la popolarità, peggiorava la loro reputazione. Molti li vedevano come il gruppo dei “gopnik”; i ragazzacci dei ceti bassi che venivano ai concerti per urlare a squarciagola, ubriacarsi e fare a pugni. I critici li disprezzavano, e spesso anche gli amanti del rock si vergognavano di ammettere di essere fan del gruppo.

Fan dei “Korol i shut” al Festival musicale “Nashestvie” 2012

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Anche tra i musicisti non c’era armonia. Gorshok cercava di uscire dai limiti del massimalismo punk, voleva una musica più heavy, tipo quella di The Expoited. In più circostanze ha confessato di odiare lo stile folk rock delle canzoni “Mi butto dalla rupe” e “La bambola dello stregone” (scritte e cantate da Knjaz da solo, senza di lui), sebbene fossero stati appunto questi brani a procurare al gruppo la fama nazionale. Il format della canzone-fiaba gli sembrava troppo stretto, voleva una cosa più grande. Ispirato da “Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street” del regista Tim Burton, decise di creare un musical dedicato al serial killer e diabolico barbiere. Knjazev si rifiutò di seguirlo in questo progetto e nel 2011 se ne andò, creando un proprio gruppo; gli KnjaZz. 

“TODD”, il musical rock composto da Mikhail Gorshenjov, ispirandosi al film “Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street” di Tim Burton. Questa avventura artistica portò alla rottura del gruppo “Korol i Shut”

Gorshenjov scrisse il suo horror musical “Todd”, nel quale interpretava, appunto, il killer, ma nell’estate del 2013 morì improvvisamente, quando mancavano solo tre settimane al suo 40° compleanno. Il gruppo “Korol i Shut” cessò di esistere, anche ufficialmente.

Il revival del punk

Una fan accende un lumino votivo in memoria di Mikhail Gorshenjov, morto nel 2013, poco prima di compiere 40 anni

Sebbene gli anni d’oro del gruppo siano stati i primi anni Duemila, non si può dire che la band sia stata dimenticata dopo la morte di Gorshenjov. La generazione cresciuta con le canzoni dei “Korol i Shut”, rimase fedele ai suoi idoli. Anche oggi i loro brani vengono trasmessi da varie emittenti, altri interpreti cantano delle cover, e nella curva dei tifosi dello “Zenit” di San Pietroburgo risuona regolarmente un coro da stadio sul motivo della celebre “Bambola dello stregone”. Eppure, da un po’ di tempo sta accadendo una cosa sorprendente: c’è un vero revival dei “Korol i Shut”.

Il tutto è cominciato con  l’ennesima cover, proposta nel corso del talent show “Golos”. Nel dicembre del 2020, “La bambola dello stregone” è stata cantata, in una nuova versione, da Dmitrij Vengerov (1,6 milioni di visualizzazioni su YouTube). Nel gennaio dell’anno successivo, Aleksandr Rybak, vincitore dell’Eurovision Song Contest 2009, ha registrato una versione per violino (più di 300 mila visualizzazioni su TikTok). Il pezzo è diventato virale, facendo risvegliare interesse anche per altre canzoni del gruppo. Fino a oggi, su TikTok, i video del gruppo con l’hashtag #корольишут hanno avuto 50,4 milioni di visualizzazioni, mentre quelli della canzone “La bambola dello stregone”, con l’hashtag #куклаколдуна, sono stati visionati ben 144,1 milioni di volte. Ma non è che la punta dell’iceberg. In rete girano tanti meme e nuove cover, la musica dei “Korol i Shut” viene usata per i video amatoriali. I ragazzi della Generazione Z, privi dei preconcetti dei loro genitori, hanno trovato nelle canzoni dei “Korol i Shut” degli ottimi testi, dei riff impressionanti e anche degli arrangiamenti che non sembrano ovvii. Sulla scia dell’interesse da parte dei giovani, anche i critici musicali hanno “aperto gli occhi”: i primi articoli seri sulla musica del gruppo stanno comparendo soltanto adesso.

Il tour di addio in memoria di Mikhail Gorshenev allo Stadium Live club

Il record di visualizzazioni non è passato inosservato. “KinoPoisk”, una delle più grandi piattaforme russe di video on demand, ha deciso di creare una serie in 8 puntate, dedicata al gruppo. È un caso singolare per l’industria del cinema russa, perché di solito i film biografici si dedicano a grandi personaggi della cultura dell’epoca sovietica. I produttori hanno azzeccato la scelta: nei primi sei giorni, i primi due episodi sono stati visti da 1,3 milioni di abbonati – record assoluto della piattaforma, mentre la musica del gruppo ha fatto un rientro trionfale nelle hit parade. All’inizio del mese, le prime tre posizioni della classifica di Yandex Music, servizio russo di streaming musicale, erano occupate da canzoni dei “Korol i Shut”, mentre nella lista Top 100 c’erano ben 22 brani del gruppo!

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