“La gente ha una vita così difficile. Lasciamola almeno ridere!”, ha detto Leonid Gajdaj (1923-1993). Le sue commedie – “Operazione Y e altre avventure di Shurik”, “Una vergine da rubare”, “Crociera di lusso per un matto”, “Le dodici sedie”, “Ivan Vasilevich cambia professione” – sbancavano sempre il botteghino sovietico. Accorrevano al cinema milioni di spettatori. Le frasi più celebri, che si ripetono anche oggi, sono diventate modi di dire in russo. I film di Gajdaj erano famosi nell’Urss e lo sono ancora nella Russia di oggi. Ma qual è il loro segreto?
Charlie Chaplin, la guerra, il cinema
Leonid Gajdaj è nato nel 1923 nell’Estremo Oriente russo. Suo padre era stato mandato là al confino e partecipava ai lavori di costruzione della ferrovia Bajkal-Amur. In seguito, la famiglia si trasferì a Irkutsk. La commedia interessava il futuro regista fin dall’infanzia.
Charlie Chaplin era il suo vero idolo: Gajdaj andava al cinema a vedere tutti i suoi film (e a volte si nascondeva tra le poltrone, durante l’intervallo tra uno spettacolo e l’altro, per rivederli). Più tardi, nei suoi film, si poteva riconoscere l’impatto di Chaplin. Ad esempio in uno dei suoi lavori giovanili, nella novella cinematografica “Il riscatto di Capo Rosso” (“Vozhd krasnokozhikh”), basata sull’omonimo racconto di O. Henry, c’è pochissimo dialogo, quasi come nei film muti. E l’effetto comico si basa sulle situazioni e i suoni divertenti.
Era molto giovane, subito dopo la scuola, quando si mise in testa di andare volontario in guerra. Non fu arruolato subito, ma nell’autunno del 1941 partì per il fronte. Ha combattuto tra gli esploratori e si è distinto in battaglia, lanciando granate nella postazione tedesca. Ma nel 1943 rimase gravemente ferito a una gamba saltando in aria su una mina. Dopo il lungo periodo di cure, non poté più combattere.
Il giovane tornò a Irkutsk e, dopo aver studiato nel locale studio teatrale, partì per conquistare Mosca. Si iscrisse alla facoltà di regia dell’Istituto di Cinematografia (VGIK), e, una volta diplomatosi, iniziò quasi subito a lavorare a Mosfilm.
Il mestiere di far ridere
Georgij Ter-Ovanesov/Sputnik
Gajdaj voleva girare solo commedie. Ci fu solo un’eccezione: all’inizio della sua carriera, su indicazione del direttore della Mosfilm Ivan Pirjev, girò un film serio sulla Rivoluzione: “Трижды воскресший” (“Trizhdy voskresshij”, ossia “Risorto tre volte”), ma il lavoro fu fortemente criticato e quasi gli costò la carriera.
Il primo grande successo di Gajdaj fu il cortometraggio “Пёс Барбос и необычный кросс” (“Pjos Barbos i neobychnyj kross”; ossia “Il cane Barbos e una corsa insolita”) del 1961, che fu persino nominato a Cannes. Qui per la prima volta compaiono i criminali farseschi e maldestri Trus, Balbes e Byvalyj, interpretati da Georgij Vitsin, Jurij Nikulin e Evgenij Morgunov. Il pubblico li adorava e loro continuarono ad apparire nei successivi film del regista.
Leonid Gajdaj/Mosfilm, 1961
La commedia “Operazione Y e altre avventure di Shurik” (in russo: “Операция «Ы» и другие приключения Шурика”; “Operátsija ’Y’ i drugie prikljuchenija Shurika”), del 1965, rese il regista famoso in tutta l’Urss. Il giovane protagonista, Shurik (uno dei diminutivi-vezzeggiativi del nome Aleksandr) è uno studente un po’ ingenuo ma onesto e di sani principi. Divenne subito un beniamino del pubblico.
Sull’onda di questo successo venne girato anche un sequel: “Una vergine da rubare” (1966). Il titolo italiano non rispecchia quello originale russo, che è “Кавказская пленница, или Новые приключения Шурика” (“Kavkázskaja plénnitsa, ili Nóvye prikljuchénija Shúrika”; La prigioniera del Caucaso, o Nuove avventure di Shurik”). Anche questo film della storia di Shurik ebbe grande successo al botteghino.
Leonid Gajdaj/Mosfilm, 1965
Gran parte dell’umorismo di queste commedie si basa sulle gag, tecnica comica basata sull’evidente assurdità. L’effetto umoristico è accentuato dai gesti e dal linguaggio dei corpi degli attori.
La commedia “Crociera di lusso per un matto” (titolo originale russo: “Бриллиантовая рука”; “Brilljántovaja ruká”; ossia “Un braccio di brillanti”), del 1969, racconta la storia di un onesto e modesto cittadino sovietico, Semjon Gorbunkov. Durante una crociera premio all’estero si rompe un braccio e i contrabbandieri, scambiandolo per un loro complice, nascondono dei diamanti all’interno del suo gesso. Il film è diventato uno dei film di maggior successo nella storia dell’Urss.
Shurik torna nel film “Ivan Vasilevich cambia professione” (1973), ma non come uno studente, bensì come uno scienziato sovietico ormai adulto. Ha inventato una macchina del tempo che apre una porta temporale con la corte di Ivan il Terribile. Il film si basa su un’opera teatrale di Mikhail Bulgakov.
Gajdaj si è rivolto spesso ai classici: O. Henry, Ilja Ilf e Evgenij Petrov (“Dodici sedie”), Mikhail Zoshchenko (“Ne mozhet byt!”,“Non può essere!”; “Non è possibile!”).
Leonid Gajdaj/Mosfilm, 1973
Nel suo ultimo film, realizzato dopo il crollo dell’Urss, “Sulla Deribasovskaja il tempo è buono. O: A Brighton Beach piove di nuovo” (1993), il regista prende in giro i leader sovietici e il Kgb. Il lungo titolo del film è composto dalle frasi segrete che avrebbero dovuto usare per riconoscersi. Il titolo è un gioco di frasi in codice risalenti all’epoca della Guerra civile spagnola e della rivoluzione in Cile: “I cieli sono limpidi su tutta la Spagna” e “Piove a Santiago”.
La moglie del regista, l’attrice Nina Grebeshkova (1930-), racconta che il giovane Gajdaj era simile al suo Shurik. Nina e lui studiavano nella stessa Università, lui era più grande (aveva iniziato a studiare solo dopo la guerra). Era vivace, magro e alto. Lui la corteggiava in modo modesto e sgraziato: l’accompagnava a casa sua attraverso Mosca, regalandole dei fiori. Gajdaj e Nina Grebeshkova si sono sposati da studenti, nel 1953, e andarono a vivere con i suoi genitori nella stessa stanza, in una kommunalka, separati dagli altri solo da un grande armadio.
Semyon Mishin-Morgenstern/MAMM/MDF
Nella vita normale, il regista era estremamente sobrio, persino ascetico; non aveva bisogno di lussi. Dedicava tutto il suo tempo al lavoro (trascorreva più tempo sui set della Mosfilm, che a casa). Le sue commedie erano amate da centinaia di milioni di spettatori, ma lui viveva in un appartamento modesto e non aveva neppure i risparmi per ricostruire la sua dacia che era andata a fuoco.
È stato Gajdaj a rendere famosa sua moglie: i suoi ruoli principali sono stati la psichiatra in “Una vergine da rubare” e la moglie del protagonista in “Crociera di lusso per un matto”.
Leonid Gajdaj/Mosfilm, 1968
Si dice spesso che i comici e i clown siano persone infelici e talvolta tristi nella vita reale. Ma questo non è vero del tutto per Gajdaj. Gli amici ricordano che era incredibilmente spiritoso, aveva un senso dell’umorismo brillante, scherzava spesso, raccontava barzellette e amava divertirsi.
Igor Gnevashev/MAMM/MDF
Vedeva l’aspetto divertente dove la maggior parte delle persone non lo nota e lo ha rivelato a tutti. Anche ai suoi migliori attori comici era spesso lui a mostrare come interpretare questa o quella scena.
Il segreto del successo
Galina Kmit/Sputnik
Nonostante l’ambientazione tipicamente sovietica, i film sono comprensibili e divertenti per gli spettatori di qualsiasi Paese. L’attrice Natalja Varlej ha ricordato come una donna, durante una proiezione in Africa, sia rimasta così piena di gioia e abbia riso così tanto da lanciare il suo bambino fino al soffitto.
Igor Gnevashev/MAMM/MDF
Il suo segreto sta nel lavoro scrupoloso sulla sceneggiatura, nella scelta degli attori e delle musiche. Jakov Kostjukovskij (1921-2011), sceneggiatore delle principali commedie di Gajdaj, ha ricordato che lavoravano sempre insieme al testo e avevano una loro “formula”. Si chiedevano sempre se il loro lavoro fosse comprensibile e interessante per una babushka di Joshkar-Ola (una sorta di “casalinga di Voghera” in salsa russa).
L’attore Jurij Nikulin (1921-1997) ha ricordato che Gajdaj lavorava scrupolosamente su tutte le scene, girando e rigirando, senza risparmiare pellicola. Allo stesso tempo, la cosa più importante per lui era l’atmosfera di divertimento e le risate sul set. “Allora funziona”, diceva Gajdaj. “Vuol dire che anche gli spettatori rideranno!”.
Mosfilm
LEGGI ANCHE: Jurij Nikulin e gli altri geniali clown russi, capaci di far ridere e piangere di cuore intere generazioni
Cari lettori,
a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a:
- Iscrivervi al nostro canale Telegram
- Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
- Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
- Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese