Leonid Gajdaj, storia del regista che fece ridere l’Urss

Un fermo immagine dal film “Una vergine da rubare”

Un fermo immagine dal film “Una vergine da rubare”

Leonid Gajdaj/Mosfilm, 1966
Le sue commedie, ricche di gag assurde che spesso richiamavano lo stile del suo amatissimo Charlie Chaplin, hanno avuto tutte un incredibile successo di pubblico, e molte frasi di quei film sono diventate dei modi di dire nella lingua russa

“La gente ha una vita così difficile. Lasciamola almeno ridere!”, ha detto Leonid Gajdaj (1923-1993). Le sue commedie – “Operazione Y e altre avventure di Shurik”, “Una vergine da rubare”, “Crociera di lusso per un matto”, “Le dodici sedie”, “Ivan Vasilevich cambia professione” – sbancavano sempre il botteghino sovietico. Accorrevano al cinema milioni di spettatori. Le frasi più celebri, che si ripetono anche oggi, sono diventate modi di dire in russo. I film di Gajdaj erano famosi nell’Urss e lo sono ancora nella Russia di oggi. Ma qual è il loro segreto?

Charlie Chaplin, la guerra, il cinema

Leonid Gajdaj è nato nel 1923 nell’Estremo Oriente russo. Suo padre era stato mandato là al confino e partecipava ai lavori di costruzione della ferrovia Bajkal-Amur. In seguito, la famiglia si trasferì a Irkutsk. La commedia interessava il futuro regista fin dall’infanzia.

Charlie Chaplin era il suo vero idolo: Gajdaj andava al cinema a vedere tutti i suoi film (e a volte si nascondeva tra le poltrone, durante l’intervallo tra uno spettacolo e l’altro, per rivederli). Più tardi, nei suoi film, si poteva riconoscere l’impatto di Chaplin. Ad esempio in uno dei suoi lavori giovanili, nella novella cinematografica “Il riscatto di Capo Rosso” (“Vozhd krasnokozhikh”), basata sull’omonimo racconto di O. Henry, c’è pochissimo dialogo, quasi come nei film muti. E l’effetto comico si basa sulle situazioni e i suoni divertenti.

Era molto giovane, subito dopo la scuola, quando si mise in testa di andare volontario in guerra. Non fu arruolato subito, ma nell’autunno del 1941 partì per il fronte. Ha combattuto tra gli esploratori e si è distinto in battaglia, lanciando granate nella postazione tedesca. Ma nel 1943 rimase gravemente ferito a una gamba saltando in aria su una mina. Dopo il lungo periodo di cure, non poté più combattere.

Il giovane tornò a Irkutsk e, dopo aver studiato nel locale studio teatrale, partì per conquistare Mosca. Si iscrisse alla facoltà di regia dell’Istituto di Cinematografia (VGIK), e, una volta diplomatosi, iniziò quasi subito a lavorare a Mosfilm.

Il mestiere di far ridere

Il regista, sceneggiatore e attore sovietico Leonid Gajdaj (1923-1993)

Gajdaj voleva girare solo commedie. Ci fu solo un’eccezione: all’inizio della sua carriera, su indicazione del direttore della Mosfilm Ivan Pirjev, girò un film serio sulla Rivoluzione: “Трижды воскресший” (“Trizhdy voskresshij”, ossia “Risorto tre volte”), ma il lavoro fu fortemente criticato e quasi gli costò la carriera. 

Il primo grande successo di Gajdaj fu il cortometraggio “Пёс Барбос и необычный кросс” (“Pjos Barbos i neobychnyj kross”; ossia “Il cane Barbos e una corsa insolita”) del 1961, che fu persino nominato a Cannes. Qui per la prima volta compaiono i criminali farseschi e maldestri Trus, Balbes e Byvalyj, interpretati da Georgij Vitsin, Jurij Nikulin e Evgenij Morgunov. Il pubblico li adorava e loro continuarono ad apparire nei successivi film del regista.

Un fermo immagine dal cortometraggio del 1961 “Pjós Barbós i neobychnyj kross”, dove appaiono per la prima volta i tre celebri personaggi di Balbes, Byvalyj e Trus (da sinistra a destra)

La commedia “Operazione Y e altre avventure di Shurik” (in russo: “Операция «Ы» и другие приключения Шурика”; “Operátsija ’Y’ i drugie prikljuchenija Shurika”), del 1965, rese il regista famoso in tutta l’Urss. Il giovane protagonista, Shurik (uno dei diminutivi-vezzeggiativi del nome Aleksandr) è uno studente un po’ ingenuo ma onesto e di sani principi. Divenne subito un beniamino del pubblico. 

Sull’onda di questo successo venne girato anche un sequel: “Una vergine da rubare” (1966). Il titolo italiano non rispecchia quello originale russo, che è “Кавказская пленница, или Новые приключения Шурика” (“Kavkázskaja plénnitsa, ili Nóvye prikljuchénija Shúrika”; La prigioniera del Caucaso, o Nuove avventure di Shurik”). Anche questo film della storia di Shurik ebbe grande successo al botteghino.

Un fermo immagine dal film “Operazione Y e altre avventure di Shurik”, composta da tre episodi

Gran parte dell’umorismo di queste commedie si basa sulle gag, tecnica comica basata sull’evidente assurdità. L’effetto umoristico è accentuato dai gesti e dal linguaggio dei corpi degli attori.

La commedia “Crociera di lusso per un matto” (titolo originale russo: “Бриллиантовая рука”; “Brilljántovaja ruká”; ossia “Un braccio di brillanti”), del 1969, racconta la storia di un onesto e modesto cittadino sovietico, Semjon Gorbunkov. Durante una crociera premio all’estero si rompe un braccio e i contrabbandieri, scambiandolo per un loro complice, nascondono dei diamanti all’interno del suo gesso. Il film è diventato uno dei film di maggior successo nella storia dell’Urss. 

Shurik torna nel film “Ivan Vasilevich cambia professione” (1973), ma non come uno studente, bensì come uno scienziato sovietico ormai adulto. Ha inventato una macchina del tempo che apre una porta temporale con la corte di Ivan il Terribile. Il film si basa su un’opera teatrale di Mikhail Bulgakov. 

Gajdaj si è rivolto spesso ai classici: O. Henry, Ilja Ilf e Evgenij Petrov (“Dodici sedie”), Mikhail Zoshchenko (“Ne mozhet byt!”,“Non può essere!”; “Non è possibile!”).

Shurik e Ivan il Terribile dal film “Ivan Vasilevich menjaet professiju” (“Ivan Vasilevich cambia mestiere”), un “Ritorno al futuro” sovietico

Nel suo ultimo film, realizzato dopo il crollo dell’Urss, “Sulla Deribasovskaja il tempo è buono. O: A Brighton Beach piove di nuovo” (1993), il regista prende in giro i leader sovietici e il Kgb. Il lungo titolo del film è composto dalle frasi segrete che avrebbero dovuto usare per riconoscersi. Il titolo è un gioco di frasi in codice risalenti all’epoca della Guerra civile spagnola e della rivoluzione in Cile: “I cieli sono limpidi su tutta la Spagna” e “Piove a Santiago”.

La moglie del regista, l’attrice Nina Grebeshkova (1930-), racconta che il giovane Gajdaj era simile al suo Shurik. Nina e lui studiavano nella stessa Università, lui era più grande (aveva iniziato a studiare solo dopo la guerra). Era vivace, magro e alto. Lui la corteggiava in modo modesto e sgraziato: l’accompagnava a casa sua attraverso Mosca, regalandole dei fiori. Gajdaj e Nina Grebeshkova si sono sposati da studenti, nel 1953, e andarono a vivere con i suoi genitori nella stessa stanza, in una kommunalka, separati dagli altri solo da un grande armadio.

Leonid Gajdaj (a sinistra) con l’attore Jurij Nikulin che legge il copione di un film

Nella vita normale, il regista era estremamente sobrio, persino ascetico; non aveva bisogno di lussi. Dedicava tutto il suo tempo al lavoro (trascorreva più tempo sui set della Mosfilm, che a casa). Le sue commedie erano amate da centinaia di milioni di spettatori, ma lui viveva in un appartamento modesto e non aveva neppure i risparmi per ricostruire la sua dacia che era andata a fuoco.

È stato Gajdaj a rendere famosa sua moglie: i suoi ruoli principali sono stati la psichiatra in “Una vergine da rubare” e la moglie del protagonista in “Crociera di lusso per un matto”.

L’attrice Nina Grebeshkova (1930-), moglie di Gajdaj, interpreta la moglie del protagonista in “Crociera di lusso per un matto”

Si dice spesso che i comici e i clown siano persone infelici e talvolta tristi nella vita reale. Ma questo non è vero del tutto per Gajdaj. Gli amici ricordano che era incredibilmente spiritoso, aveva un senso dell’umorismo brillante, scherzava spesso, raccontava barzellette e amava divertirsi.

Leonid Gajdai (a destra) e l’attore Vjacheslav Nevinnyj sul set della coproduzione finno-sovietica “Za spichkami”/“Tulitikkuja lainaamassa” girato da Gajdaj e Risto Orko nel 1980

Vedeva l’aspetto divertente dove la maggior parte delle persone non lo nota e lo ha rivelato a tutti. Anche ai suoi migliori attori comici era spesso lui a mostrare come interpretare questa o quella scena. 

Il segreto del successo

Leonid Gajdaj dietro la macchina da presa

Nonostante l’ambientazione tipicamente sovietica, i film sono comprensibili e divertenti per gli spettatori di qualsiasi Paese. L’attrice Natalja Varlej ha ricordato come una donna, durante una proiezione in Africa, sia rimasta così piena di gioia e abbia riso così tanto da lanciare il suo bambino fino al soffitto.

Leonid Gajdaj sul set di “Ivan Vasilevich menjaet professiju” (“Ivan Vasilevich cambia mestiere”)

Il suo segreto sta nel lavoro scrupoloso sulla sceneggiatura, nella scelta degli attori e delle musiche. Jakov Kostjukovskij (1921-2011), sceneggiatore delle principali commedie di Gajdaj, ha ricordato che lavoravano sempre insieme al testo e avevano una loro “formula”. Si chiedevano sempre se il loro lavoro fosse comprensibile e interessante per una babushka di Joshkar-Ola (una sorta di “casalinga di Voghera” in salsa russa).  

L’attore Jurij Nikulin (1921-1997) ha ricordato che Gajdaj lavorava scrupolosamente su tutte le scene, girando e rigirando, senza risparmiare pellicola. Allo stesso tempo, la cosa più importante per lui era l’atmosfera di divertimento e le risate sul set. “Allora funziona”, diceva Gajdaj. “Vuol dire che anche gli spettatori rideranno!”.

Leonid Gajdaj sul set di “Crociera di lusso per un matto” (titolo originale russo: “Brilljantovaja rukà”; “Un braccio di brillanti”)


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