Nonostante le limitazioni imposte in epoca sovietica allo stile di vita “capitalista”, la musica di quegli anni era più o meno in linea con le tendenze globali. I musicisti giravano video, facevano tournée in ogni regione del vasto Paese e, naturalmente, vantavano folle di fan.
Una delle cantanti sovietiche più popolari di quei tempi, Anna German (1936-1982), aveva radici russo-tedesche e trascorse la sua giovinezza a Breslavia, in Polonia. Oltre al russo e al polacco, parlava italiano, inglese e anche un antico dialetto tedesco.
Iniziò a esibirsi durante alcune feste studentesche e in breve tempo divenne ospite fisso in vari festival in Polonia, Italia e Unione Sovietica. Le sue canzoni più famose, come “Hope”, “When Gardens Blossomed”, “Tenderness” e “Echo of Love” furono scritte da alcuni compositori sovietici.
Lev Leshchenko (nato nel 1942 a Mosca e ancora oggi in scena a 80 anni!) è stato l’idolo di molte donne sovietiche. Curiosamente, l'attore fu notato durante il suo servizio nell'esercito ed entrò a far parte di un istituto teatrale al termine della leva. La canzone “Giorno della Vittoria”, eseguita il 9 maggio 1975, contribuì ad accrescere la sua fama, e da allora è uno degli artisti più gettonati durante i festeggiamenti solenni in Russia; ha persino cantato alla cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici del 1980 a Mosca.
Oggi Leshchenko canta non solo vecchi successi, ma anche nuove canzoni, che registra insieme a giovani rapper (sì, rapper!). “Il rap mi piace da molto tempo. Dopotutto, amiamo le [poesie] di Majakovskij e questo è stato il primo rap”, ha detto l'artista in una recente intervista televisiva rilasciata nel 2022.
Ma la canzone principale che anche i giovani russi conoscono a memoria è “Goodbye”. Ascoltatela!
Altro beniamino dei sovietici, Iosif Kobzon (1937-2018) ha iniziato a esibirsi alla fine degli anni Cinquanta con canzoni militari e liriche. Ha tenuto concerti in tutti i cantieri dell'Unione, si è esibito a Chernobyl e in Afghanistan, per sua volontà. Nel 2002 Kobzon ha contribuito al rilascio di alcune persone tenute in ostaggio dai terroristi durante l’assalto al teatro Dubrovka di Mosca.
Negli ultimi anni della sua vita, oltre a occuparsi dello spettacolo e del palcoscenico, ha diretto il Comitato della Duma di Stato per la cultura.
Il simbolo vivente del palcoscenico sovietico è, ovviamente, Alla Pugacheva (nata nel 1949 a Mosca). Ha iniziato a fare musica negli anni '60, dopo essersi diplomata in una scuola professionale. In seguito, ha iniziato a esibirsi alla radio nazionale, alla televisione e a fare tournée negli angoli più remoti dell'URSS.
Ha una voce molto bassa e profonda, semplicemente diversa da tutte le altre! Nel 2010, la Pugacheva ha interrotto le sue tournée, ma conduce una vita attiva sui social network. Anche sua figlia Kristina Orbakaite è diventata una cantante popolare in Russia.
Gli artisti sovietici spesso eseguivano canzoni non solo in russo, ma anche nelle altre lingue dell'Unione Sovietica.
Il gruppo "Pesnyary" ("Cantanti"), fondato negli anni '60 a Minsk, nella RSS Bielorussa, contribuì a rendere popolari le canzoni in stile pop-folk, divenute famose in tutta l'Unione Sovietica. Oggi il gruppo è l'ensemble di Stato della Bielorussia.
Negli anni Sessanta e Settanta, il tema dello spazio ha affascinato persone da tutto il mondo. Anche i musicisti della band "Zemlyane" ("Terrestri"), creata nel 1969 da alcuni studenti di Leningrado, sognavano lo spazio.
I protagonisti delle loro canzoni erano piloti e cosmonauti; alla fine degli anni Ottanta hanno iniziato a comporre musica rock. Il gruppo si esibisce ancora oggi, soprattutto nelle giornate di commemorazione dei cosmonauti.
Le migliori canzoni sull'Unione Sovietica sono state cantate dal gruppo "Samotsvety" ("Gemme") (dal 1971 a oggi). I loro brani erano un inno ai sogni, alla tundra e alla costruzione della ferrovia Bajkal-Amur.
Si esibiscono ancora oggi, con una formazione più giovane. Ma sono ancora guidati dallo stesso uomo che ha fondato la band dopo il diploma al Conservatorio di Mosca: Jurij Malikov.
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