Nel 700° anniversario della morte di Dante, il Museo Pushkin di Mosca in via Prechistenka 12/2 rende omaggio alla Divina Commedia. Lo fa con una mostra (18 settembre-17 ottobre 2021) intitolata “Dante Ipermoderno”, organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura di Mosca, che propone un viaggio nella lunga storia delle illustrazioni delle opere dantesche. Dopo la fortunatissima serie di Gustave Doré, infatti, molti grandi artisti si sono cimentati nello studio e nella ricerca grafica per raffigurare la Divina Commedia. E alcuni, come Dalì, Guttuso o Rauschenberg, hanno ottenuto un grande successo.
L’esposizione mette in dialogo esperienze, tecniche e metolodogie differenti, passando da artisti che lavorano in modo tradizionale (Mimmo Paladino, Monika Beisner, Tom Phillips) ad altri che invece sfruttano il digitale, da solo (Emiliano Ponzi) o in combinazione con la matita (Paolo Barbieri). Un vero e proprio viaggio nella cultura visiva contemporanea, molteplice e sfaccettata, ricca di suggestioni formali, in grado di suggerire nuovi sentieri interpretativi.
Le nove serigrafie di Tom Phillips (1983), tratte dalle 139 illustrazioni dell’edizione dantesca, evidenziano un linguaggio originale, che unisce l’immediatezza pop a una raffinata e potente ricerca sui mezzi espressivi. Di segno diverso sono invece i lavori realizzati con la tempera all’uovo da Monika Beisner (2001), prima artista donna a illustrare la Divina Commedia nella sua interezza: le opere evidenziano un’attenzione particolare al dettaglio, in grado di rielaborare una tradizione figurativa che arriva a comprendere Giovanni di Paolo. Mimmo Paladino (2021) impiega invece il disegno, inteso in senso sperimentale, per sondare le radici arcaiche del poema dantesco, assecondando un approccio “sciamanico” e rileggendo i versi danteschi attraverso il filtro della propria poetica artistica.
E se gli artisti citati fino ad ora impiegano tecniche tradizionali, il discorso cambia completamente con Paolo Barbieri ed Emiliano Ponzi (entrambi del 2012). Il primo concilia la tradizione con l’innovazione: lo spettatore può così osservare le “matite”, gli schizzi originali in nero, tramutarsi nelle coloratissime stampe finali, in cui le atmosfere fantasy tratteggiano uno scenario interpretativo inedito. Ponzi invece si affida completamente al digitale, definendo ambientazioni dal tono surreale, con venature inquietanti, che riattualizzano Dante in una straniante contemporaneità.
Per maggiori informazioni, cliccate qui
LEGGI ANCHE: Cinque motivi per visitare il museo Pushkin di Mosca