Kronid Gogolev, 1987
Semyon Maisterman/TASSCronid Gogolev (1926-2013), un ragazzo dall’insolito nome greco, aveva 16 anni quando scoppiò la Seconda guerra mondiale. Nato nel governatorato di Novgorod nella famiglia di un ex sacerdote, Cronid partì volontario per il fronte.
Trascorse tutta la guerra fra i combattimenti, e alla fine del conflitto ricevette una medaglia per la Vittoria.
Al termine della guerra, quel ragazzo ormai cresciuto decise di diventare un artista. E così nel 1950 si diplomò alla Scuola di arti grafiche di Leningrado, prima di diventare insegnante in una scuola d’arte nella Repubblica della Carelia.
Gogolev era solito dire che nella sua esperienza di pittore aveva sempre sentito una sorta di “soffitto” sopra la testa. Fu solo in Carelia, fra i boschi sconfinati di conifere e l’architettura in legno degli edifici che riuscì per la prima volta a “toccare” gli alberi e a “perdere la pace per alcune decine di anni”.
Gogolev lavorava soprattutto il tiglio, ricavando lavori unici da tavole intagliate. La figlia Maria ricorda che il padre trascorreva buona parte del suo tempo chiuso nel suo laboratorio, dove vi era un fitto andirivieni di persone: i suoi estimatori arrivavano appositamente in città per vederlo all’opera e per capire come realizzava i suoi capolavori.
La natura, le foreste e i laghi della Carelia sono state le principali fonti di ispirazione, cui si aggiungono le abitudini e lo stile di vita degli abitanti locali. Gogolev ha scolpito anche alcuni soggetti religiosi, il più famoso dei quali è “L’ultima cena”.
Le sue mostre personali sono state allestite a Mosca, ma è nella sua città adottiva di Sortvala, in Carelia, che Gogolev è considerato una vera celebrità: il giornale locale “Respublika” lo ha addirittura inserito fra i 100 simboli della Carelia. E negli anni ‘80, le autorità locali gli hanno riservato un edificio per esporre la sua collezione.
Oggi il Museo di Cronid Gogolev è uno dei principali luoghi turistici della città di Sortvala: vi ha fatto visita anche Vladimir Putin, al quale lo stesso Gogolev aveva regalato una delle sue opere.
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