Cinema, “Padrenostro” sbarca in Russia e Pierfrancesco Favino svela il suo legame con questo paese

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La pellicola di Claudio Noce verrà distribuita in cento sale cinematografiche della Federazione. L’attore: “Una soddisfazione enorme! Ai miei studenti della scuola di recitazione dico sempre: leggete i classici russi! Non c’è un solo movimento dell’animo umano che non sia stato descritto e narrato dai grandi scrittori russi”

Da Mosca a Novosibirsk. Da San Pietroburgo a Kazan, passando per altre grandi città della Russia. Dall’11 febbraio 2021 il film “Padrenostro” di Claudio Noce, “Coppa Volpi” a Pierfrancesco Favino alla 77° Mostra del Cinema di Venezia, verrà distribuito in cento sale cinematografiche del paese, riaperte a inizio agosto dopo lo stop imposto dalla pandemia e ancora adesso in funzione con tutti i protocolli anti-covid.

Una scena tratta dal film

La pellicola, distribuita in Russia da Pilot Kino, racconta la storia dell'attentato terroristico subito nel 1976 dal vice questore Alfonso Noce, padre del regista. 

L’attore Pierfrancesco Favino, protagonista del film, ha raccontato a Russia Beyond gioie, speranze e impressioni alla vigilia di questo lancio in Russia.

Il suo film verrà distribuito in cento sale cinematografiche delle maggiori città della Russia: che significato ha per lei questo traguardo? 

Come attore e co-produttore, è per me una soddisfazione enorme! È molto raro che un film straniero riesca ad avere una distribuzione così importante.

Una scena tratta dal film

Le produzioni cinematografiche straniere (ad esclusione dei film americani) faticano ad arrivare nelle piccole città russe di provincia: come si potrebbe fare, secondo lei, per diffondere la produzione cinematografica contemporanea italiana in maniera più capillare sul vastissimo territorio russo?

Credo che, in particolare in questo momento, il pubblico abbia bisogno di storie in cui potersi riconoscere, in cui poter trovare qualcosa di sé. Quando un film ci riesce, allora è più probabile che la curiosità che gli si costruisce attorno lo renda più appetibile a un maggior numero di persone. Come artisti, noi abbiamo il compito di trovare quelle storie. Sicuramente, però, abbiamo bisogno anche di un supporto da parte delle case di distribuzione perché questa curiosità venga nutrita.

Alla luce della grossa crisi che sta mettendo in ginocchio il mondo del cinema, con i botteghini chiusi e le sale cinematografiche vuote, in Russia si organizza una grande proiezione in presenza dedicata all'Italia. Può essere visto, secondo lei, come un segnale di speranza per una pronta ripartenza del settore? 

Non posso che augurarmelo. In questo momento dobbiamo iniziare a pensare al mondo del cinema come a una nazione che non ha confini scritti, che non ha limitazioni di lingua o di cultura. Possiamo, come ambiente, rappresentare un modello di scambio e di reazione culturale molto importante.

Una scena tratta dal film

Cosa ne pensa delle proiezioni online e dei festival in formato digitale che hanno caratterizzato quest'ultimo anno di pandemia? Cosa si dovrebbe fare, secondo lei, per salvare questo settore allo stremo?

Io mi sono innamorato del cinema nei cinema, sul grande schermo. In questo momento patisco molto il non poter tornare in sala, ma capisco che la pandemia ha messo in evidenza anche quello che può essere il limite di alcune sale cinematografiche. Un domani, per far sì che i cinema riprendano la loro vitalità, ci sarà bisogno di ripensare l’esperienza che la sala deve poter dare allo spettatore: andare al cinema deve diventare un evento non riproducibile a casa, altrimenti rischierà di sparire. Credo anche che la pandemia ci abbia insegnato quanto il vivere le cose da soli sia limitante e spesso deprimente, e questo mi fa ben sperare per un ritorno all’idea di condivisione come propria delle nostre società, e la sala cinematografica di magico ha sempre avuto anche questo.

La locandina russa del film

Non è la prima volta che un suo film viene presentato al pubblico russo, basti pensare a “Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique, in cartellone al Russia-Italia Film Festival (RIFF) di Mosca nel 2016. Che tipo di feedback ha ricevuto dal pubblico russo? 

Il pubblico russo proviene da una delle più antiche e ricche culture nel mondo. Essere apprezzati da un pubblico che appartiene a questa cultura è già un premio.

L'attore Pierfrancesco Favino con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 77° Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

Lei personalmente quanto conosce la Russia? C’è mai stato? 

La conosco fisicamente meno di quanto vorrei; ho visitato Mosca ma, essendo un viaggiatore e non un turista, vorrei trovare il tempo di scoprirla con il tempo che merita... 

C'è una figura russa (un regista, un autore, uno scrittore...) che in qualche modo ha influenzato il suo percorso di crescita come attore? 

Le basti pensare che io dirigo una scuola di recitazione a Firenze e quando gli allievi mi chiedono un consiglio, dico loro di leggere i classici russi! Non c’è un solo movimento dell’animo umano che non sia stato descritto e narrato dai grandi scrittori russi. Io sono stato influenzato nella mia crescita - e continuo ad esserlo - da drammaturghi, pedagoghi, musicisti e registi russi.

Una scena tratta dal film

Un regista russo con il quale le piacerebbe lavorare? 

Ce ne sono diversi. Negli ultimi anni ho seguito con sempre maggior attenzione il lavoro di Andrej Zvyangintsev, che apprezzo davvero molto. Indirettamente penso che il nostro film porti dentro di sé qualcosa che “Il Ritorno” (di Zvyagintsev, 2003, ndr) ha lasciato dentro al gruppo di lavoro di “Padrenostro”.

Qual è l'ultimo film russo che ha visto? 

Ho visto “Cari compagni” di Andrej Konchalovskij, che ho anche avuto poi la fortuna di incontrare alla premiazione del festival di Venezia.

Quale film russo consiglierebbe di vedere ai nostri lettori?

Ce ne sarebbero davvero tanti. Il primo che mi viene in mente però è l’adattamento più bello che a mio gusto sia mai stato fatto dell’Amleto di Shakespeare, diretto da Grigorij Kozintsev nel 1960. So che non è un film moderno, ma per chi ama il cinema e il teatro come me è assolutamente imperdibile!



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