Vadim Sidur, quando l’arte nasce dalla guerra e si plasma coi rifiuti

Vadim Sidur con la sua creazione “Profeta / Sorriso del secolo / Mago”

Vadim Sidur con la sua creazione “Profeta / Sorriso del secolo / Mago”

«Manege»/russiainphoto.ru
È stato il primo artista sovietico a creare sculture partendo dalla spazzatura. Un impulso creativo alimentato dalle indelebili atrocità della Seconda guerra mondiale, dalle ferite riportate, nel corpo e nell’anima, e dalla speranza di un mondo migliore. Emarginato e messo all’ombra, Sidur gode oggi - a più di 30 anni dalla sua morte - di una rinnovata popolarità

“Wounded” (ferito): è questo il nome della scultura più famosa di Vadim Sidur (1924-1986). Un riferimento personale, rivolto all’artista stesso, invalido di guerra. Vadim infatti aveva solo 18 anni quando partì per il fronte. E nel 1944, in piena guerra mondiale, un proiettile sparato da un cecchino tedesco lo colpì in pieno volto. Spappolandogli la mascella. 

Ferito

Vadim sopravvisse per miracolo. Ma gli orrori della guerra rimasero impressi in maniera indelebile su corpo e anima. A seguito della ferita, la vita di Sidur cambiò profondamente. Anni dopo, nel disperato tentativo di nascondere il buco lasciato dal proiettile, iniziò a portare la barba lunga. Una barba per nascondere la sofferenza e i ricordi. Si avvicinò quindi all’arte, strumento di espiazione del dolore. 

Non stupisce infatti che le sue creazioni artistiche siano intrise di riferimenti alla sofferenza e alla disabilità. I veterani di Sidur, senza braccia e senza gambe, stringono a sé i propri cari. 

Disabile danzante

Nel suo appassionato desiderio di pace e creazione - medicina contro la guerra - Sidur torna costantemente sul tema dell’amore, della nascita e della femminilità. Una ricerca che lo ha portato alla creazione di non poche sculture a sfondo erotico.

Venere su sedia viennese

Lo sculture ha iniziato a ottenere popolarità in Germania, soprattutto grazie allo studioso slavo Karl Eimermacher, che ne ha apprezzato i lavori. È stato lui infatti a organizzare le prime mostre di Sidur all’estero. 

Monumento alle vittime della coercizione, Kassel, Germania

“Centinaia, migliaia, milioni di persone sono morte per via di queste violenze - ha detto Sidur in un’intervista con Eimermacher -. Proiettili, bombe, camere e gas, campi di concentramento, torture, pena di morte. La lista è infinita. Si crede che un giorno tutto questo possa finire... ma l’umanità, spogliata della sua ragione, non impara mai”. 

Treblinka, Berlino, 1966

Nel 1962, in occasione di una sua mostra di arte contemporanea a Mosca, il segretario generale Krusciev espresse estremo disappunto: in quel periodo infatti veniva accettato solamente un tipo di arte comprensibile e patriottico.

L'attraente, Dusseldorf

E così l’arte di Sidur in URSS finì nell’ombra: le sue sculture avanguardistiche evidenziavano la sofferenza e la debolezza della gente, esaltandone il lato tragico, anziché quello eroico. La popolarità ottenuta all’estero, poi, non fece che peggiorare le cose. Ben presto l’artista finì nel mirino dei servizi di sicurezza. 

Testa di uno scienziato: Albert Einstein

Sidur venne quindi minacciato di espulsione dall’Unione degli Artisti dell’URSS. Per uno scultore sovietico dell’epoca, ciò significava restare senza bottega e vedersi privato della possibilità di svolgere un lavoro creativo. 

Così l’artista finì nell’ombra, guadagnandosi da vivere disegnando pietre tombali.

Ma Sidur non smise mai di preoccuparsi del destino dell’umanità, che egli cercò di “salvare” attraverso la sua arte. Negli anni Settanta iniziò a vagare tra i boschi alla ricerca di pezzi di metallo scartati dalla gente: oggetti di scarto che egli utilizzava per i propri lavori. 

Salomè con la testa di Giovanni Battista

“Quando cammino nel bosco non posso restare indifferente [a nessuna discarica],

È qui

che ho trovato numerosi oggetti 

che più tardi hanno espresso

il mio atteggiamento verso il mondo”

Sidur ha definito le sue creazioni come “Grob-Art”

Grob-Art

Ma è stato solo dopo la Perestrojka che le sculture di Sidur hanno iniziato a essere riconosciute e apprezzate in Russia. Nel 1991, dopo la sua morte, nei pressi di San Pietroburgo è stato eretto un suo monumento dedicato agli ebrei uccisi durante la Seconda guerra mondiale. 

Monumento agli ebrei della città di Pushkin caduti vittima del genocidio fascista

Nel 1992, vicino al Museo Sidur di Mosca, è apparso un monumento ai soldati sovietici morti in Afghanistan, chiamato “Monumento a coloro che sono rimasti insepolti”. La gente del posto lo ha soprannominato “Madri in lutto”, perché è composto da tre figure di donne piegate dal dolore inconsolabile per quella tomba dei loro figli sulla quale non potranno mai versare le loro lacrime. 

Monumento a coloro che sono rimasti insepolti, Mosca

Sidur non apparteneva ad alcun movimento artistico: non era un realista socialista, e non partecipava a mostre collettive dell’arte sovietica non ufficiale. Cercava un linguaggio proprio, e arrivò a definirsi “uno straniero proveniente da un altro pianeta”.

Vadim Sidur e i suoi profeti di ferro

Quest’anno ricorre il 30° anniversario dell’apertura del Museo Sidur a Mosca

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