In Unione Sovietica - si diceva - il sesso non esiste. La propaganda dell’epoca infatti era stata in grado di sostituire l’erotismo con lo sport, dando una connotazione completamente diversa ai corpi svestiti.
Le scene hard nei film stranieri, poi, venivano rigorosamente tagliate. Tuttavia alcune audaci pellicole sovietiche furono in grado di aggirare la censura, segnando la storia del cinema e diventando iconiche. Vi presentiamo le più famose.
L’uomo anfibio, 1962
Vi ricordate “La forma dell'acqua” (The Shape of Water), il film di Guillermo del Toro basato sulla storia di una donna che si innamora di una creatura umanoide anfibia? Il film ha vinto il Leone d'oro alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia e si è aggiudicato quattro Premi Oscar.
Molti anni prima in Unione Sovietica venne girato un film simile, diventato una pellicola di culto per tutti gli appassionati di fantascienza. Il film si rivelò una vera impresa per l’epoca, non solo per le complicate riprese subacquee, per l’elaborato costume del protagonista composto da oltre 10mila squame, ma soprattutto per le prime scandalosissime scene erotiche mostrate in quel periodo!
La protagonista Guttiere, interpretata da Anastasiya Vertinskaya, definita la “Greta Garbo sovietica”, a un certo punto appare in un costume da bagno trasparente: una scena che la convertì nella principale sex symbol del paese.
Il film uscì solo nove anni dopo la morte di Stalin e fu considerato molto audace per quel periodo.
La piccola Vera, 1988
“Little Vera” di Vasily Pichul fu il secondo, e ancor più ardito, tentativo di raccontare l'erotismo: per la prima volta nella storia del cinema sovietico furono mostrati dei rapporti sessuali in un film.
"Ricordo che abbiamo studiato l’intera scena prendendo spunto da alcuni film di Bernardo Bertolucci”, ricorda l’attrice Natalya Negoda che interpretò Vera.
Il film in Urss fu visto da oltre 50 milioni di spettatori e Natalya Negoda fu la prima attrice sovietica ad apparire sulla copertina della versione americana di Playboy.
La storia della giovane Vera si sviluppa sullo sfondo di un conflitto tra generazioni, fra povertà e alcolismo, ed è ancora oggi considerata uno dei simboli della perestrojka: il film riuscì a ritratte con un realismo senza precedenti la vita del popolo sovietico, dando vita a una successiva serie di pellicole dedicate ad argomenti fino ad allora proibiti, come la violenza domestica, la prostituzione e la criminalità.
Intergirl, 1989
Anche il provocatorio film “Intergirl” diretto da Pyotr Todorovsky e caratterizzato da un profondo tocco di erotismo divenne uno dei simboli della nuova epoca. Racconta il dramma di un’infermiera che nel tempo libero lavora come prostituta in alcuni hotel per stranieri, vendendo il proprio corpo in cambio di valuta estera.
Un simile film ovviamente non poteva essere realizzato con finanziamenti statali, quindi fu girato in collaborazione con la Svezia.
Così come dichiarò il regista Todorovsky, non era sua intenzione fare un film che parlasse di una prostituta: fu sua moglie a insistere! Lo condusse in giro per gli hotel e gli mostrò il mondo delle squillo. “Il mio film non racconta la storia di una prostituta, ma di una donna del periodo sovietico che non si sente realizzata”, racconterà più tardi il regista.
Brunette for 30 Kopecks, 1991
Il titolo parla da solo: la storia, narrata in forma di commedia, affronta ancora una volta il tema della prostituzione. In una città di provincia stretta nella morsa della povertà si decide di realizzare una bizzarra idea imprenditoriale: trasformare il museo di storia locale in un bordello!
Il film, interpretato dall’affascinante Anna Samokhina, è pieno di scene di nudo. Ma il sesso qui viene rappresentato in forma quasi comica: alla fine del periodo sovietico, infatti, appaiono diversi film trash e a basso costo. Era come se l'erotismo avesse finalmente fatto irruzione nella vita della gente comune… senza che nessuno, però, avesse precisamente capito cosa farsene!