Mosca: al via la prima edizione del festival del cinema documentario italiano

La rassegna, organizzata dall’Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, presenterà al pubblico russo 7 film già premiati in importanti festival internazionali. Dal 18 al 20 giugno

Una scena tratta dal film “Il Toro del Pallonetto” di Luigi Barletta, in programma all'Italian Doc Fest di Mosca

La prima edizione dell’Italian Doc Fest, il festival del cinema documentario italiano, ha tutto il sapore di essere un evento destinato a crescere e a lasciare il segno. Organizzato dall’Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, presenterà al pubblico russo 7 documentari che raccontano la storia, la società e l’attualità italiana con un linguaggio ibrido, moderno e sperimentale, fatto di immagini d’epoca e nuove riprese. L’evento, che si svolgerà dal 18 al 20 giugno 2019 nella prestigiosa sede del Documentary Film Center (DFC) di Mosca, è stato presentato ieri nella capitale russa dal direttore dell’Archivio Storico, Cinema e Documentaristica dell’Istituto Luce Cinecittà Enrico Bufalini, dalla direttrice dell’Istituto italiano di Cultura di Mosca Olga Strada e dal primo segretario dell’Ambasciata d’Italia a Mosca Teodora Danisi, accompagnati dall’executive director della rassegna Rino Sciarretta e dai registi Luigi Barletta (“Il Toro del Pallonetto”) ed Enrico Caria (“L’uomo che non cambiò la storia”).

La rinascita dei film documentari

Se per il cinema tradizionale il 2007 ha rappresentato l’inizio della grande crisi, con platee vuote e sale destinate a chiudere, per il documentario si è rivelato paradossalmente l’anno del grande boom: i bassi costi di produzione hanno infatti spinto molti registi ad avvicinarsi a questo genere, trasformando la crisi in opportunità.

“Molti di noi hanno intravisto la grande possibilità di espressione che si celava dietro al genere documentario, dove la realtà può mescolarsi alla finzione, dove il regista può liberarsi dal set e dagli attori e avviare collaborazioni con gli archivi”, ha raccontato Enrico Caria. Una tendenza che ha contagiato molti registi e regalato al pubblico un’ampia gamma di produzioni di qualità, premiate nei festival e apprezzate dalla critica.

Ora 7 di questi film saranno presentati anche a Mosca, grazie all’impegno dell’Istituto Luce Cinecittà, custode di uno dei più ricchi patrimoni audiovisivi al mondo, impegnato nella produzione e co-produzione di documentari, nella promozione di rassegne e retrospettive e nella distribuzione dei film italiani sui mercati esteri.

Il festival

Il festival, definito da Olga Strada “una grande opportunità per presentare al pubblico russo un lato poco conosciuto del cinema italiano”, affronterà tematiche di attualità con i documentari “Normal” di Adele Tulli, “Selfie” di Agostino Ferrente e “Pugni in faccia” di Fabio Caramaschi; spazio poi all’originalissimo “Il Toro del Pallonetto” di Luigi Barletta, un mockumentary attualmente in proiezione nelle sale italiane, e “Conversazioni Atomiche” di Felice Farina, che affronta tematiche scientifiche; a completare la rassegna, “L’uomo che non cambiò la storia” di Enrico Caria e “The King of Paparazzi” di Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano.

“Ci piace l’idea di presentare questo nostro archivio alla platea di Mosca: siamo convinti infatti che la Russia offra un pubblico vivace ed esigente - ha detto il direttore dell’Archivio Storico, Cinema e Documentaristica dell’Istituto Luce Cinecittà Enrico Bufalini -. I film documentari, che stanno crescendo molto nel nostro paese, si rivelano uno strumento per affrontare temi che i film di finzione non riescono a raccontare. Gli archivi storici non devono rivolgersi solo a un target di spettatori grandi, ma devono essere usati per le generazioni future. Per questo vogliamo attualizzare il repertorio, creando storie di finzione che attirino l’interesse dello spettatore più giovane”.

L’augurio, ha sottolineato il primo segretario dell’Ambasciata d’Italia Teodora Danisi, “è che il festival possa crescere e svilupparsi in futuro non solo a Mosca ma anche in altre città della Russia”.

 

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