C’è anche un pizzico di Russia nella nuova serie per adulti “Love, Death & Robots”, già definita “un inno all’animazione in tutte le sue forme”. Curata da Tim Miller (regista di “Deadpool”) e da David Fincher (registra, tra gli altri, di “Seven”, “Fight Club” e “The Social Network”), la serie è composta da 18 episodi di durata variabile e realizzati da alcune delle più grandi firme dell’animazione moderna. Fra loro spicca anche il 23-enne russo Vitalij Shushko, autore di “Blind Spot”, uno dei primi cortometraggi selezionati da Miller e Fincher per la nuova serie.
L’idea di realizzare una serie di animazione per adulti, composta da una raccolta di diversi episodi, è stata concepita da Miller e Fincher circa 11 anni fa durante le riprese del film “Millennium - Uomini che odiano le donne” (The Girl with the Dragon Tattoo).
“Miller e Fincher si erano resi conto di avere molte cose in comune - racconta Vitalij Shushko -. Entrambi erano grandi appassionati del film di animazione per adulti degli anni Ottanta ‘Heavy metal', il cui slogan era ‘Sesso, crimine e rock’n’roll’. Ma al giorno d’oggi non si lavora più a progetti come questo, perché nessuno poi è disposto a sponsorizzare animazioni riservate a un pubblico maggiorenne”.
Solo dopo il successo di “Deadpool” (2016), Miller ha capito che era giunto il momento di dare vita a un progetto ben più ambizioso. E Netflix non se lo è fatto scappare.
“Ci hanno spiegato che il progetto si rivolgeva a un pubblico adulto e che quindi tutto doveva risultare più crudo: più sangue, più violenza, un testo grezzo - ricorda Shushko -. E io ho accettato. Il mercato è saturo di animaletti parlanti, come Topolino. La gente vuole qualcosa di più duro. Non parlo ovviamente di pornografia, parlo di storie per adulti, storie serie”.
E proprio da lì è nata la piccola rivoluzione di Miller e Ficher: per la prima volta hanno riunito in un’unica serie i migliori animatori di Vimeo e numerosi vincitori di festival.
La ricerca del team di animatori per la nuova serie è iniziata nel 2016. Proprio in quel periodo Vitalij Shushko e l’animatrice Elena Volk lanciarono il loro primo film animato “X Story”.
“Tim Miller lo ha visto e mi ha invitato a partecipare al progetto - ricorda Shushko -. Siamo stati i primi a essere contattati! Inoltre gli altri cortometraggi sono rappresentati da grossi studi, noi invece siamo l’unico team composto da singoli professionisti. In questo senso, ci sentiamo molto realizzati”.
C’è voluto un anno e mezzo per portare a compimento “Blind Spot”.
“L’idea inizialmente era basata sul concetto di transumanesimo: anche i miei cyborg in passato erano umani! Ma poi ci siamo resi conto che nel mondo dei cyborg la morte non avviene più”.
“Quando mi è capitato di incrociare Robert Valley, ideatore di ‘Zima’, gli ho chiesto subito spiegazioni in merito al nome del film, che mi suonava molto russo (‘zima’ in russo significa ‘inverno’, ndr) - racconta Vitalij -. Mi ha detto che la sua marca preferita di vodka si chiamava per l’appunto Zima, e da lì ha tratto ispirazione per il nome del cartone, anche se la vodka non c’entrava nulla”.
La maggior parte del lavoro è stata realizzata con lo studio di Miller “Blur Studio”. Netflix è solo titolare dei contenuti e sponsor, interessato al risultato finale.
“Miller ci ha scelto su raccomandazione - confessa il regista di “Blind Spot” -. È così che funziona nel mondo dell’animazione: non c’è stato alcun tipo di concorso pubblico per ‘Love, Death & Robots’”.
Dopo aver iniziato a lavorare all’antologia, Shushko e Miller si sono telefonati tutte le settimane per un anno e mezzo. “Ci chiedevano costantemente a cosa stavamo lavorando - ricorda Shushko -, alcune idee venivano bocciate, perché Miller aveva un’idea molto chiara dell’intera serie e sapeva dove era necessario mettere maggior dinamica e dove invece era più opportuno rallentare”.
“Netflix invece era molto equo: a loro piaceva quasi tutto e non commentavano molto. Grazie al pagamento di Netflix ho potuto ristrutturare la casa e credo di poterci vivere ancora per un anno”.
Oggi Vitalij Shushko vive a San Pietroburgo, dove si è diplomato all’Accademia di belle arti.
“Ho vissuto e studiato in luoghi molto lontani dal mondo dell’animazione - racconta il giovane -. Negli anni Novanta, poi, le possibilità di produrre qualcosa erano pari a zero. Poi sono arrivati internet, i forum, i blog... e tutto è cambiato”.
Il suo primo film è stato concepito nel 2013 e in poco tempo ha addirittura attirato l’attenzione del grande studio americano DreamWorks.
“In Russia al giorno d’oggi non ci sono progetti colossali ed entusiasmanti firmati da artisti russi, ma ci sono molte persone di talento. E sono sicuro che molto presto apparirà qualcosa di grandioso, di cui saremo tutti orgogliosi”.
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