“Il nostro dovere è sperimentare”. Con questo slogan nel 1924 Aleksandr Rodchenko, maestro del Costruttivismo russo, decise di passare dalla pittura alla fotografia. E oggi, a distanza di quasi un secolo, Senigallia celebra la sua arte con una grande esposizione organizzata dal Comune locale e il Multimedia Art Museum (MAMM) di Mosca. La mostra, intitolata “Alexander Rodchenko. Revolution in photography” e curata da Olga Sviblova, ripercorre la ricca produzione fotografica del maestro russo, esponente di spicco dell’avanguardia russa del XX secolo.
La mostra, aperta fino al 20 gennaio 2019, espone circa 150 immagini realizzate dall’artista tra gli anni Venti e Trenta del Novecento: un viaggio attraverso la rivoluzione apportata da Rodchenko nel suo modo di intendere l’immagine, “non più mero riflesso della realtà ma strumento per la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche”, così come ha spiegato Sviblova. Il risultato è stato “un mutamento radicale del modo di concepire la natura del fotografare e il ruolo del fotografo”.
Dalla composizione diagonale alla prospettiva scorciata, dall’ingrandimento dei dettagli ai punti di ripresa dal basso verso l’alto e viceversa, l’esposizione ricrea lo stile e il linguaggio del tutto unici che hanno cambiato la storia della fotografia.
Oltre a una serie di ritratti, in cui sono raffigurati amici e familiari dell’artista, la mostra presenta al pubblico l’Autoritratto caricaturale (1922), La scalinata (1930) e Ragazza con una Leica (1934), che incarnano integralmente i principi innovativi del suo “metodo”. Seguono poi alcuni lavori dedicati alla realtà industriale dell’epoca, dalle fabbriche di automobili alle nuove centrali, passando per il ruolo centrale degli operai.
Non mancano gli scatti di stampo giornalistico e quelli che testimoniano le grandi opere ingegneristiche, in particolare la costruzione del canale che collega il Mar Bianco con il Mar Baltico.
A chiudere il ciclo espositivo, le suggestive immagini degli artisti del circo.
Per saperne di più sulla mostra, cliccate qui
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