Dieci libri per bambini sovietici incredibilmente propagandistici

Libreria Statale per bambini
Negli anni Venti e Trenta i bimbi dell’Urss dovettero sorbirsi storie estremamente politicizzate. Forse per loro erano un po’ noiose, ma oggi, per noi, sono molto interessanti

Leggereste ai vostri bambini una storia illustrata sulla lavorazione dello zucchero o sul piano quinquennale di Stalin? Beh, neanche io. Tuttavia, questo è quanto capitava nei primi tempi dell’Unione Sovietica, quando gli illustratori di talento si cimentarono a inventare modi ingegnosamente accattivanti per coinvolgere i bambini nella lotta dei lavoratori per l’edificazione del socialismo.

1. Il riccio bolscevico (P. Jakovlev, 1925)

Questo poema illustrato narra la lotta nella foresta profonda tra un “riccio lavoratore” e un “brutale zar cinghiale”. Il tirannico cinghiale impedisce ai compagni del riccio di giocare a calcio, ma incontra finalmente quanto merita quando gli animali (guidati dal riccio) marciano attraverso la foresta cantando “Eterna libertà al popolo selvaggio”, e depongono l’oppressore. Suona familiare…

2. Il Primo di maggio (A. Barto, ill. A. Deineka, 1930)

Dopo essersi svegliati in una calda mattina di primavera e aver arato i terreni della loro fattoria collettiva, i fratelli Fedka e Aleshka hanno la possibilità di fare quello che la maggior parte dei bambini può solo sognare: dirigersi alla parata dei lavoratori del Primo maggio sulla Piazza Rossa. Che si tratti di treni o aerei, i ragazzi esprimono ripetutamente la loro ammirazione per i progressi tecnologici sovietici, poi raggiungono l’orfanotrofio per una chiacchierata con i bambini dell’associazione comunista infantile dei Pionieri sulla vita di Lenin. Ah, l’infanzia…

3. Kolka e Lenin (I. Molchanov, ill. S. Kostin, 1927)

“Cosa sono le città?”, riflette Kolka mentre guarda fuori dal finestrino mentre il treno va. Sa che le città hanno case delle dimensioni di fabbriche e tram che possono resistere a qualsiasi intemperia, ma chi deve ringraziare per tutto questo? “Lenin, il simpatico vecchietto che ci ha condotti alla vittoria”, gli dice il suo libro. E chi altro potrebbe essere?

Quella notte, come per magia, Kolka incontra il vecchio saggio, che gli mostra il mondo (o, più specificamente, l’imponente sistema ferroviario sovietico). Poi, in una svolta oscura degli eventi, Kolka capisce che è stato tutto un sogno, quando si sveglia e legge sul giornale: “LENIN È MORTO.”

4. La fattoria collettiva ebraica (G. Ryklina, ill. S. Boim e B. Sukhanova, 1931)

Non tutti gli eroi indossano mantelli. In effetti, alcuni possono persino essere trovati nella commissione sanitaria locale.

Come Jasha, un mito locale le cui gesta vengono raccontate in questo libro: i suoi sforzi legati all’igiene nella commissione sanitaria e le sue abilità alla guida dei trattori fanno sì che tutti gli altri ragazzi vogliano essere come lui. Ma, cosa più importante, desidera ardentemente lavorare con i contadini (cosa che a quanto pare gli ebrei non erano autorizzati a fare sotto il regime zarista), e dimostrare che gli ebrei sanno coltivare benissimo la terra. Gli sforzi di Jasha non sono vani, perché le sue mele e i suoi cetrioli diventano presto l’invidia di tutte le fattorie nelle vicinanze. Giorni felici.

5. Il piano quinquennale (A. Laptev, 1930)

Il primo piano quinquennale di Stalin non sembrerebbe a prima vista il genere di cose per cui i bambini perdono il sonno, ma il governo sovietico fece il possibile per rendere il progetto il più interessante possibile dal punto di vista estetico. Usando colori brillanti e grafici accattivanti, il libro è la glorificazione delle nuove industrie, rendendo tutto così semplice ed emozionante come l’ora di arte o disegno.

6. Come la barbabietola divenne zucchero (O. Deineko e A. Troshin, 1930)

Per i bolscevichi, era importante che i bambini sapessero da dove proveniva il loro cibo. Perché? La risposta era, naturalmente, l’eccezionale macchina agricola dell’Unione Sovietica. Non ci sono favole di fantasia qui, letteralmente solo un resoconto dettagliato di come le barbabietole vengono coltivate, estratte dal terreno, trasformate in succo e poi in zucchero. Roba avvincente.

7. Tutto su Lenin per i bambini (A. Krachenko, ill. B Kustodieva, 1926)

Forse non sorprende che questa illustrazione sia meno una lezione sui principi del bolscevismo, e più un sermone su quanto Lenin fosse un tipo fichissimo. Voglio dire, guardatelo: compra a un bambino una barca, e ridistribuisce perfino il caviale e il cacao della borghesia ai bambini che se lo meritano. È fondamentalmente Babbo Natale, ma con un paio di baffi migliori.

8. La parata dell’Armata Rossa (A. Deineka, 1930)

Una delle più astratte illustrazioni per bambini sovietici, La parata dell’Armata Rossa usa i colori rosso e giallo per far sembrare che la rivoluzione sia in una sorta di costante estate indiana. Gli individui sono colombe e soli raggianti, mentre la folla è raffigurata come un luogo caldo, inclusivo e privo di minacce. Sicuramente uno dei modi più originali della storia per incoraggiare i bambini a unirsi all’esercito.

9. Subbotnik (M. Ruderman, ill K. Kuznetsov, 1930)

Forse i due temi più comuni della letteratura infantile dei primi soviet sono il realismo e il coinvolgimento del lettore. Dove è più evidente è in Subbotnik (il sabato socialista; dedicato ai lavori di volontariato), che parte con il tema apparentemente banale del lavoro con le locomotive, ma rende il lettore un partecipante attivo nella costruzione del comunismo. Alla fine del poema, il protagonista (raffigurato come un bambino senza volto) riceve ordini diretti dal capo, che ha bisogno di una mano in più per scaricare le patate: “Non guardare ai lati! Vai dritto! Preparati! Più allegro!”

Per il duro lavoro, è ricompensato con il fatto di tornare a casa in tempo per un grande piatto di patate. Bel lavoro, compagno!

10. Ottantamila cavalli (V. Voinov, ill. B. Pokrovskogo, 1925)

C’è la Città di Smeraldo, e poi il castello della Bella Addormentata, ma nessuno può competere nei cuori dei bambini con la centrale idroelettrica di Volkhov. Il primo impianto a energia idrica della Russia, situato sulla Neva, è stato immortalato da questo poema in rima che, con l’aiuto di qualche revisionismo storico, sfrutta l’imponenza dell’impianto per mostrare come “Leningrado si alzò dall’acqua”. “Ottantamila cavalli” non si riferisce agli animali (sai, il tipo di cose che piacciono ai bambini…), ma alla potenza della turbina.

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