La lotta per i diritti delle donne in Urss raccontata in dieci poster dell’epoca

V.Pimenov
La Russia concesse il diritto di voto alle donne ben prima di molti altri stati, nel 1917, avviando così un processo di uguaglianza di genere in tutte le sfere della vita pubblica: una coraggiosa sfida alle tradizioni secolari profondamente radicate nella società

Nel 1917, con grande anticipo rispetto ad altre potenze mondiali, la Russia introdusse il diritto di voto alle donne. Venne così proclamata la parità di diritti tra uomo e donna in tutte le sfere della vita pubblica: una sfida alle usanze secolari, all’epoca ancora profondamente radicante nella società.
Il merito di questa parità di genere va alla Rivoluzione bolscevica. Nel 1919 Vladimir Lenin infatti scrisse:
“Negli anni del potere sovietico, in uno dei paesi più arretrati d’Europa è stato fatto molto di più per l’emancipazione delle donne di quanto sia stato fatto in 130 anni in tutte le repubbliche ‘democratiche’ del mondo”.
Proseguendo con questo paragone, Lenin aggiunse: “Istruzione, cultura, civilizzazione, libertà... tutte queste altisonanti parole sono accompagnate, in tutte le repubbliche capitaliste borghesi del mondo, da una serie di leggi incredibilmente infami, sporche in modo ripugnante, bestialmente grossolane, che stabiliscono disuguaglianza nel matrimonio e nel divorzio, che stabiliscono disuguaglianza tra i figli nati fuori dal matrimonio e quelli ‘legittimi’, e che concedono privilegi agli uomini, umiliando e degradando la donna”.
“La Repubblica sovietica, la repubblica degli operai e dei contadini, ha inflitto un duro colpo a queste leggi e non ha lasciato in piedi nemmeno una sola pietra della torre di bugie e ipocrisie borghesi”, dichiarò con orgoglio il leader bolscevico.
Di fatto, la Russia sovietica separò il matrimonio dalla chiesa. I figli illegittimi ottennero gli stessi diritti di quelli legittimi. E alle donne vennero concessa la possibilità di divorziare.
Vari campi delle attività economiche aprirono le porte alle donne, che godevano degli stessi diritti degli uomini anche per quanto riguarda il salario minimo e le ferie retribuite. Ottennero anche un permesso di maternità remunerato ed ebbero accesso a un sistema di protezione volto a garantire la sicurezza e l’igiene sul luogo di lavoro. Non stupisce quindi che in soli sette anni, dal 1923 al 1930, il numero di donne che iniziò a lavorare aumentò da 423.200 a 885.000.
Alle donne vennero poi concessi gli stessi diritti politici degli uomini. Già negli anni Venti, 600 donne sovietiche ricoprivano ruoli di presidio di villaggi e città. Una rivoluzione che avviò un profondo processo di rottura con il ruolo tradizionale ricoperto dalla donna all’interno della società prerivoluzionaria russa.
Le autorità cercarono in tutti i modi di diffondere queste nuove idee. In primo luogo, attraverso l’utilizzo di poster.


1/ 8 marzo. Giorno dell’emancipazione della donna

2/ Donna! La tua alfabetizzazione è garanzia di emancipazione

3/ Buona festa della donna, compagno presidente!

4/ Abbasso la schiavitù in cucina. Evviva un nuovo stile di vita!

5/ Le donne nelle fattorie collettive sono un grande potere. Iosif Stalin

6/ Gloria all’eroica donna sovietica

7/ Lunga vita alle donne dell’Urss che hanno gli stessi diritti

8/ L’8 marzo è il giorno di ribellione delle lavoratrici contro la schiavitù in cucina

9/ Ai vecchi tempi non c’erano e non potevano esserci donne così

10/ Ogni cuoca deve imparare come si governa il paese. Lenin

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