Kustodiev, l’artista paralizzato che dipinse la Russia a cavallo tra due epoche

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
Aveva realizzato un ritratto dello zar Nicola II e nel quadro “Il Bolscevico” ritrasse un gigantesco proletario, simbolo del nuovo corso. Costretto in sedia a rotelle per oltre 15 anni, continuò instancabilmente a ritrarre la vita russa con colori vivaci e un tratto unico

Boris Kustodiev (1878-1927) cominciò la sua carriera come ritrattista. Era nato ad Astrakhan il 7 marzo di 140 anni fa. Studiò all’Accademia di Arte di San Pietroburgo insieme al celebre artista Ilijà Repin (1844-1930) e addirittura lo aiutò nella realizzazione del suo monumentale dipinto (400 × 877 cm): “Sessione cerimoniale del Consiglio di Stato del 7 maggio 1901”, realizzato nel 1903 su incarico del governo russo.

Il giovane Kustodiev, però, decise all’improvviso di dedicarsi alla pittura di genere e si spostò nella città di Kostroma, sul fiume Volga, in cerca di personaggi e immagini autenticamente russi. Lì individuò quelli che in seguito sarebbero diventati i temi principali della sua produzione artistica: scene di mercanti, donne in vestiti colorati e vita di paese.

Per un certo periodo lavorò anche per varie riviste di caricature politiche. Il suo dipinto del 1906, “Zhupel (Lo spauracchio) della Rivoluzione” mostra un enorme scheletro rosso che cammina in una città, calpestando case e cadaveri. È un’immagine che riflette la sua opinione sulla prima rivoluzione russa, quella del 1905.

Kustodiev fu lodato dalla critica e i suoi lavori erano ricercati. Fu perfino preferito, una volta, a Valentin Serov (1865-1911), e gli fu offerta la posizione di insegnante di ritratto alla Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca. Rifiutò la proposta, tuttavia, perché non voleva che nulla potesse interferire con la sua vita artistica.

Insieme a Roerich, Bakst, Benoir, Levitan e molti altri, anche Kustodiev fu membro del movimento artistico Mir Iskusstva (Mondo d’arte), noto per la produzione dei Ballet Russes (Balletti russi) di Sergej Diaghilev. Questi artisti cercavano ispirazione nell’antica cultura della Russia.

Prima di Mir Iskusstva, tutti i teatri avevano diverse scenografie e costumi standard per i vari spettacoli. Li alternavano a seconda del tema. Insieme agli altri artisti del movimento, Kustodiev lavorò invece alla creazione di scenografie e decorazioni uniche per ogni rappresentazione. Lavorarono a decorazioni sceniche e modelli di costume pensati per gli spettacoli modernisti: ad esempio “La fidanzata dello Zar” e “La fanciulla delle nevi” di Rimskij-Korsakov, o altre opere di Aleksandr Ostrovskij.

Il lato più gioioso dell’arte di Kustodiev, invece, ritrae la vita della provincia russa come una favola. Cosa interessante, tentò i primi abbozzi di questo stile quando dipingeva ritratti, come quello del celebre cantante Fedor Chaliapin e quello dello zar Nicola II, o i suoi auto-ritratti.

Sono significative anche le sue illustrazioni di libri della letteratura classica. Per realizzarle utilizzò tecniche della grafica e della litografia. E illustrò storie di Nikolaj Gogol, Mikhail Lermontov, Lev Tolstoj, Nikolaj Leskov e altri.

Nel 1909 cominciò a soffrire dei primi sintomi di un tumore alla spina dorsale. E, nonostante le varie operazioni chirurgiche finì su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Eppure, in quei 15 anni che gli restarono, Kustodiev continuò a dipingere, e i suoi quadri più colorati e ispirati risalgono proprio a quel periodo.

Restando seduto a casa, paralizzato, Kustodiev non poté assistere agli eventi della Rivoluzione del 1917. Nel 1920 realizzò il suo famoso dipinto, “Bolscevico”. Era la sua reazione – e interpretazione – della rivoluzione. Quell’immagine di un enorme proletario alla guida del popolo con una bandiera rossa è, comunque, ambigua. Se il governo sovietico, ancora alle prime armi, ci vide un’affermazione della sua ideologia, sembra però che ci sia anche una forte somiglianza con lo scheletro di Zhupel, lo Spauracchio.

Appassionati d’arte? Ecco dieci quadri di Malevich che non immaginereste mai che siano suoi. E qua invece potete ripercorrere la storia di Mosca con dieci dipinti.