Per i russi, la letteratura classica è più che un modo per imparare la lingua o per passare il tempo. Alcuni classici obbligatori a scuola giocano un ruolo importante nella formazione dell’identità culturale della nazione, e i russi spesso li citano quando fanno confronti con situazioni simili nella vita reale, o per caratterizzare una persona, per parlare di amore o di odio, o semplicemente per usare una frase d’autore diventata ormai un modo di dire, o per ironizzare. Ogni russo capirà il riferimento perché tutti leggono gli stessi libri a scuola. Russia Beyond ha compilato una lista delle più importanti opere letterarie. Dovrete leggerle tutte per comprendere meglio la mentalità russa.
1) “Il minorenne”, di Denis Fonvizin (1745-1792)
Le citazioni dalla commedia del XVIII secolo “Il minorenne” (in russo: “Nedorosl”), il lavoro satirico più notevole di Denis Fonvizin, divennero rapidamente una fonte di molti modi di dire e proverbi ripresi nella letteratura e nella lingua russa. L’eroe principale, Mitrofanushka, è un membro egoista e non istruito della nobiltà, ed è il principale bersaglio dell’ingegno satirico di Fonvizin. Subito dopo la sua apparizione sulla scena teatrale di Mosca, nel 1783, la commedia ebbe grande successo. Ma il prezzo pagato dall’autore per la sua pungente satira della vita e della società russa fu salato: Caterina la Grande proibì a Fonvizin di pubblicare altre opere letterarie. Negli ultimi anni di vita viaggiò in Italia (dove fu colpito da paralisi) e si dedicò alla traduzione degli “Annali” di Tacito.
2) “Che disgrazia l’ingegno!”, di Aleksandr Griboedov (1795-1829)
Aleksandr Griboedov, diplomatico e drammaturgo, è entrato nella storia della letteratura russa principalmente come autore di un’opera teatrale, “Che disgrazia l’ingegno!” (in russo: “Gore ot umà”). I monologhi dell’eroe principale di questo capolavoro, Chatskij, sono spesso imparati a memoria a scuola. Questo dramma del XIX secolo mostra il conflitto affrontato da una persona istruita, incapace di ingraziarsi i favori di una società ipocrita. Completata nel 1824, l’opera fu pubblicata solo nel 1833, a causa della censura. L’autore, tuttavia, non ha mai visto “Che disgrazia l’ingegno!” stampato. Griboedov era ambasciatore in Persia, e fu assassinato nel 1829 all’età di 34 anni, durante l’attacco all’ambasciata nel corso di una rivolta anti-russa a Teheran.
3) “Eugenio Onegin”, di Aleksandr Pushkin (1799-1837)
Di gran lunga la stella più brillante nella poesia russa, Aleksandr Pushkin ha aperto la strada al genere del romanzo in versi, esemplificato al meglio dal suo brillante lavoro pubblicato nel 1833, l’“Eugenio Onegin”. È la storia della sfortunata storia d’amore tra Onegin, un bon vivant sazio e stanco della vita, e una modesta ragazza di campagna, Tatjana. Sta aspettando un uomo di cui innamorarsi, ma Onegin all’inizio non la prende sul serio. Pushkin passa molto tempo a descrivere la cultura, la storia e le tradizioni russe. Il romanzo è giustamente definito un’enciclopedia della vita russa del diciannovesimo secolo, ed è caro ai russi fin dall’infanzia. Gli elementi più importanti includono la famosa lettera di Tatjana a Onegin, le descrizioni di Mosca, le parole dedicate alla bellezza naturale del Paese, l’umorismo dell’autore e l’autoironia.
4)“Un eroe del nostro tempo”, di Mikhail Lermontov (1814-1841)
È la storia di Grigorij Pechorin, un ufficiale russo che viaggia e presta servizio militare nella regione del Caucaso. Questo ufficiale di buona famiglia, creato dal poeta e scrittore russo Mikhail Lermontov, si unisce alla galleria di “uomini superflui” della letteratura russa del XIX secolo, che ha avuto inizio con l’Eugenio Onegin di Pushkin. Membro molto ben educato della società aristocratica russa, Pechorin, è cinico, nichilista e malinconico. Non ha uno scopo nella vita e gioca con la morte, vedendo le altre persone come carne per esperimenti crudeli e gioia edonistica. L’eroe di Lermontov fu poi raggiunto da molti altri personaggi del genere nella letteratura del XIX secolo. Insieme a Puskin, Lermontov è considerato uno dei più grandi poeti russi.
5)“Le anime morte”, di Nikolaj Gogol (1809-1852)
“Le anime morte” di Nikolaj Gogol è una delle opere più potenti della letteratura russa del XIX secolo. L’autore, tuttavia, ha bruciato il seguito del libro, ed è morto indebolito dalla malattia mentale. Una leggenda vuole che l’idea per il suo romanzo Gogol l’abbia avuta da Aleksandr Pushkin. È la storia di un nobile che naviga in cattive acque, Pavel Chichikov, che viaggia per il Paese per comprare servi che esistono solo sulla carta, e poi per perpetrare una truffa finanziaria ipotecando i servi morti come se fossero vivi e progettando di prendere un prestito bancario e scappare con i soldi. I viaggi di Chichikov esplorano la realtà della campagna russa del diciannovesimo secolo e il tipo di persone che la abitavano.
6) “Delitto e castigo”, di Fedor Dostoevskij (1821-1881)
Con oltre 25 adattamenti cinematografici in tutto il mondo, “Delitto e castigo”è probabilmente il libro più famoso di Fedor Dostoevskij. La storia è incentrata sul dilemma morale di un ex studente. Rodion Raskolnikov è alle prese con la domanda se sia o meno “una creatura tremante” e “abbia il diritto” di uccidere. Si paragona a Napoleone e pensa che le buone intenzioni possano giustificare qualsiasi crimine. Uccide una vecchia usuraia, ma poi si arrende alla polizia a causa della sua angoscia morale. Oggi a San Pietroburgo, dove si svolge il romanzo, ci sono numerosi tour dedicati alla vita di Raskolnikov. È ancora parte integrante del tessuto della città.
7) “Guerra e pace”, di Lev Tolstoj (1828-1910)
Probabilmente non molti russi sono riusciti a finire tutti e quattro i volumi di “Guerra e pace”, il cui incipit è scritto in francese e cita due città italiane, Genova e Lucca. Tuttavia, quasi tutti tornano a prendere in mano questo libro in varie fasi della vita. Alcuni preferiscono le righe sull’amore, mentre altri si godono le descrizioni della guerra contro Napoleone nel 1805-1812. Senza dubbio “Guerra e pace” è uno dei libri più importanti della letteratura russa e mondiale. In epoca sovietica è stato il più pubblicato del Paese, con oltre 360 milioni di copie stampate in 312 edizioni.
8) I racconti brevi di Anton Chekhov (1860-1904)
I russi iniziano a leggere i racconti di Chekhov nelle primissime classi di scuola. Storia accattivante di un cane fedele al suo padrone, “Kashtanka”, racconto del 1887, ha toccato i cuori dei bambini di molte generazioni. Divertenti, brevi, pieni di umorismo, ironia e satira, i racconti di Chekhov sono sempre stati amati sia dagli scolari che dagli adulti, in Russia. Tra questi ci sono “Ionich” (1898), “Il grasso e il magro” (1883) e la cosiddetta “piccola trilogia” del 1898 composta da “Dell’amore”, “L’uomo nell’astuccio” e “L’uva spina”. I drammi di Chekhov, “Il gabbiano” (1895), “Zio Vanja” (1896), “Tre sorelle” (1900) e “Il giardino dei ciliegi” (1903), vengono spesso studiati più tardi, di solito al liceo.
9) “Il placido Don”, di Mikhail Sholokhov (1905-1984)
Questo libro, edito in quattro volumi dal 1928 al 1940, per il quale l’autore Mikhail Sholokhov vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1965, è ancora oggetto di dibattito da parte dei critici letterari. Alcuni dicono che non è possibile per un ventiduenne scrivere un lavoro tanto eccezionale in così giovane età. Le bozze manoscritte di Sholokhov sono andate perdute da tempo, il che è piuttosto strano, considerando l’importanza e la lunghezza del romanzo. Alcuni esperti sostengono che il romanzo sia stato scritto da Fedor Krjukov, un ufficiale dell’esercito bianco. Qualunque sia la verità, questo libro sul destino di un uomo ai tempi della rivoluzione russa, che descrive la vita dei cosacchi del Don, è una delle opere più significative della letteratura russa del XX secolo.
10) “Una giornata di Ivan Denisovich”, di Aleksandr Solzhenitsyn(1918-2008)
Gli scritti di un altro premio Nobel (1970), Aleksandr Solzhenitsyn, furono a lungo proibiti nelle scuole russe. Racconti e romanzi di questo autore, per molti anni vissuto in esilio, hanno cominciato ad apparire nelle aule solo durante la Perestrojka, alla fine degli anni Ottanta e sono diventati la prova più schiacciante delle repressioni sovietiche. “Una giornata di Ivan Denisovich”, pubblicato per la prima volta nel 1962, occupa ora un posto centrale nello studio della letteratura del XX secolo in ogni classe di scuola superiore. Il libro racconta la storia di un giorno nella vita di Ivan Denisovich Shukhov, un prigioniero in un campo di lavoro sovietico negli anni Cinquanta. La pubblicazione del libro (sulla rivista “Novyj mir”, “Nuovo mondo”) fu straordinaria, perché era la prima volta che le repressioni di Stalin venivano descritte apertamente.