Adesso si lavora attivamente alla costruzione del Parco tecnologico e delle case che sorgeranno dove una volta nascevano i mitici camion sovietici
Stoyan VassevAi tempi dell’Unione Sovietiva dalle catene di montaggio della “Zavod Imeni Lichachëva”, fabbrica automobilistica più nota in Italia con l’acronimo di Zil, non uscivano solo i leggendari camion, ma anche le limousine russe a bordo delle quali sfrecciavano gli alti papaveri, i mezzi pesanti dell’esercito e persino biciclette e frigoriferi
Stoyan VassevOggi le officine della fabbrica sono state smantellate, e la storia dell’impianto rivive solo attraverso le fotografie
Stoyan VassevLa più grande zona industriale della capitale occupava un territorio di circa 300 ettari
Stoyan VassevQuesto impressionante monumento di archeologia industriale, non lontano dal centro di Mosca, sembra lo scenario perfetto per un qualche videogame o film sul dopo apocalisse
Stoyan VassevIl primo reparto della fabbrica fu aperto nel 1916. A quel tempo si chiamava ancora Amo (sigla che stava per “Società automobilistica moscovita”). Dopo la rivoluzione del 1917, fu proprio da questo impianto che uscirono i primi camion sovietici. Il primo modello, nel 1924, si chiamava Amo F-15, ed era una copia (con alcune modifiche) del Fiat 15 Ter. Nel 1931 la fabbrica venne ribattezzata in onore di Stalin (in sigla: ZIS)
Stoyan VassevNegli anni della Grande Guerra Patriottica (la Seconda guerra mondiale) qui si producevano mortai e granate. Dalla fabbrica andavano direttamente nelle prime linee. E le vie della guerra condussero l’autocarro Zis-6, sul quale era montato il celeberrimo lanciarazzi Katjusha, fin sotto il Reichstag di Berlino. In totale, nel periodo bellico, la Zis sfornò circa 100 mila mezzi, tra autocarri militari e ambulanze.
Stoyan VassevGià nel giugno del 1942 (ad appena un anno dall’inizio del conflitto per l’Unione Sovietica) la fabbrica fu insignita dell’Ordine di Lenin per l’inappuntabile organizzazione nella fornitura di armamenti. E nell’ottobre del 1944 arrivò anche l’Ordine della Bandiera rossa del lavoro
Stoyan VassevQui in passato lavoravano fino a 65 mila persone, e c’erano intere dinastie operaie. Vladimir Ivanovic è stato in fabbrica più di quarant’anni. Si occupava dei montacarichi e delle catene di montaggio
Stoyan VassevUn malmesso Zil 130 aspetta il suo turno dallo sfasciacarrozze. Prodotto dal 1962 al 2014, all’inizio degli anni Sessanta era uno dei più moderni camion della sua epoca. Gli fu anche conferito il marchio di qualità statale dell’Urss
Stoyan VassevLa Zil era una enorme città nella città. È stato calcolato che per fare il giro di tutto lo stabilimento sarebbe servito non meno di un anno
Stoyan VassevAi tempi dell’Urss la fabbrica aveva il suo distributore di benzina. Di questi residui dell’epoca sovietica, il territorio attorno ai vecchi impianti è disseminato
Stoyan VassevNel giugno del 1956, nel corso del processo di destalinizzazione, la fabbrica prese il nome del suo direttore Ivan Likhachёv, morto proprio quell’anno. Nella sua lunga storia, la Zil ha aiutato altre aziende automobilistiche sovietiche. Per esempio lo Zil-170, che era stato progettato a fine anni Sessanta, divenne la base per i primi modelli della Kamaz, la nuova fabbrica che nel 1969 il Comitato Centrale del Pcus decise di aprire a Naberezhnye Chelny, in Tatarstan
Stoyan VassevDa centinaia di pezzi si forma, sulla linea semiautomatizzata, il cuore stesso della macchina, il motore. L’intero processo di produzione del veicolo consta di circa 70 operazioni. Inessa Storozhenko entrò in fabbrica nel 1962. Nella fotografia che regge in mano, ci sono suo padre, Miron Klitskin, lo scrittore Maksim Gorkij (morto nel 1936) e il direttore della fabbrica Ivan Likhachёv (1896—1956). “Likhachёv era un vice in un comitato di quartiere del partito. Poi divenne il beniamino di Stalin”, ricorda Inessa. “Nella vita di tutti i giorni era un bestemmiatore seriale. Diceva una parolaccia dopo l’altra”
Stoyan VassevUn garage di automezzi Zil. Nel 1936 venne aperta la linea per la produzione della prima limousine sovietica, la Zis-101. Come modello venne presa l’americana Buick. Non comprarono il progetto della macchina dagli americani, ma “si ispirarono” a un esemplare reale. Nel settembre del 1942 Stalin ordinò di progettare una nuova limousine di alta classe, la Zis-110. In quel caso, come esempio, fu usata una Packard. I prototipi furono pronti solo dopo la fine della guerra. Ai difficili anni Novanta, dopo il crollo dell’Urss, la Zil arrivò impreparata, e il capo dello Stato la lasciò per una Mercedes. Le limousine nazionali divennero tutto a un tratto superflue
Stoyan VassevNel 1992, prendendo a modello un camioncino Mercedes, iniziò la progettazione dello Zil-5301, soprannominato “bichòk”, “torello”, poi commercializzato dal 1996 al 2004. Fino al 1994 in questo impianto ancora si produceva il veterano dei camion sovietici, lo Zil-130 (nel decennio successivo fu prodotto dalla Uamz, in seguito chiamata Amur, un’azienda automobilistica sugli Urali). Fin dal crollo dell’Urss non poteva più concorrere con i moderni modelli che arrivavano dall’estero. Verso la fine degli anni Novanta la Zil entrò in perdita, non riuscendo a tenere il passo dei più economici camion cinesi. Si iniziò a parlare del rischio di chiusura
Stoyan Vassevion cinesi. Si iniziò a parlare del rischio di chiusura.16. Vera Avsineeva entrò in fabbrica nel 1972 per lavorare in catena di montaggio.“Era un compito molto rispettato all’epoca. Il lavoro era duro ma sempre interessante. Per i programmatori e controllori c’era sempre da imparare, e la fabbrica era sempre operativa”
Stoyan VassevGli anni 2000 per la Zil furono molto difficili. Le autorità di Mosca decisero di costruire al suo posto un Parco tecnologico e un complesso abitativo. Nel 2013 ci fu la chiusura definitiva e già nel 2015 gran parte degli edifici era stato demolito
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