Versi e follia: quando la poesia cura l’animo umano

Emotional stress illusions

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I pensieri delle persone affette da disagio pischico sono stati tradotti in poesia e pubblicati in una raccolta, “Caimania”, ora disponibile anche in lingua italiana grazie al lavoro dello slavista Massimo Maurizio

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Mariya Malinovskaya ha scoperto il mondo interiore dei malati psichici assolutamente per caso. Un amico, affetto da schizofrenia, le aveva dato da leggere il suo diario. A folgorarla sono stati il suo desiderio di non ritirarsi inascoltato dal mondo degli uomini e la singolare bellezza dei suoi pensieri. Così Mariya ha capito che doveva ricavarne qualcosa. Sulla base di questa lingua viva e di quella di altri malati psichici Masha ha pubblicato una raccolta di poesia documentaristica “Caimania”. La prima parte è apparsa sulla rivista concettualista Text only e ha ottenuto delle nomination in una serie di premi letterari, mentre la seconda è uscita di recente sul bollettino d’arte contemporanea Tsirk Olimp+Tv.

Gli eroi lirici del ciclo sono malati psichici che sentono delle voci, il più delle volte spaventose. Ora “Caimania” è stato tradotto in italiano da uno dei più noti slavisti e traduttori italiani, Massimo Maurizio. La sua intenzione era quella di inserire le traduzioni di “Caimania” nella raccolta “DisAccordi. Antologia di poesia russa 2003—2016”, una selezione di versi di poeti russi da lui tradotti in italiano, ma il numero di liriche superava di gran lunga quello previsto dalla raccolta e per questo in futuro Mariya e Massimo pensano di dedicare al ciclo di versi un’edizione a parte.

Le voci non le sento solo ioma anche mia madre mia sorella e mio padre mortoloro mi sentonoche cosa cantano le mie vocie loro hanno le loro vocilo so per certoio sento soltanto le mie vociIrina. Trascrizione delle parole di Irina (diagnosi: schizofrenia paranoide), dal ciclo "Caimania"

In “Caimania” ci sono decine di eroi lirici. Come hai scelto il materiale?

Uno dei miei amici più cari amici soffre di un grave disturbo mentale. Quando si è manifestato, ha rovinato la sua promettente carriera di pianista. Per i malati psichici è più facile comunicare con chi può capirli e prova lo stesso disagio. Per questo esistono delle community abbastanza chiuse. Grazie a lui ho cominciato a scoprire uno dopo l’altro molti dei protagonisti dei miei versi.

È stato facile stabilire dei contatti con loro? Si sono aperti facilmente?

Dipendeva dai casi. Hanno bisogno di sostegno. Spesso anche le persone che gli sono più vicine li abbandonano, si rifiutano di comprenderli e ascoltarli. Uno dei miei imperativi interiori era quello di dare a queste persone la certezza di essere ascoltate.

Mi hanno picchiatami picchiavano sul petto in testa sotto il pettotra gli altri lo faceva anche la mia mammami succhiano tutte le labbra da un mese me le succhianoIrina. Trascrizione delle parole di Irina (diagnosi: schizofrenia paranoide), dal ciclo "Caimania"

I tuoi versi sono spesso angosciosi, le parole dei malati psichici ti provocano un brivido nella schiena. Non è stato terribile per te immergerti in questo mondo? Quanto ti ha segnato questa esperienza?

Qualche volta avevo paura. Con alcune persone ho stabilito da subito un rapporto di fiducia, quasi d’amicizia. Ma a tratti avevo l’impressione di comunicare non con dei veri individui, ma con degli esseri paralleli che parlavano al loro posto e che mi trascinavano in un universo ignoto e tormentoso. Si è trattato di un lavoro estenuante che mi ha messo a dura prova non solo sul piano psichico, ma anche fisico.

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Tuttavia, non è stato solo un dispendio di energie. Da quando queste persone sono entrate nella mia vita è entrata una nuova dimensione. Ho cominciato a vedere le cose in modo diverso: talvolta quando le cose vanno storte storci subito il naso, poi ti capita di comunicare con persone che sentono quelle voci 24 ore al giorno, che qualche volta le maledicono e ti accorgi che non solo non si arrendono alla disperazione, ma addirittura trovano la forza di lavorare e ti incoraggiano! Quando vedo come queste persone lottano per la loro vita, sento nascere in me una nuova forza.

E poi ho immediatamente capito che lo stereotipo sociale del “pazzo” non ha niente a che vedere con la realtà e che può diventare un marchio inflitto a persone con problemi e destini molto diversi tra loro. Un marchio che può procurargli tanta sofferenza e tanti problemi di salute. 

La posizione è sempre la stessadue mi tengono le gambe e un terzo si avvicinami prendevano compagnie intere mi giravano la testa altri in boccacome riesco a sopportare che dieci-venti-cinquanta non lo soIrina. Trascrizione delle parole di Irina (diagnosi: schizofrenia paranoide), dal ciclo "Caimania"

 

Che cosa intendevi comunicare all’opinione pubblica? Qual è il messaggio del tuo progetto?

Volevo raccontare la storia di queste persone al di fuori del contesto medico, religioso o esoterico e persino al di fuori del mio rapporto con loro: in tutti i miei versi ho cercato di registrare la lingua viva dei miei interlocutori, lì le mie parole sono assenti.

Oggi quando si sente dire che qualcuno soffre di una malattia mentale quasi istintivamente ci si allontana, ma io volevo superare questo pregiudizio. Queste persone non sono diverse da noi, hanno semplicemente dei problemi, ma tutti comunque le evitano, come si fa con i malati affetti da altre patologie.

Una delle protagoniste di “Caimania” dice che quando si è ammalata ha perso il lavoro, il marito l’ha abbandonata e sua madre ha smesso di comunicare con lei. Per il timore superstizioso di incorrere nella stessa disgrazia. “L’unica consolazione è stato il mio gatto: affondo il mio viso nel suo pelo e piango”, dice.

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Le persone che hai incontrato non sono ricoverate in strutture speciali, sono inserite nella società?

Non tutte, a molti di loro ho fatto visita in ospedale. Lì la situazione è terribile: il più delle volte la diagnosi emessa per chi sente le voci è quella di “schizofrenia” e si comincia a somministrargli dei farmaci molto pesanti. Gli effetti collaterali sono permanenti e spesso una persona finisce col trasformarsi in un vegetale.

Nei centri di cura mancano i volontari, volevo propormi, ma accettano solo volontari dai 25 anni in su, e io ho 22 anni. Ma intanto cerco di dare a queste persone ciò di cui hanno bisogno.

Oggi mi hanno maltrattatae mi hanno analizzata come un bambinosembra che secondo tutti gli indicatori che fanno le curve io sono un bambinoal quale è riservato un postosoltanto nella violenzaIrina. Trascrizione delle parole di Irina (diagnosi: schizofrenia paranoide), dal ciclo "Caimania"

 

E i protagonisti dei tuoi versi hanno letto il tuo ciclo? Che reazioni hanno avuto?

L’hanno letto, certo. Quando è uscita la prima parte di “Caimania” alcune persone mi hanno mandato i loro commenti su Facebook e loro non erano dei protagonisti potenziali delle mie poesie, ma piuttosto persone della mia cerchia letteraria, miei cari amici. Mi hanno confessato che anche nella loro vita erano accaduti episodi simili e hanno avuto voglia di raccontarmi le loro storie. Naturalmente sarò solo io a conoscere la loro identità. Sono venuti da me con il desiderio di raccontare.

Gli stessi protagonisti dei miei versi hanno reagito nei modi più vari. Alcuni di loro si trovano in una condizione talmente difficile non solo da non riuscire a leggere, ma neppure a parlare, vivono chiusi nel loro mondo. Quando gli fai una domanda rispondono a modo loro e non resta che trascrivere ciò che dicono.

Per alcuni questo era un mezzo molto importante per comunicare, una richiesta d’aiuto rivolta al mondo in generale e ai propri cari in particolare, una testimonianza di non essere più soli con i propri problemi. Molti mi dicevano che ora dopo la pubblicazione di questi testi avevano smesso di sentirsi inutili e non sentivano più che la loro vita fosse perduta. Un mio amico pianista mi ha detto che in questo modo attraverso la poesia sarebbe riuscito a conservare il suo legame con l’arte.

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