Peterhof, la reggia degli zar sul Golfo di Finlandia.
: ufficio stampa“Fresca come cupo smeraldo all’ombra di folti giardini, brillante come cristallo, levigata dall’acqua è Peterhof”. I versi di Vjazemskij accolgono i visitatori alla mostra “Le meraviglie degli Zar. I Romanov e il palazzo imperiale di Peterhof”. Inaugurata il 16 luglio nella Reggia di Venaria Reale (Torino), realizzata dal Peterhof State Museum-Reserve di San Pietroburgo e dal Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale, la mostra, che ha già accolto 28mila visitatori, racconta la dimora estiva dei Romanov attraverso proiezioni, dipinti, abiti e oggetti preziosi provenienti dalla reggia pietroburghese.
Centocinquanta fontane, 135 costruzioni idriche, 100 litri di acqua consumati dalle fontane al secondo, 20 metri di altezza il getto più alto. I numeri stupiscono e fanno pensare a una copia di Versailles; ma un video, mentre le immagini dei giochi d’acqua incantano, spiega che Peterhof è una reggia autenticamente russa. E racconta del sogno di Pietro il Grande.
Ecco lo zar in un arazzo, mentre salva l’equipaggio di una nave sul lago Ladoga. Fu lui ad aprire la Russia agli stili di vita occidentali, incoraggiò i russi a viaggiare e a studiare le lingue straniere, chiamò le maestranze europee in Russia, dove lavorarono per tutto il Settecento.
E fu lui a sognare Peterhof. I lavori iniziano nel 1714 e nel 1723 la reggia viene inaugurata. Dopo di lui gli altri Romanov contribuiscono a renderla una delle sette meraviglie della Russia, con nuovi giardini, fontane e palazzi. Alle pareti zar e zarine: nei ritratti ospitati a Venaria ci sono Nicola I in uniforme e Caterina seduta sul trono. Fino all’ultimo zar, Nicola II, che abbandona la reggia allo scoppio della Prima guerra mondiale. La rivoluzione d’ottobre e il secondo conflitto mondiale, con il passaggio di nazisti e sovietici, segnano il declino di Peterhof. Solo dopo il 1945 inizia il grande lavoro di ricostruzione, che riporta le scenografie acquatiche a quello che avevano realizzato al tempo dei Romanov maestri fontanieri, architetti e scultori, tra cui gli italiani Carlo e Francesco Rastrelli.
Il sottofondo dei valzer viennesi immerge nell’atmosfera di corte. “Tutte le feste erano immense, grandiose oltre ogni dire”: così le descriveva Vittorio Emanuele III in visita in Russia. Gli ospiti arrivavano in barca lungo il canale che collega il palazzo al mare e una scalinata li portava nel salone da ballo. L’eleganza era in stile europeo: Pietro I aveva voluto sostituire il vecchio stile. Davanti ai visitatori ricami dorati, velluti e pizzi degli abiti delle zarine, che ci si immagina di vedere danzare. Mentre i semplici ritratti femminili di Pietro Antonio Rotari, pittore di corte, ricordano la naturalezza della bellezza russa. Lusso ed eleganza non mancavano nemmeno a tavola. Sembra di assistere a un banchetto ammirando i pezzi decorati in oro su fondo rosso mattone del servizio Guriev, prodotto in 4.500 pezzi dalla prima fabbrica di porcellana russa.
Lasciato lo sfarzo delle feste, ecco la vita quotidiana a corte. Lorgnette d’oro, preziosi set liturgici ortodossi, tabacchiere di brillanti, vasi, parascintille per camini ricamati. In Europa i Romanov acquistavano oggetti preziosi e molti li facevano realizzare dagli artigiani russi su disegno europeo con lapislazzuli, diaspro e la preziosa malachite verde degli Urali.
Una reggia nella reggia dunque: entrambe patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, il legame tra Peterhof e Venaria testimonia dei contatti tra Savoia e Romanov. A metà Settecento anche Torino diventa una tappa dei nobili russi in Europa. Il primo Romanov ad arrivarci fu Paolo I nel 1782. Nell’Ottocento poi le mete sabaude si estendono fino a Genova e Nizza.
I Savoia iniziano a viaggiare verso la Russia più tardi, con Umberto I nel 1870. Vittorio Emanuele III torna per l’ultima volta per l’incoronazione di Nicola II, che nel 1909 sarà a Racconigi. È l’ultimo incontro ufficiale. Nel 1917 la storia avrebbe chiuso i tre secoli della dinastia Romanov. Ma non delle meraviglie che ci ha lasciato.
Per maggiori informazioni:
Mostra aperta fino al 29 gennaio 2017
Sala delle Arti
Reggia di Venaria, Torino
+390114992333
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