Brodskij a Venezia (Foto: Viktor Vasenin / RG)
Nel 1993, i registi Elena Jakovich e Aleksej Shishov hanno girato un film documentario in due parti intitolato “Passeggiate con Brodskij”. Nelle riprese, il poeta cammina per Venezia mostrando i suoi luoghi preferiti e meditando sulla Patria, sulla cultura e la politica, sulla poesia e la filosofia, sul tempo e su se stesso. Fu questa l'unica volta in cui il vincitore del premio Nobel, grande poeta del XX secolo girava un documentario, per la televisione russa. Rossiyskaya Gazeta ha intervistato Elena Jakovich.
In che modo il destino l'ha portata a incontrare Brodskij?
Io allora lavoravo per la Literaturnaya Gazeta ed era proprio in quel periodo che gli archivi segreti venivano aperti. Così era comparsa l'opportunità di vedere i documenti dei dirigenti del partito a proposito del premio Nobel. Nel paese la perestrojka era allora in pieno corso, nondimeno, si stava ancora a disquisire, per inerzia, se la notizia del premio Nobel a Brodskij si sarebbe dovuta pubblicare sulla stampa sovietica. Io dedicai un'intera colonna su questo argomento per Literaturnaja Gazeta e così mi venne l'idea folle: perché non chiedere direttamente a Brodskij di commentare questi documenti? Ci procurammo il suo numero di telefono, Brodskij rispose, assai gentilmente, che l'unico commento che poteva dare era che la questione non meritava alcun commento. Diceva che proprio per questo tutto si era sfasciato, perché la gente a un tale alto livello di responsabilità si preoccupava di simili sciocchezze.
E allora io gli domandai all'improvviso se avrebbe dato il consenso a girare un film su di lui. Lui rispose cortesemente: “Be', forse, in qualche modo...”. Chiaramente, per uscire dal discorso. Allora però, agli inizi degli anni '90 tutto sembrava possibile! Proponemmo l'idea del film all'amico di Brodskij, il poeta Evgenij Rejn. Tutto venne deciso con rapidità: lo gireremo a Venezia, lì è così bello, in più c'è anche il saggio di Brodskij “Fondamenta degli Incurabili” ed ecco fatto, lo scenario è pronto (a noi così parve allora). E così tutti insieme scrivemmo a Brodskij delle lettere. Rejn scrisse la sua, il ministro della cultura Evgenij Sidorov, la sua, il mio co-autore Aleksej Shishov preparò una lettera per la televisione. Come risultò essere in seguito, le lettere non vennero mai recapitate e siccome non ricevemmo alcuna risposta, dopo due mesi io e Rejn decidemmo di contattare Brodskij telefonicamente. E lui rispose subito e con molta semplicità disse: “Sarò in Italia in ottobre, potete venire allora”.
Elena Jakovich (Foto: Viktor Vasenin / RG)
Quale impressione Le fece Brodskij?
Lui era molto bello ed elegante nel suo ricercato impermeabile spiegazzato e col cappello di Borsalino, come mi fece notare Rejn, perché noi quelle marche non le conoscevamo. Fumava senza fine le sue sigarette preferite, le “Merit”, e scherzava: “famiglia italiana: mamma, papà e grappa”. Subito e in maniera incondizionata diede l'impressione del genio. Nel caso di Brodskij suona quasi banale, ma il fatto è che ciò era visibile indipendentemente dal volume delle sue opere e al di là della sua autorità: ogni suo gesto, ogni parola, come un torrente, era geniale. La conversazione con lui richiedeva tutta l'energia e il rispetto delle distanze. Avevamo l'impressione che bastava una domanda fuori luogo, un passo falso e la comunicazione si sarebbe interrotta.
Brodskij diceva che Venezia è una città dove tutto il tempo si vuole mostrare qualcosa a qualcuno, non guardare da soli, ma condividere con qualcuno...
Una volta disse: “Se sapeste come sono felice di mostrare Venezia ai russi!”. Fu l'unica volta che gli chiesi di ripetere una cosa per le riprese. Ma lui non accettò. Stare al passo con lui era impossibile, si muoveva così rapidamente per Venezia. Il terzo giorno, se non sbaglio, era partito per mostrare l'ennesima sua chiesa preferita e lì c'erano dei funerali. Brodskij mutò espressione all'improvviso e disse: “Se andate lì, potete vedere come depongono la salma nella gondola”. Con lui nulla accadeva per caso. Allora nessuno poteva pensare che lui sarebbe stato sepolto a Venezia e che, filmando la gondola che nuotava per la laguna verso il cimitero di San Michele, “l'isola dei morti”, noi stavamo filmando come sarebbe stato sepolto lui.
Come reagì Brodskij alla notizia che il film e la troupe ottennero il principale premio televisivo russo?
Del film disse: “C'è troppo di me, ci poteva essere di più di Venezia. La musica invece è fantastica”. Mentre invece quale fu la sua reazione a proposito del TEFI (premio televisivo), non so. Ovviamente gli telefonammo, anche perché il primo TEFI della storia cadeva il 24 maggio 1995, giorno del suo compleanno, come si scoprì poi, il suo ultimo.
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