Quando l'amore sfida il tempo

Foto: Flick

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La passione tra Anna Akhmatova e Amedeo Modigliani, raccontata nel libro “Anna e Amedeo”, e l’amore prorompente di Lev e Svetlana, che sfida tredici anni di lontananza, documentato in “Qualcosa di più dell’amore”. Storie di incontri, passioni e sofferenze, nei nostri consigli di lettura per il vostro San Valentino

Anna e Amedeo. Lev e Svetlana. Due storie d’amore che sfidano il tempo. Per arrivare, con tutta la loro intensità, agli innamorati di oggi. “Anna e Amedeo” (Odoya, 176 pagine, 14 euro) racconta il legame segreto tra Anna Achmatova, la più grande poetessa russa del Novecento, e Amedeo Modigliani, artista italiano dallo stile unico. Lev e Svetlana sono i protagonisti di “Qualcosa di più dell’amore” (Neri Pozza, 336 pagine, 17 euro), sopravvissuti a tredici anni di lontananza forzata, scanditi dalle oltre milleduecento lettere riportate nel volume.

 
La copertina di “Anna e Amedeo”

Parigi, 1910. La capitale francese è il centro indiscusso della cultura mondiale, polo d’attrazione per artisti, scrittori, esiliati politici, scapestrati d’ogni genere. Ai tavolini della Rotonde, piccolo caffè del quartiere Montparnasse, siedono personaggi del calibro di Pablo Picasso, Diego Rivera, Marc Chagall, Lev Trockij. E Amedeo Modigliani. Che ancora non è riuscito ad affermarsi e si barcamena tra la cronica mancanza di denaro, problemi di salute e sbronze colossali. Qui incontra – e ne resta letteralmente folgorato – la ventunenne Anna, in viaggio di nozze con il marito Nikolaj Gumilëv. I due uomini si fanno subito antipatia. Gumilëv, anni dopo, lo ricorderà come un "mostro ubriaco".

Lei invece ritornerà a Parigi l’anno successivo, da sola, per trascorrere l’estate in un romantico appartamento di rue Bonaparte. Di questo rapporto – fu solo un’amicizia innocente o una passione dirompente e pericolosa? – restano solo il breve saggio “Le rose di Modigliani”, allegato al volume di Odoya, che la Achmatova scrisse cinquantaquattro anni dopo quel primo incontro e uno schizzo del pittore livornese che ritrae una giovane e languida Anna. 

Boris Nossik, incrociando lettere, poesie e testimonianze, elabora una raffinata “piece” amorosa. Con l’occhio malizioso di un regista ci mostra, come in un lungo piano-sequenza, i momenti più significativi della loro relazione. Aprendo agli studiosi e ai lettori ipotesi suggestive: quale tra le donne ritratte da Modigliani, nel suo tratto inconfondibile di colli allungati e corpi flessuosi, è Anna Achmatova?

 
La copertina di “Qualcosa di più dell’amore”

La prima missiva è datata 12 luglio 1946, l’ultima 23 novembre 1954. Si tratta di un carteggio unico, la più grande raccolta di lettere dal gulag, donata da Lev e Svetlana all’archivio storico del campo e ricostruito dallo storico inglese Orlando Figes, che ha arricchito il libro di fotografie d’epoca, interviste, resoconti di altri detenuti. 

L’amore di Lev e Svetlana, nato tra i banchi della facoltà di Fisica di Mosca dove entrambi s’iscrivono nel 1935, cresce e si rafforza, provato dagli eventi della storia che s’intrecciano alle loro vicende personali. Prima la guerra, poi la prigionia di Lev nel gulag di Pečora. Li separano tredici lunghissimi anni e duemila chilometri. A tenerli uniti, solo lettere e sporadici incontri clandestini quando le maglie della prigionia cominciano lentamente ad allentarsi.

Molte delle lettere furono contrabbandate all’esterno del campo di lavoro e sono quindi libere dalla censura: un documento straordinario di una pagina oscura della storia russa. Ma il libro è soprattutto l’omaggio a due persone che vollero opporsi a un destino già scritto. Capaci di affrontare la prove più dure eppure timidi nel dichiararsi amore reciproco. Preferendo un pudìco e tenero indovinello: "Voglio dirti solo tre parole, due sono pronomi e la terza è un verbo che può essere letto simultaneamente in tutti i suoi tempi, passato, presente e futuro".

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