I lungometraggi del periodo sovietico continuano a essere molto amati in Russia, tant’è che vengono spesso riproposti in tv, soprattutto a Capodanno (Foto: Ria Novosti)
Di film in Russia se ne girano parecchi. Eppure gli spettatori preferiscono rivedere i vecchi capolavori del cinema. Ma che cosa sarà a suscitare questa nostalgia per il vecchio cinema sovietico? Rbth ha cercato di indagare la questione.
I serial con il maggior indice di ascolto sono oggi quelli di ambientazione sovietica. È quanto accade con “Il caso della gastronomia numero 1”, la fiction che ha per protagonista il direttore del leggendario negozio di gastronomia Eliseev, sito nella strada più centrale di Mosca, via Gorky, che oggi è tornata a chiamarsi via Tverskaya. O con "Furtseva" che racconta la vita dell’ex ministra della cultura sovietica. E anche con "Galina" serial sulla figlia del segretario generale del Pcus Leonid Brezhnev; o con la fiction "Maresciallo Zhukov", la storia del più grande comandante delle forze armate sovietiche. E le nuove fiction a puntate ambientate in epoca sovietica continuano a essere prodotte a un ritmo molto intenso.
Cinema, quando le battute diventano proverbiali |
Ma anche i lungometraggi del periodo non sono stati dimenticati. Commedie come "L’amore e i piccioni", "Mosca non crede alle lacrime” e “L’ironia del destino, oppure Buona sauna!”, che la tv manda in onda ormai ciclicamente da anni a Capodanno, continuano ad avere indici di ascolto significativi.
Qual è il loro segreto? Possibile che siano dotati una tale potenza comunicativa, o non sarà perché sono stati girati da grandi professionisti del cinema? È noto che le “favole sovietiche” girate allora potevano competere con i film hollywoodiani. Il celebre regista Aleksandr Mitta, autore di alcuni di questi cult sovietici,
come "L’equipaggio" e " Ardi, ardi mia stella" spiega così il fenomeno: "La gente cerca conforto nel passato. Il cinema del passato assolve a questa funzione positiva ed è giusto perché la gente ha bisogno di andarne fiera, o quanto meno di averne rispetto. Nel nostro passato sovietico vi sono stati fatti inaccettabili come il terrore staliniano, ma quello della stagnazione brezhneviana era vissuto da tutti come un periodo positivo. Le imprese funzionavano, i generi di prima necessità non mancavano e uno stipendio veniva garantito a tutti. Il ricordo di quel periodo, che da alcuni è stato percepito come terribile per la mancanza di libertà, è ancora vivo. Ma la stragrande maggioranza delle persone non sentiva il bisogno della libertà, l'essenziale era poter vivere una vita tranquilla, metter su famiglia, crescere i propri figli. E i film del periodo parlano proprio di questo passato. Ecco perché risultano così affascinanti anche oggi”.
Suggestioni, remake e fantasie sul tema
L'interesse per il cinema sovietico ha catturato anche i produttori. Alcuni anni fa è di colpo esplosa l’abitudine di colorare i vecchi serial e i film girati in bianco e nero. Questa tecnica di colorazione è piuttosto dispendiosa e complessa, ma nel caso in questione non si è badato a spese e non si sono lesinati gli sforzi perché l’operazione è stata promossa da alcuni network televisivi e i network televisivi sono i committenti più ricchi e potenti. Sono stati colorati film cult quali "Primavera in via Zarechnaya”, " I tre pioppi sulla Pliushchikha", "Ragazzi allegri" e "Cenerentola" e la fiction "Diciassette momenti di primavera" e altri. Però il fatto curioso è che la maggioranza degli spettatori ha continuato comunque a preferire la loro versione in bianco e nero.
L'altra modalità di sfruttamento dell'interesse per il cinema sovietico riguarda il filone dei sequel e dei remake. Ciò vale soprattutto per le commedie: è il caso di "Amore in ufficio" che racconta della passione sbocciata tra una capoufficio chiamata da tutti “la megera”, con una vita privata insoddisfacente, e un suo sottoposto, un “perdente” rimasto single con due figli a carico. O “Fortune da gentlemen” che narra la vicenda di un giovane educatore di un asilo incredibilmente somigliante a un celebre “ladro in legge”, che insieme ai suoi complici, va alla ricerca di un tesoro nascosto. È apparso persino un sequel dal film “L’ironia del destino” da mandare in onda a Capodanno come il primo.
È stato anche girato un nuovo remake di “Ragazzi allegri”, il musical dove brillavano due astri del cinema sovietico, Lyubov Orlova e Grigory Aleksandrov. Furono proprio loro a portare da Hollywood in Unione Sovietica questo nuovo genere di produzione cinematografica e questa tecnica innovativa. Tuttavia, a detta degli stessi produttori, “Ragazzi allegri 2014” non sarebbe riuscito altrettanto bene e ha trovato uno scarso numero di distributori. Nella nuova versione non “irradia” quel grande amore per il popolo che invece c’era nel film sovietico.
Un'altra mania è quella di acquisire diritti sui film sovietici o sulle opere che ne sono alla base per girare un nuovo lungometraggio, com’è accaduto con la pièce del drammaturgo sovietico Aleksandr Volodin, "Mai separarsi dalla persona amata". La regista Oksana Bychkova ne ha tratto un film intitolato "Un altro anno ancora", trasferendo la pièce ai giorni nostri con dei giovani come protagonisti e ambientandola in un ufficio all’ultima moda. Della pièce originaria di Volodin si è conservata solo la trama. La regista afferma di voler girare film per le nuove generazioni.
Reincarnazioni del passato
I diritti sulla maggioranza delle opere cinematografiche sono oggi conservati nel Fondo cinematografico statale della Federazione Russa ed è ipotizzabile di
venire presto travolti da una valanga di remake di film di epoca sovietica. Comunque è bene non crearsi troppe aspettative. Vasily Shilnikov, vice responsabile del fondo per i diritti d’autore e gli altri diritti connessi, spiega a Rbth: “Ricavare nuovi film da vecchie sceneggiature e produrre nuovi spettacoli da vecchie pièce è senza dubbio conveniente. Tenuto conto che le nuove generazioni non amano il bianco e nero e il suono analogico del cinema del passato, i remake diventano quasi indispensabili per far scoprire ai giovani spettatori vecchi valori. Tra gli anni '60 e '70 è stato girato un numero incredibile di capolavori. Non occorre perfezionare il contenuto, ma bisogna attualizzare la forma con l’impiego di nuove tecnologie. E dopotutto perché non farlo? Un altro fatto è che i registi che girano remake di classici devono essere consapevoli che il confronto nella maggior parte dei casi sarà a loro discapito. L’assicella è stata già messa troppo in alto”.
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