La facciata dell'Ermitage (Foto: Getty Images / Fotobank)
Per chi vuole conoscere i suoi segreti, l'Ermitage non inizia dal portone principale del Palazzo d'Inverno. Ma da un modesto ingresso situato sul lato opposto dell'edificio, dove non ci sono casse, tornelli, file di turisti e attori di strada che indossano i costumi degli imperatori russi. Sul muro esterno c'è una piccola targa: "Dvortsovaja naberezhnaja, 34". “Venga puntuale, altrimenti da solo farà fatica a trovare l’entrata", mi avvertono. Senza una guida è difficile trovare una strada nel labirinto dell'Ermitage: lunghissimi corridoi, su cui si affacciano oltre duemila stanze. Attraversando decine di sale si sbuca finalmente nella galleria di quadri, dove il direttore Mikhail Piotrovskij prepara il discorso. Completo da ufficio, l'immancabile sciarpa nera indossata sopra la giacca; si avvicina al microfono e inizia a parlare a voce bassa, lentamente: “Quello di oggi è un giorno speciale per l’Ermitage…".
I gatti, i veri custodi dell'Ermitage |
Il primo timoniere
Affermato orientalista, arabista, cavaliere dell'ordine della Legione d'Onore, Piotrovskij è alla guida dell'Ermitage da oltre vent'anni. Lo studioso ricorda i primi anni Novanta, quando il paese ridotto in miseria e straziato dal crollo dell'Unione Sovietica non aveva tempo di pensare all'arte, ma anche l'inizio degli anni Duemila, quando il museo cominciò a riappropriarsi di un'esistenza normale. In quegli anni la situazione era tutt'altro che facile: stavano cambiando il sistema statale, l'approccio alla gestione museale e alla cultura più in generale. Oggi il peggio è passato: nel suo 250esimo anniversario l'Ermitage sta vivendo un periodo di rinascita. A un ritmo così rapido, probabilmente, era cresciuto e si era sviluppato soltanto all'epoca della sua fondatrice, Caterina II la Grande. Nel 1772 l'imperatrice pose le basi della collezione del museo acquistando da un mercante berlinese alcune centinaia di dipinti di autori olandesi, fiamminghi e italiani.
Il portale di viaggi TripAdvisor, sulla base di una classifica stilata dai propri utenti, lo ha nominato miglior museo d'Europa. L’Ermitage ha superato anche il Museo d'Orsay di Parigi e l'Accademia di Belle Arti di Firenze
Da raffaello a Utrillo
L'Ermitage di oggi non ha dimenticato l'imperatrice Caterina: alcune tele con la sua effigie adornano la sala dei ritratti della seconda metà del XVIII secolo. Queste opere rappresentano la massima espressione della scuola ritrattistica russa dell'epoca, ma due milioni e mezzo di visitatori ogni anno vengono qui per ammirare anche altre opere. La collezione di arte dell'Europa Occidentale conta circa 600mila pezzi in esposizione, tra cui capolavori assoluti come le Madonne di Leonardo Da Vinci, la "Stanza rossa" di Matisse, il "Ragazzo accovacciato" di Michelangelo e la "Venere di Tauride".
All'interno del museo (Foto: PhotoXPress)
L'esposizione permanente occupa 120 sale. Le mostre temporanee sono allestite in dieci diversi spazi espositivi di proprietà del museo. In totale, la collezione dell'Ermitage (considerando i reperti preistorici, i capolavori dell'antichità classica, l'arte orientale e quella del mondo slavo) comprende tre milioni di manufatti dal valore inestimabile. È un vero e proprio impero artistico, con un personale di 2.500 collaboratori e sedi di rappresentanza all'estero.
Nel 2003 è stata costituita l'organizzazione dei volontari del'Ermitage. Attualmente vi sono più di cento persone da tutto il mondo impegnate in progetti di sostegno e salvaguardia del museo
Altri mondi
L'Ermitage ha fatto il suo ingresso sulla scena internazionale nel 2004, con l'apertura di una filiale ad Amsterdam. In seguito sono state create filiali a Venezia e a Las Vegas. Con la Penisola il museo pietroburghese ha un legame particolare: nel 2007 è stato inaugurato il centro scientifico-culturale Ermitage Italia a Ferrara, al quale ha fatto seguito un anno fa un centro in piazza San Marco a Venezia.
Una sala dell'Ermitage (Foto: Geophoto)
Il Palazzo dello stato maggiore
Il cambiamento più significativo nella vita dell'Ermitage negli ultimi decenni è avvenuto nella sua città natale: una volta conclusi i lavori di ristrutturazione del palazzo dello Stato Maggiore, l'edificio è stato concesso in gestione all'Ermitage. Benché le finestre dell'edificio affaccino sulla Piazza del Palazzo (Dvortsovaja Ploschad), con vista sull'Ermitage, le sue stanze non avevano mai ospitato un museo. Per molti secoli le pareti dello Stato Maggiore non furono adorne di dipinti di Madonne, ma di ritratti di generali.
Fin dal 1829, quando l'edificio venne costruito (da un architetto italiano, tra l'altro, così come il Palazzo d'Inverno), i suoi pavimenti di parquet furono calpestati non dalle scarpe degli amanti dell'arte, ma dagli stivali degli ufficiali. Ed ecco che per la prima volta, nel 2012, in queste sale sono state esposte delle opere d'arte. Un museo caratterizzato da una politica espositiva conservatrice, che a lungo non si era impegnato a organizzare mostre di opere contemporanee, per la prima volta ha acquisito un'intera dépendance dedicata alle esposizioni di arte contemporanea. Per affrontare i prossimi 250 anni di grande arte.
L'articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Russia Beyond the Headlines del 2 ottobre 2014
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