Franco Masotti, direttore artistico del Festival (Foto: ufficio stampa)
Insieme a Cristina Mazzavillani Muti e ad Angelo Nicastro, Franco Masotti è parte del triumvirato che ha fatto del Ravenna festival una delle grandi manifestazioni artistiche internazionali. Alla vigilia del debutto del Balletto Mariinskij e della sua Orchestra giovanile, in scena al Teatro Alighieri dal 2 all’8 ottobre con un’entusiasmante Trilogia d’autunno, il direttore artistico racconta il percorso che ha assicurato alla città romagnola un evento da capitale europea.
Com’è nata l’idea di portare il Balletto Mariinskij a Ravenna?
Fondato 25 anni fa dal Maestro Riccardo Muti e dalla moglie Cristina Mazzavillani, il festival aveva un carattere prettamente musicale. Negli anni il pubblico della danza è cresciuto, tanto che per la Trilogia d’autunno di questa edizione abbiamo pensato al balletto. Naturale è stato rivolgersi alla compagnia che meglio ne rappresenta l’eccellenza: il Balletto Mariinskij.
Come avete organizzato una tournée così imponente?
Devono averci aiutato alcune affinità. Città entrambe edificate su paludi, Ravenna e San Pietroburgo intrattengono da anni un rapporto artistico privilegiato, quasi un gemellaggio. Il direttore del Mariinskij, Valerij Gergev, è ospite assiduo e di lunga data del Ravenna festival e anche la nostra Orchestra Cherubini, diretta da Riccardo Muti, si è esibita a San Pietroburgo. Determinante è stato anche l’intervento di ATER e del suo direttore Roberto Giovanardi, storico interlocutore del Mariinskij in Italia. Così quella che sembrava un’idea velleitaria è diventata realtà, nell’unico periodo che la compagnia aveva libero e appena prima di un biennio avaro di tournée.
Il programma come si è composto?
Va detto che il programma, supervisionato dal direttore del Balletto Jurij Fateev, è stato approntato specialmente per noi. Volevamo idealmente ripercorrere la grande storia della compagnia: dai classici imperiali Il Lago dei cigni e Giselle fino ai capolavori del Trittico ‘900”: Chopiniana, Apollo, Rubies, da Petipa, a Fokin a Balanchine, i maestri del balletto russo. Accompagna il balletto l’Orchestra giovanile del Teatro Mariinskij: elementi selezionati ad uno ad uno dal Maestro Gergev, che eseguono partitura bellissime e impegnative, da Chajkovskij a Stravinskij.
È un impegno importante per il Teatro Alighieri?
Sì, soprattutto per l’eccezionale alternanza, quasi giornaliera, degli spettacoli, che comporta per esempio smontaggi notturni degli allestimenti. L’Alighieri è un teatro all’italiana di piccole dimensioni: il palcoscenico misura 12 metri e le tecnologie non sono avanzatissime, ma le nostre maestranze sono abituate a lavorare bene e velocemente su grandi produzioni e anche questa volta sono pronte allo sforzo. Per noi sarà molto emozionante ammirare il Balletto Mariinskij nel nostro teatro, che fu realizzato dallo stesso architetto della Fenice di Venezia e ne è una sorta di fratello minore.
Che atmosfera si respira a Ravenna in questi giorni?
Certo è che tutta la città è in fibrillazione: anzi, poiché proprio in questi giorni si deciderà se Ravenna sarà capitale europea della cultura 2019 crediamo che questo evento possa influire sulla scelta. Tutti siamo in attesa. L’Alighieri non ha una sala ballo e così i ballerini proveranno presso una scuola di danza cittadina: immaginiamo l’emozione degli allievi che li avranno accanto! Per giorni Ravenna si riempirà di bellissime presenze, circa 200 tra ballerini e orchestrali, che accoglieremo con la nota ospitalità romagnola. Peccato solo che non sia più con noi un grande amico del festival, Tonino Guerra, appassionato cultore dell’arte russa.
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