Ivan Vasiliev in "Le Jeune homme et la Mort” (Foto: Damir Yusupov)
È tornato al Teatro alla Scala Ivan Vasiliev, il ballerino russo fenomeno di tecnica e personalità. Milano è stata nelle ultime stagioni una delle tappe importanti del suo vagare artistico nel mondo, ospite delle migliori compagnie di balletto, dopo che tre anni fa lasciò il Teatro Bolshoj (insieme all’allora fidanzata, l’étoile Natalia Osipova) per la costernazione dei moscoviti.
Alla Scala, dove con una manciata di apparizioni ha conquistato il pubblico (moltissimi, con il suo nome in cartellone, gli spettatori russi in platea), è atteso ora per quattro recite (30 maggio, 1, 4, 5, 7 giugno, www.teatroallascala.org) in uno dei titoli forti del suo repertorio: Le Jeune homme et la Mort, balletto esistenzialista di Roland Petit.
Ivan Vasiliev, cosa rappresenta per Lei questo balletto di culto?
Quello di Jeune homme è forse il ruolo che fa più parte di me. Un giovane, non si sa chi sia, attende, non si sa che cosa. Ma noi tutti aspettiamo qualcosa nella vita, no? Per me ogni recita è diversa: l’importante è cominciare bene, poi la coreografia, la musica e l’istinto mi portano. È stato così da quando nel 2010 debuttai al Teatro Bolshoj in questo balletto, riallestito solo per me da Roland Petit. Da allora si creò tra noi un legame speciale, qualcosa di più del rapporto tra maestro e allievo: era così entusiasmante per me ascoltarlo, mi sembrava di avere accanto un’enciclopedia della danza del Novecento. Quando appresi della sua scomparsa, tre anni fa, volli danzare in suo onore questo balletto - forse quello che meglio lo rappresenta - con l’English National Ballet, a Londra.
Osipova-Vasilev, dal Bolshoj alla Scala |
Alla Scala divide il ruolo con tre ballerini italiani, tra cui la nostra étoile Roberto Bolle. Che effetto fa?
È un balletto che si presta a tante interpretazioni, legate alla personalità di ogni interprete. Con Roberto Bolle poi è già capitato di alternarci nelle recite di questo balletto, la scorsa primavera a Londra, nell’ambito dello spettacolo The Kings of the Dance.
Con la sua presenza in qualità di Guest per i balletti Notre Dame de Paris e Jewels si è consolidato il suo rapporto con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala. Com’è l’atmosfera?
La compagnia è davvero ottima, non solo qualitativamente, ma anche perché composta da persone adorabili, molto amichevoli. Anche con le giovani ballerine con le quali ho lavorato si sono create partnership molto sentite: con Lusymay Di Stefano e Vittoria Valerio e adesso con la nuova Prima ballerina Nicoletta Manni, che interpreta il personaggio della Morte. Essendo alla vigilia del debutto posso parlare solo delle prove, ma quanto è avvenuto sinora in sala ballo fa pensare ad un esito in scena molto interessante. Quanto al Maestro Makhar Vaziev, direttore del Ballo, posso dire che sa sempre quello che fa e che lo rispetto molto. Insomma: adoro lavorare alla Scala e spero di avere l’opportunità di esservi ancora ospite!
Intanto avrà avuto modo di conoscere meglio Milano e di viverla non solo da turista.
Sì, è un altro aspetto positivo della mia permanenza alla Scala. Non so perché ma in questa città riesco a dormire veramente bene. Per non dire del cibo italiano: grazie ad Anna, la mia interprete e amica, ho scoperto ristoranti autentici, non da turisti. Ma amo tutta l’Italia: per l’autunno sto programmando un viaggio a Roma con la mia fidanzata. E un giorno mi comprerò un’isola nel mare italiano, come fece Nureyev con Li Galli… Scherzo ovviamente, però magari una casetta a Positano…
Nell’attesa quali sono i prossimi impegni artistici?
Da San Pietroburgo, dove oggi vivo, mi aspetta il finale di stagione con il Balletto del Teatro Mikhailovskij, di cui sono Primo ballerino, che divido con l’impegno di Principal dancer dell’American Ballet Theatre. Un progetto al quale tengo molto è il nuovo spettacolo The Kings of the Dance, che insieme ad altri ballerini, anche russi, la prossima stagione mi porterà in tour in California, a Londra e finalmente anche a Mosca.
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