Foto: Elena Pochetova
Tre piani di un edificio nel cuore di Mosca. Tra praline, dolcetti, tavolette e attrezzi del mestiere. È qui infatti che sorge il Museo della storia della cioccolata russa. Un tempio per i golosi, che ospita al primo piano i reperti più rari (dai congegni indiani di epoca medievale utilizzati per produrre cioccolata liquida, agli antichi strumenti europei), al secondo e al terzo piano i reperti che testimoniano la produzione della cioccolata in Russia.
Quando tutto ebbe inizio
Il Museo della cioccolata nasce con la collezione personale di Evgeny Trostentsov, la cui raccolta fu esibita per tre anni nel Museo di storia russa contemporanea per poi essere trasferita, lo scorso gennaio, in un nuovo edificio. Entrando nel museo si ha l’impressione di trovarsi in un’epoca passata, dove pasticcieri del XIX secolo fanno a gara per aggiudicarsi il privilegio di essere nominati fornitori ufficiali della corte imperiale russa.
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La fabbrica di cioccolato nel cuore di Mosca Guarda la foto del giorno |
In occasione dell’esposizione di Parigi del 1900 − la più grande manifestazione mondiale della storia dell’umanità, visitata in sette mesi da cinquantamila persone − i pasticcieri russi furono insigniti di riconoscimenti internazionali. “All’esposizione di Parigi - spiega Elena Pegay, guida del museo, -, parteciparono due stabilimenti russi: la Einem e la George Borman company. La prima ricevette due premi: uno per i biscotti da tè e uno per la varietà del proprio assortimento. George Borman fu invece premiato per la cioccolata al latte. Per i cioccolatai russi, l’esposizione di Parigi rappresentò un vero trionfo”. Oltre a esercitare un’influenza determinante sulle tendenze del nuovo secolo, questi due marchi furono i primi a implementare alcune trovate di marketing che rimangono ancora oggi in uso in tutto il mondo.
Il museo si trova a Mosca, in piazza Triumfalnaya (al 21 di Brestskaya St., edificio 3. La fermata della metro più vicina è Mayakovskaya)
Trovate promozionali alla russa
La Einem raccoglieva i propri dolciumi all’interno di confezioni assai graziose, paragonabili a opere d’arte: decorate con colori sgargianti e rivestite all’interno di velluto o pelle. Naturalmente ciò incideva sui costi, ma permetteva al tempo stesso di proporre delle confezioni-regalo di maggior pregio. Una volta dato fondo al goloso contenuto della scatola, le eleganti confezioni della Einem continuavano infatti a circolare nelle case per decenni, con un riscontro sorprendente dal punto di vista del marketing. “Avendo costantemente il nome del marchio di fronte agli occhi, inciso su un oggetto tanto grazioso - spiega Elena -, le persone erano indotte ad acquistare solo i prodotti di quel marchio”.
Accanto alle confezioni nel museo sono esposti anche alcuni carillon, all’interno dei quali dei cioccolatieri di Mosca presentavano le proprie irresistibili creazioni. La trovata non era certo economica: dei cioccolatini così confezionati potevano costare tra i centoventi e i duecento rubli (tra i 3,5 e i sette dollari): una cifra che all’epoca equivaleva a sei mesi di paga di un operaio.
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Le dolci potenzialità del cioccolato |
Le sorpresine Kinder: una variante della Matrioska
Come tutti sanno i bambini amano masticare il chewing-gum non solo per il sapore, ma anche perché desiderosi di collezionare le cartine nelle quali è avvolto, sulle quali sono riprodotte immagini di dinosauri o automobili: una trovata di marketing astuta, che contribuisce ad aumentare le vendite. Analogamente, nel XIX secolo la George Borman Company pensò di inserire le proprie squisitezze all’interno di barattoli sui quali era scritto “farina”, “zucchero”, “vaniglia”, “cannella” e via dicendo. Le massaie facevano a gara per assicurarsi l’intera collezione. “La George Borman Company ebbe due altre due trovate geniali - spiega la guida -. Innanzitutto, fu la prima azienda al mondo a vendere per la Pasqua delle uova di cioccolata al cui interno erano state “nascoste” croci o deliziose figurine commestibili, e questo ben prima dell’avvento delle moderne sorpresine Kinder. Certo, se si pensa alla struttura “a scatole” della Matrioska, l’idea non dovrebbe nemmeno stupire... Eppure, prima della famiglia Borman nessuno ci aveva mai pensato prima”.
I Borman furono anche i primi a ideare una macchina in grado di dispensare automaticamente tavolette di cioccolata, che venivano vendute al prezzo di quindici copechi. Gli americani avrebbero iniziato a produrre macchinari analoghi per vendere le gomme da masticare solo quindici anni più tardi. Delle creazioni golose e al tempo stesso artistiche
Il 1920 segnò l’inizio di una nuova era: sino ad allora infatti gli involucri dei cioccolatini erano decorati con l’effige dei leader. Quando però la gente iniziò a fare battute del tipo: “hanno gettato Lenin nella pattumiera” si cercò di trovare dei soggetti più neutri. Alla decorazione degli involucri dei cioccolatini contribuirono artisti di grande talento: Aleksandr Rodchenko ne creò alcuni in stile costruttivista, mentre il poeta futurista Vladimir Mayakovski compose delle brevi poesie a carattere promozionale. Nel museo è esibita una vasta collezione di questi involucri, che in alcuni casi, come dice Elena, sono stati battuti all’asta per cifre che superano i duemila euro. Ai bambini che visitano il museo viene offerta l’opportunità di seguire una lezione di cioccolateria e creare una propria tavoletta di cioccolata da portare a casa come ricordo.
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