La storia dei collaudatori “extra-terrestri” iniziò negli anni 1952-53 con la decisione, firmata da Stalin, di costituire un gruppo di collaudatori militari (Foto: Itar Tass)
Lavoravano da terra. Per far andare l’uomo nello spazio. I collaudatori della tecnologia spaziale sono diventati i veri pionieri nello spazio. Sottoposti a sforzi enormi, a stress pesantissimi e a diversi esperimenti, questi uomini che hanno anticipato le missioni spaziali hanno lavorato nelle stesse condizioni estreme degli astronauti. seza però mai staccarsi da terra.
Stazione sotterranea dell’istituto segreto di ricerca “Dinamo"
La storia dei collaudatori “extra-terrestri” iniziò negli anni 1952-53 con la decisione governativa firmata da Stalin, per ordine del comandante dell’Aeronautica, di costituire un gruppo di collaudatori militari presso la struttura dell’Istituto di ricerca scientifica di medicina dell’aviazione (NIIAM). Primo capo del dipartimento fu nominato il medico militare E. Karpov, che in seguito divenne anche il primo responsabile del Centro di addestramento dei cosmonauti. I ricercatori di questo istituto segreto divennero poi accademici Keldysh, Korolev, Sedov e altri leader del nuovo progresso nell’ignoto dettero retta ai collaudatori che avevano sperimentato il futuro di persona.
Le sperimentazioni furono eseguite in maniera molto approfondita così che i primi cosmonauti potessero essere sicuri che il corpo umano poteva sopportare anche di peggio. Ecco perché la selezione dei collaudatori fu non meno severa di quella che in seguito si fece per i cosmonauti: dei cinquemila militari esaminati, soltanto 25 si rivelarono adatti ai collaudi.
Da quanto risulta a Boris Bychkovsky, nei trent’anni dal 1950 al 1970 il numero delle persone addette ai collaudi raggiunse più o meno le 900. Ci furono anche alcuni liberi professionisti, perlopiù volontari, medici, ingegneri e meccanici aerei.
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Volare nello spazio restando a terra
“Ricordo che collaudai l’attrezzatura nelle camere pressurizzate, in particolare le tute pressurizzanti VKK-5 e VKK-6 - dice Bychkovski -, e che bisognava controllarle per verificare che resistessero agli impatti in situazioni di emergenza (utilizzando vari tipi di gas e vapore). In tutto effettuai 80 esperimenti”.
Nicholas Burkun dice: “La mia specialità erano gli esperimenti ad alta quota e la sopravvivenza, in una camera con vuoto termico e in condizioni naturali di vario tipo, come il mare, il deserto (Asia centrale), la taiga con il ghiaccio, l’Artico (l’area di Tiksi). C’erano vari incarichi, per esempio affiancare gli uomini che sanno correre velocemente nel deserto. Il kit del soldato consisteva di abbigliamento, cibo e acqua. E bisognava verificare quanto tempo sarebbero durati e quanto a lungo si riusciva a farli durare”. Dopo questi veri e propri attentati alla salute, molte persone furono esonerate dal servizio o ospedalizzate.
“Ci furono due di noi che finirono così perché vi fu una simulazione di aumento della pressione come quella che si potrebbe avere salendo rapidamente a 14mila metri di altitudine…con la maschera, ma in casacca. In ogni caso, quando eravamo ammessi al NIIAM ricevevamo soltanto un timbro con su scritto ‘Valido senza limiti di tempo’”.
Fedor Shkirenko fu operativo negli anni 1959-1961. “Perlopiù le nostre erano missioni di sopravvivenza ad alte altitudini ed esperimenti psicologici. Durante i test di compatibilità eravamo a coppie. Dovevo restare in camera d’isolamento con un amico per un mese, e poi a cinque alla volta ci facevano entrare in una stanza buia. Dopo un certo lasso di tempo, i medici ci chiedevano che ore fossero. Non c’era neppure una lampada, proprio come nello spazio. In quell’ambiente, ci salvavamo comunicando… Per quanto riguarda l’orario da indovinare, poteva differire anche di molto.
Ucraini, baltici, ebrei, russi, kazaki erano tutti in uno stesso team. Alcuni di noi fecero decine di sperimentazioni. Altri addirittura centinaia. Respiravamo soluzioni gassose differenti, pativamo il caldo e i cali di pressione, e sulle centrifughe mettevano carichi eccessivi, e poi ancora catapulte e diversi effetti psicologici. Collaudammo apparecchiature elettriche e tute spaziali. Il maggiore Khlopkov effettuò oltre 400 esperimenti. Portando dei pesi eccezionali il maggiore Gridunov continuava a chiedere: “E che mi dite degli americani? Quanti ne portano? Diamogliene di più!”.
A proposito, la Nasa non sottopose i primi astronauti a collaudi. I sovietici, invece, ebbero senso di responsabilità e spirito di sacrificio enormi ed eccezionali. Gagarin e Titov - sì, tutti gli astronauti della prima squadra - furono molto grati nei confronti dei loro istruttori, dei ricercatori e dei pre-astronauti, e vennero a parlare all’Istituto presso la stazione sotterranea “Dinamo”, dove istruirono, seguirono e prepararono i “coraggiosi giovani”, come Sergei Pavlovich Korolev chiamò gli esploratori spaziali.
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