Se Rachmaninov diventa jazz

Sono il Russian Crossover Project. Quattro jazzisti italiani che "rileggono" le opere dei grandi della musica classica russa. Ottenendo insperati consensi

Si esibiscono in club, teatri e rassegne. Eventi sempre sold out, dove hanno convinto anche il pubblico più esigente. Come all'inaugurazione della stagione concertistica del Centro russo di scienza e cultura a Roma: “Per noi era un banco di prova importante, i russi sono molto orgogliosi della loro musica tradizionale, soprattutto quelli che vivono all'estero. Non sapevamo come avrebbero reagito. Poi, invece, al termine di ogni esecuzione, un'esplosione di applausi”. Sulla scorta di questi successi, quattro virtuosi e affermati jazzisti italiani si accingono ora a incidere il loro primo album basato sul repertorio messo a punto in questi anni di spettacoli, soprattutto nella capitale. Si tratta di brani rivisitati delle opere più famose di Borodin, Musorgskij, Rimskij-Korsakov, Rachmaninov, Tchaikovsky.

Il Russian Crossover Project, così si chiama il gruppo, è formato da Valerio Serangeli (contrabbasso), Luca Ruggero Jacovella (pianoforte) Albero Botta (batteria), Alessandro Tomei (sax e flauto). Prima di immergersi in sala di registrazione hanno il tempo di raccontare la loro cavalcata a Russia Oggi dalla terrazza dell'Hotel Eden, affacciati sulla Roma della dolce vita. L'idea di mettere insieme musica classica russa e jazz mi venne nel 2008 - spiega il maestro Serangeli -. Facevo un corso di laurea in jazz al conservatorio Santa Cecilia e per la tesi mi ricordai della suite sinfonica Scheherazade di Rimskij-Korsakov che già da giovane avevo apprezzato per il suo colorismo e le melodie ricorrenti. Mi misi a vedere come queste si potevano collegare fra di loro e come potevano avere spazio di improvvisazione tipicamente jazzistica. L'operazione non fu semplice, ma alla fine è riuscita. Quindi coinvolsi alcuni colleghi con cui avevo già collaborato, musicisti dalla mentalità aperta, che mi hanno dato una grande mano per gli arrangiamenti”.

Partendo dal cosiddetto Gruppo dei Cinque, il nucleo che più di tutti ha affascinato il quartetto italiano, sia per i temi sviluppati (la musica tradizionale russa), sia per i modi, quasi estremistici, con i quali i componenti sostenevano la propria posizione (“li potremmo definire un po' come i punk dell'epoca” dice Serangeli), il Russian Crossover Project ha spinto la propria ricerca fino a Tchaikovskyci e a RachmaninovLe nostre esecuzioni – aggiunge il maestro di pianoforte Jacovella – sono rievocazioni mnemoniche estemporizzate di un modello. In parole più semplici, un ricordo ricreato in quel momento di quella melodia famosa. Noi stessi non sappiamo mai come inizia e come finirà una nostra esecuzione. Ogni volta rievochiamo quello che ci ricordiamo di un'opera famosa, dopo averne preso un tema e fatta una trascrizione creativa”. Tanto è vero che durante i loro concerti possono capitare momenti in cui echeggiano suggestioni di musica latin e progressive. O, succede anche questo, vedere gli strumentisti lasciarsi andare a piccole gag teatrali.

Non mancano i precedenti nella storia della musica. Negli Anni Settanta Emerson, Lake & Palmer fecero una versione progressive di “Quadri da una esposizione” di Musorgskij. Mentre il pianista francese Jacques Loussier è noto per le sue interpretazioni jazz di molte opere di Bach. Esperienze che per il Russian crossover project sono state fonte di ispirazione. Ma se si va più indietro, si arriva addirittura agli Anni Quaranta con un disco intitolato “Swinging Scheherazade” inciso da Franck Rosolino e Conte Candoli. Per ognuno di noi questo nella musica classica russa, anche a livello personale, è stato un percorso ricco di sorprese” riprende Jacovella. “Per esempio, ho scoperto per una seria di coincidenze che il tema principale delle Danze polovesiane di Borodin è prima ancora una musica tradizionale anatolica che tutt'oggi i bambini turchi suonano sul flauto”. Progetti futuri? "Vedremo. Per qualche mese saremo concentrati sulla realizzazione del disco al quale collaborerà anche Valeria Serangeli, primo clarinetto dell'orchestra Carlo Felice di Genova. Ci darà quel tocco di classico in più. Certo, il sogno è quello di esibirsi un giorno proprio in Russia, magari anche con musicisti del posto”.

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