Da Mosca a Petushki, il viaggio postmodernista di Venedikt Erofeev

Lo scrittore Venedikt Erofeev, conosciuto per quell'unico romanzo che ha fatto il giro del mondo: "Mosca-Petushki" (Foto: Photoxpress)

Lo scrittore Venedikt Erofeev, conosciuto per quell'unico romanzo che ha fatto il giro del mondo: "Mosca-Petushki" (Foto: Photoxpress)

Nell'anniversario della nascita dello scrittore, l'omaggio al padre di Venichka, che in quel suo tragitto in treno, scandito dalla vodka, ha messo a nudo le debolezze di un'intera generazione

Settantacinque anni fa nasceva a Nord del Circolo Polare Artico il più misterioso degli scrittori russi: Venedikt Erofeev, autore del romanzo “Mosca-Petushki” (tradotto in italiano come “Mosca sulla Vodka”, 1977). Considerato un poema intraducibile, in quanto troppo russo, scandito da eccessive ubriacature, percorso dalla ricerca di Dio e intriso di citazioni tratte da classici nazionali, è stato comunque tradotto in decine di lingue. Per migliaia di persone, in Paesi diversi, “Mosca-Petushki” costituisce un libro di riferimento. Tutti affermano: “Anch’io sono come Venichka!”.

Il mistero di Erofeev è un enigma senza risposta. Nel 1969, un ubriacone prende il treno locale per andare a fare visita all’amata. Durante il viaggio, egli beve, vaneggia, scherza e conversa con i passeggeri che via via salgono sul treno. Dopodiché viene ucciso. Questa è, in sintesi, la trama di “Mosca-Petushki”. Centottantasette pagine in formato tascabile. Ad alcuni potrebbe sembrare un’opera assurda, eppure, grazie a essa, Erofeev entrò nel pantheon della letteratura mondiale.

I russi e la lettura:
tutti i numeri nella
nostra infografica 

Dopo aver scritto il suo capolavoro, Erofeev visse per altri trent’anni, ma non scrisse praticamente null’altro. Gli bastò un libro per essere insignito dello status di “classico”. L’opera fu percepita e continua a essere percepita in modi diversi. Per un lettore qualunque, si tratta dei vaneggiamenti di un ubriacone blasfemo; per gli emarginati e gli anticonformisti è l’apologia degli emarginati e degli anticonformisti; per i critici, il primo esempio di postmodernismo russo; per le persone impegnate nella ricerca spirituale, un importante libro religioso. C’è anche chi vi vide, a suo tempo, una sorta di protesta contro il dominio sovietico: della serie, meglio finire ubriaco in un fosso che vivere in una società falsa, non libera e pervasa da un’ideologia schiavista.

Come spesso accade con i grandi capolavori, hanno tutti in parte ragione.

Nell’opera di Erofeev, i personaggi bevono davvero molto e spesso. Quasi ogni pagina trasuda alcol. La citazione più famosa è: “E subito bevvi”.

Venichka è senza dubbio emarginato ed escapista. Una persona così non si confà a nessun tipo di società, comunista o capitalista che sia.

C’è anche la ricerca di Dio. Venichka parla continuamente con gli angeli, e Petushki, una piccola e desolata cittadina nel mezzo del nulla, viene percepita quasi come l’utopistica Città di Dio. Sulle pagine del poema di Erofeev, l’aspetto divino è presente tanto quanto la componente alcolica.

Anche il postmodernismo è presente. Le citazioni scintillano, si intrecciano e vengono storpiate da Erofeev, che mescola tranquillamente i classici del marxismo con quelli della letteratura russa e mondiale, e le massime dei filosofi con banali cliché e slogan sovietici.

Venichka, infine, è anche molto tenero e toccante. Egli non è affatto un combattente. Non è un anticonformista aggressivo, né un antisovietico. Grande importanza viene data al suo pathos, all’animo umano, alle sue sofferenze, ai suoi alti e bassi, che vanno oltre qualsiasi ideale o struttura sociale. Per questo motivo il suo discorso si riduce a un delirio ebbro per poi elevarsi a preghiera.

Sì, in effetti, “Mosca-Petushki” è un’opera molto russa. Eppure, a quanto pare, anche in altri Paesi sono molte le persone con un’anima simile a quella di Venichka. Di seguito vi riportiamo i commenti di alcuni fan di Erofeev, provenienti da diversi angoli del mondo. Ognuno ha trovato in Erofeev qualcosa che sente come suo.

David Macfadyen, professore presso l’Università della California, Los Angeles
Il contrasto principale è tra un’impresa sociale orientata a un obiettivo e la capacità dell’alcol di produrre e accrescere pensieri “ribelli”. Esso consente alla mente di divagare; la società spesso non lo permette. La storia, nonostante le sue radici nella esperienza sovietica, è comprensibile ovunque. L’evasione dalla realtà non è un desiderio esclusivamente russo. La BBC, questa settimana, ha annunciato che nel territorio del Nord dell’Australia vigono alcune tra le misure anti-alcol più rigide del mondo. Ciò significa che le persone che vivono lì stanno cercando intensamente di sfuggire dalle pressioni della società australiana “progressista”.

Sempre e quando le cose vadano male, simili personaggi emergeranno quali campioni dell’evasione – perlomeno interiore. “Mosca-Petushki” è una risposta letteraria molto specifica a un problema. Ma i temi di fondo sono universali.

Paolo Ferrando, analista di business intelligence a Londra
Ho studiato russo all’università, e ricordo l’opera di Erofeev come una delle letture più piacevoli del mio ultimo anno di studi. Sicuramente, chi non ha familiarità con i grandi autori della letteratura russa potrebbe non cogliere il ricchissimo significato sottointeso del romanzo e i molteplici riferimenti incrociati che accompagnano la storia di Venichka, il quale passa dall’essere irriverente a commovente, senza mai sentirsi superfluo o, peggio, colpito. La maggior parte del simbolismo di Erofeev è grande perché è universale, e nessun tentativo di inchiodarlo a un contesto storico o letterario preciso può aggiungere molto alla sua interpretazione. Non c’è nulla, nella potenza pura della sua narrazione, in una storia che è tanto realistica quanto magica, che un lettore occidentale non possa non apprezzare.

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie