Il Centro presidenziale Boris Eltsin sorgerà a Ekaterinburg (Foto: PhotoXPress)
Ormai da un anno nel centro storico della principale città degli Urali, Ekaterinburg, i lavori di costruzione vanno avanti a ritmi serrati. I cittadini sanno perfettamente cosa sta accadendo dietro quelle recinzioni: là dove un tempo sorgeva un centro commerciale, sta nascendo il Centro presidenziale Boris Eltsin. Al progetto hanno lavorato in molti: sono parecchie, infatti, le donazioni “di storia contemporanea” arrivate al Centro. Tra queste, i tagliandi risalenti all’epoca delle file e del “deficit”: pezzi di carta grigia che negli anni Ottanta servivano per acquistare i più semplici prodotti alimentari, come i cereali, i legumi, lo zucchero e il burro. Alcuni hanno portato vecchie fotografie, giornali, riviste, volantini e poster degli anni tra il 1991 e il 1996, quando il primo Presidente russo tornava alla sua città natale in cerca di sostegno durante le campagne elettorali.
Tutti sanno che si tratta di un museo. Ma non tutti sono al corrente del fatto che esso sarà un centro dedicato “all’eredità storica del Presidente russo che rinunciò volontariamente ai propri poteri”. Queste le parole testuali dell’articolo federale n°68 del 13 maggio 2008, approvato dalla Duma, il parlamento russo. Ogni ex-Presidente avrà ora una propria biblioteca presidenziale o “centro presidenziale” dove tutti potranno raccogliere informazioni approfondite su quanto fatto da un determinato Presidente, sulle leggi che ha firmato, le persone che ha incontrato, l’epoca in cui è vissuto.
L’idea finale del progetto consiste nel fatto che tutti gli ex-Presidenti dovranno affidare i propri archivi, i regali, i manoscritti e i documenti importanti a tali centri. Qui sarà possibile svolgere ricerche storiche e scientifiche sulla base di questi materiali. I centri, poi, saranno aperti a tutti. Fra qualche anno sorgeranno diversi centri presidenziali. E alla fine del secolo se ne potranno contare circa una ventina.
Il centro di Eltsin a Ekaterinburg non è soltanto il primo della serie: Boris Eltsin è stato il primo Presidente eletto democraticamente, sulla base di elezioni popolari dirette. Prima di lui nessun capo di stato russo aveva affrontato delle elezioni. Gli anni Novanta, l’epoca di Eltsin, sono stati anni burrascosi, con mutamenti repentini durante i quali il Paese, superando gravissime crisi sia politiche che economiche, cercava con fatica di muoversi in avanti, dal passato sovietico verso la democrazia e l’economia di mercato. Le valutazioni che si possono dare di quell’epoca sono ancora oggi molto eterogenee.
L’esposizione museale verrà creata con il contributo della ditta di Ralph Applebaum (New York), che si è aggiudicata l’appalto. La stessa ditta che ha curato le biblioteche presidenziali negli Usa, la biblioteca di Bill Clinton e il Museo Ebraico di Mosca. La Applebaum sarà affiancata da un gruppo di architetti, archivisti, ingegneri e scenaristi russi guidati dal celebre regista Pavel Lungin.
L’obiettivo del gruppo è quello di mettere insieme un’esposizione dedicata alla Russia del XX secolo, a partire dalla Prima Guerra mondiale fino agli ultimi giorni del millennio. La sala denominata “Il labirinto della storia russa” presenta documenti che vanno da quelli agghiaccianti dell’epoca del “grande terrore” negli anni Trenta, ai film e foto di guerra, ai cartelli portati in strada dalla gente durante le enormi manifestazioni degli anni Ottanta contro il monopolio del partito comunista. L’esposizione “I sette giorni” è invece dedicata all’epoca eltsiniana, dal suo primo intervento rivoluzionario al Cremlino, durante una seduta ufficiale in occasione del settantesimo anniversario del regime sovietico, fino alle dimissioni volontarie del 31 dicembre 1999.
Una sezione a parte è dedicata alle libertà introdotte nell’epoca di Eltsin, e alla prima Costituzione che portò alla Russia i primi istituti democratici: le elezioni popolari, il parlamento, l’autorità presidenziale, la libertà di parola e la proprietà privata. In queste sale troveremo molte cose che non ci aspettiamo: nuove tecnologie mediatiche museali e originali soluzioni di design. E anche diverse scoperte fatte dagli storici: lettere, appunti, lavori studenteschi di Boris Eltsin (provenienti dall’archivio di famiglia), gli originali di documenti unici come ad esempio quello del primo esemplare di quell’accordo dell’Unione che doveva essere firmato il 20 agosto del 1991. Il 19 agosto però fu il giorno del putsch militare, e l’Urss andò in pezzi.
Come è stato promesso dalla squadra di progettisti, il Centro presidenziale non ospiterà solamente il museo di storia contemporanea, l’esposizione dedicata a Boris Eltsin e alla sua epoca e le mostre temporanee. Il complesso espositivo accoglierà anche centri creativi per i bambini, iniziative sociali, concerti, lezioni pubbliche, dibattiti e conferenze dedicate ai problemi della Russia contemporanea. Il Centro presidenziale si è posto un obiettivo non semplice: quello di inserirsi nel contesto della vita quotidiana di un’enorme città, e al tempo stesso nel contesto del proprio tempo.
Infine, ciò che è forse la cosa fondamentale, il Centro Eltsin è stato pensato per le generazioni più giovani, quelle nate negli anni Novanta: sono generazioni che sanno molto poco, spesso quasi nulla, dell’epoca in cui sono nati, confondono date e nomi, si accontentano di miti e stereotipi che vengono loro trasmessi dagli adulti. E spesso non si trovano persone in grado di raccontare come andarono veramente le cose, in che modo e perché è andata così. Questo è sicuramente un problema serio e proprio per risolverlo, insieme ad altri problemi, è stato ideato il Centro presidenziale Boris Eltsin.
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