Il poeta ed editore Maksim Amelin (Fonte: Wikipedia / Rodrigo Fernandez)
Vincitore del premio Aleksandr Solzhenitsyn è quest’anno il poeta, editore e operatore culturale Maksim Amelin.
Maksim Amelin, poeta della cosiddetta generazione dei quarantenni, nonché traduttore di Catullo e Pindaro, che attraverso un costante dialogo con la cultura classica ha saputo rinnovare la poesia russa, è stato insignito del premio anche per la sua attività di operatore culturale. Amelin dirige la casa editrice Ogi, che diffonde nel mercato editoriale russo prodotti estremamente selezionati e raffinati.
Maya Kucherskaya ha intervistato il vincitore sulla sua attività di promozione culturale e sulla poesia, un’arte per pochi.
Qual è
stato a suo avviso il merito più grande di Aleksandr Solzhenitsyn in campo
letterario?
Solzhenitsyn è un
artista eclettico, nella sua opera praticamente chiunque può trovare dei punti
di contatto. Io personalmente amo di più le opere in prosa scritte prima
dell’emigrazione; il Solzhenitsyn pubblicista e le sue sperimentazioni poetiche
meritano un discorso a parte, così come i suoi saggi sugli scrittori pubblicati
sulle pagine della rivistaNovyi mir.
Ricordo, tra gli altri, il suo curioso articolo su Brodsky, ambiguo, ma
profondo.
Il premio Aleksandr Solzhenitsyn è stato istituito dallo stesso Solzhenitsyn nel 1978 e viene assegnato dal 1998. Possono essere insigniti del premio solo gli autori che vivono in Russia e scrivono in lingua russa “la cui opera, dotata di elevate qualità artistiche, serve a promuovere l’autocoscienza della Russia, a contribuire in modo significativo alla tutela e allo sviluppo della tradizione letteraria nazionale”; nonché gli studiosi che si sono distinti per i loro contributi sulla storia russa e la storia dello Stato, della filosofia e del pensiero sociale russi. Il premio è stato attribuito ad Amelin con la seguente motivazione: “Per l’opera sperimentale e innovativa che ha travalicato i confini e le possibilità della poesia lirica, per l’impulso dato alla multiforme tradizione della poesia russa e per l’ampia attività di promozione svolta per la causa delle belle lettere”. Amelin verrà insignito del premio il 15 maggio 2013 a Mosca. Maksim Amelin è nato a Kursk nel 1970. Dopo aver concluso la Scuola superiore del Commercio, ha studiato all’Istituto di Letteratura. Poeta, traduttore dal greco antico, dal latino e da altre lingue, è direttore editoriale della casa editrice Ogi. Vive a Mosca
A
giudicare dal numero delle pubblicazioni degli ultimi anni, lei sembra aver
diminuito la sua produzione, non è così?
Non ho mai scritto molto. Di fatto l’intero corpus delle mie liriche è condensato
nella raccolta La parola ricurva.
Sotto alcune delle sue liriche troviamo una doppia
data, che cosa significa?
Le date doppie
corrispondono solo alla realtà. Sono lento a comporre versi, talvolta impiego
degli anni. La scrittura di getto non fa per me, non m’interessa
scarabocchiare. Sarebbe troppo semplice utilizzare dei modelli precostituiti e
prefissati, perciò mi astengo dal farlo. Ogni singolo verso è un condensato e
un coagulo del discorso poetico. L’infinita serialità delle invenzioni
linguistiche, persino delle più riuscite, rende la produzione artistica meccanica e in
definitiva più povera.
Quali sono i generi che l’attraggono maggiormente in
questo periodo?
Ora mi sento più attratto
dalla possibilità di scrivere un’opera poetica di ampio respiro: un poema o un
dramma, ma che risulti insolito e inconsueto.
I lettori in grado di comprendere le sue liriche, così
dense di rimandi e citazioni letterarie, sono una minoranza elitaria. Questo
fatto non la turba?
No, non mi turba
affatto. Ritengo che l’autentica poesia contemporanea debba essere complessa,
intessuta di echi e rimandi alla poesia precedente; una poesia in cui devono
intrecciarsi piani semantici diversi e sperimentazioni linguistiche. Il tempo
della semplicità mi sembra finito da un pezzo. Esiste anche una poesia ingenua,
ma è tutt’altra cosa. Fingere che la poesia non sia mai esistita prima di te e
che tu sia il primo a pronunciare certe parole è da irresponsabili e anche
sciocco. Soprattutto in un’epoca di totale svalutazione del discorso poetico;
un’epoca in cui le masse hanno imparato non solo a leggere, ma anche a
scrivere. Proprio per questo a preoccuparmi non è tanto la quantità dei
lettori, quanto la loro qualità.
Lei è
stato premiato anche come operatore culturale. In una delle sue liriche
profetizza che “arriveranno generazioni… per cui Pindaro o un asino saranno la
stessa cosa”. Quindi l’opera di
promozione della cultura sarebbe destinata ineluttabilmente a fallire? Perché
dunque lei si ostina a occuparsene?
Non vorrei che
l’arrivo di queste generazioni coincidesse con quello di un nuovo Medioevo,
sebbene talvolta si abbia l’impressione che si stia andando proprio in questa
direzione. In tutte le arti, ora, si è cominciato a disconoscere il talento e
l’abilità, l’esperienza e la conoscenza e si ha l’impressione che si sia
diffusa la convinzione che non esista alcuna differenza tra un’opera creata con
fatica e quanto viene creato senza sforzo alcuno. Ciò vale soprattutto per la
poesia dal momento che la lingua, in quanto materia prima del verso, può in
teoria essere compresa da tutti e utilizzata da chiunque lo voglia. Promuovere
e diffondere la cultura è diventata oggi una priorità e non bisogna dolersi di dedicare
a essa tutto il proprio tempo e le proprie energie, senza risparmiarsi, se non
si vuole che l’imbarbarimento cominci già domani.
Che cosa accade nella poesia russa contemporanea?
La poesia russa
contemporanea fa pensare a un brodo in continua
ebollizione, ma capire che cosa cuoce in questo brodo e che cosa se ne
può ricavare è quasi impossibile. Il discorso riguarda gli scrittori di versi
che hanno un’età compresa tra i 20 e i 35 anni. La perdita di punti di
riferimento non solo nella vita, ma anche nell’arte, si fa sentire anche qui.
Il traguardo del bestseller - nel senso ampio della parola - e non quello della
realizzazione di un capolavoro riguarda la poesia stessa. Anche se gli scrittori
di talento, e persino dotati, non sono neppure pochi. Temo che, nel mondo
contemporaneo, l’età per il raggiungimento della maturità e l’affermazione come poeti sia in aumento e
che giunga intorno ai 40 anni. Tuttavia, per valutare con oggettività, occorre
uno sguardo più distante che non posso avere. Mi trovo anch’io coinvolto e
forse la mia visione intransigente mi impedisce di comprendere appieno questo fenomeno.
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