Il ruolo dei musei da sempre è stato quello di preservare la cultura, tra cui anche l’eredità della Chiesa (Foto: Sergei Ermokhin / RIA Novosti)
Mikhail Piotrovskij, uno dei più importanti museologi del Paese, nonché direttore dell'Ermitage di San Pietroburgo, e il vescovo Nazarij (Lavrinenko) di Vyborg, superiore del famosoMonastero di Aleksandr Nevskij, si sono incontrati per parlare diuno dei problemipiù importanti nel rapporto tra Chiesa e comunità artistica: i manufatti religiosicustoditi nei musei russi e se essi debbano essere restituiti o meno alle chiese.
Qual è la vostra posizione in
merito alla restituzione, alla Chiesa, dei manufatti custoditi nei musei?
Vescovo Nazarij:Ciò che in passato è stato toltoalla Chiesa, andrebbe restituito.Solo che riprendersi di colpo tutti quegli oggetti sarebbe impossibile,
proprio come lasciarli ai musei. Siamo convinti che
cercare un compromesso sia possibile e necessario. Tanto
per iniziare, penso che dovremmotrovare
eadottare una “variante zero”. Io
la vedo così: prima di tuttovanno
restituitele iconemiracolosee le reliquie. Questo perché, il più
delle volte, i musei custodiscono delleicone miracolose
che a livello di valore artistico non sono così importanti, mentre le reliquie
giacciono dimenticate da qualche parte negli armadi.
Mikhail Piotrovskij: Sono assolutamente d'accordo per quanto riguarda le reliquie. Abbiamo stilatoun elenco – l’Ermitage custodisce circa 50reliquie religiose – per restituirle alla Chiesa. Tutto era già stato accordato, solo che al momento del trasferimento al Cremlino, è venuto fuori che assieme alle reliquie andavano restituiti anche i reliquiari, che hanno un grande valoreartistico. E quindi ora tutto è bloccatoa Mosca, anche se in linea di principio tutto erapronto per effettuare la restituzione. Tra l'altro, abbiamo già restituito alcunereliquie dei Santi della Chiesa armena.
La Chiesa vuole che le venga
restituito quanto le è stato tolto, ma i musei si oppongono. A che cosa è
dovuta questa resistenza?
M.P.: Ilruolo storicodei museièsempre
stato quello dipreservare il patrimonio culturale del
Paese, che è costituito, in parte, anche dall'ereditàdella Chiesa, epresentarlo
inun contestoleggermente
diverso. È vero chedurante la
rivoluzione molti dei valori culturali degli avversari furono calpestati, mauna delle funzionidei musei è liberarequesti oggettidal contestoprecedente, e renderli oggetti d’arte e custodirli.
V. N.: Un’icona, esposta in un museo, come un quadro, non perde comunqueil suo significatosacro.
M.P.: Tuttavia, i musei sono visitati da persone che non vannoin chiesa. Per questo è moltoimportante checonoscano i manufatti dell’arte religiosa da noi.
V. N.:Chiunque puòentrare in un museo,così come in una chiesa. Non ci mettiamo mica all’ingresso di un luogo di culto a chiedere se la persona che entra è credente o meno.
C’è qualche esempio di decisione
che abbia soddisfatto entrambe le parti?
V. N.: Sì, ci sono degli esempi di
collaborazione. In occasione del Millesimo anniversario della conversione al
Cristianesimo della Rus' di Kiev, i musei hanno concesso temporaneamente al monastero 15 manufatti.Ogni annoli informiamo del loro stato e
riconfermiamo la nostraresponsabilità su di essi.
La gente è solita pensare che la Chiesa sia molto ottusa e
rigida, ma non è così. Sec'è una
ragione validaedelle
argomentazioni serie, la Chiesa è pronta a scendere a
compromessi.
La Chiesa può assumersi tranquillamente la
responsabilità dei manufatti restituiti dai musei e custodirli?
V. N.: La Chiesa è spesso accusata di non
esserein
grado di custodire i manufatti dei musei. In parte è vero. Nontutte le chieseo
monasteri sono in grado di conservare nella maniera
appropriata un capolavoro.Ma posso comunque affermare,
assumendomi tutte le responsabilità del caso, che il Monastero di Aleksandr
Nevskij è in grado di farlo. Abbiamo unlaboratorio di
restauroe del personale esperto.
Nonnego tuttavia checi siano delle chiesein cui i capolavoriculturali rischierebbero di andare perduti.Quando, a volte, visito le antiche chiesedellaregione di Yaroslavl e vedo come
alcune icone bellissime vengono pulite con cura nonostante la pittura rischi di
staccarsi da un momento all’altro, mi sento come se stessi per avere un infarto.
Le chiese avrebbero, quindi, bisogno
delle tecnologie moderne dei musei?
V. N.:Certo! Noi
non contrattiamodilettanti, per le operazioni di
restauroci rivolgiamo solo a specialisti esperti, anche
se sonomolto più costosi. I monasterie lechiese hanno bisogno non solo di
spazi espositivi ma anche di luoghi specifici per la conservazione delle opere,
che rispettino tutte le regole, la temperatura giusta, ecc.A questo proposito, mi è venuta un’idea
“sediziosa” ma importante. Se la Chiesa e i musei riuscissero davvero a
trovare un compromesso, le nostre icone - capolavoriculturali - potrebbero
continuare a essereconservate nei musei, a condizionecherimangano comunque di nostra
proprietà, e all’occorrenza, possano essere utilizzate dalla Chiesa per le funzioni
religiose o per delle esposizioni nel museo della chiesa.Potremmo stipulareun accordoper la loro conservazione e dare al museo la possibilità di esporle,
dietro pagamento.
M.P.: Esattamente. Sono proprio questi gli scenari dinamici che dovrebbero funzionarenelVentunesimo secolo. Per questo, sono necessari un sistema di garanzia, un sistema di localizzazione elettronica, e così via. Ritengo che i capolavori custoditi nei musei possano essere concessi alla Chiesa e i manufatti religiosi prestatitemporaneamenteai musei, dove diventerebbero oggetto diricerche scientifiche.
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