Gli arlecchini di Nabokov

L'ultimo romanzo dell'autore di "Lolita", pubblicato da Adelphi, è un'autobiografia beffarda e fuori dagli schemi in un'altalena tra realtà e fantasia
La copertina del libro

"Smettila di tenere il broncio! - gridava la prozia, - Guarda gli arlecchini!". "Quali arlecchini? Dove?". "Oh, dappertutto. Tutt’intorno a te. Gli alberi sono arlecchini, le parole sono arlecchini; anche le sensazioni e le addizioni: metti insieme due cose – due arguzie, due immagini – ed eccoti un arlecchino triplo. Gioca! Inventa il mondo! Inventa la realtà!".

A otto anni Vadim Vadimovich appariva a tutti come un bambino “scontroso e indolente”, mentre in realtà “era continuamente e smodatamente perso in fantasticherie”. Vadim Vadimovich è uno dei tanti russi emigrati all'estero all'indomani dello scoppio della rivoluzione bolscevica. Biografo di se stesso, ripercorre la sua vita privata e professionale senza peli sulla lingua e senza omissioni. 

Candidato al Nobel per la Letteratura, ma sempre perso nelle sue fantasie questo alter ego di Nabokov rivivere la sua esistenza dalla fuga dalla natìa Russia, all'arrivo in Inghilterra e poi in Francia, dove inizia la sua attività di scrittore, e infine in America. 

Dal primo e unico amore, Iris, attraverso la sua vita con altre mogli, fino all'incontro con la vera eroina del libro: una misteriosa donna molto più giovane di lui che lo aiuta a distinguere tra realtà e fantasia, amore e arte e che finalmente fa entrare una felicità quasi infantile nella vita dello scrittore ormai adulto: "Potevo dire una cosa che non ricordavo di essermi sentito indotto a dire nel corso degli anni: ero assolutamente felice".

“Guarda gli arlecchini” è l'ultimo libro edito da Adeplhi di Vladimir Nabokov ed è anche l'ultimo romanzo pubblicato in vita dall'autore di Lolita. Un romanzo divertente, ironico, un'autobiografia “obliqua” in cui amore, arte, follia e fantasia si mescolano e intrecciano in un unicum fluido.

Si ha a volte la sensazione che Vadim sia sull'orlo della pazzia, che non riesca a concentrarsi sulla realtà. Confonde la durata con lo spazio ed è talmente ossessionato da questa sua “infermità” che prima di ogni proposta di matrimonio a mettere le mani avanti con la futura moglie confessando tutto: se pensa di camminare lungo una strada, riesce a immaginare di tornare indietro, ma non riesce a visualizzare col pensiero il percorso a ritroso, perché farlo vorrebbe dire tornare dal presente al passato.

Il lettore deve immergersi completamente nelle pagine, nelle parole, nei pensieri di Vadim per riuscire a comprendere, a capire il suo continuo passare dalla vita reale alla fantasia. “Guarda gli arlecchini” è allo stesso tempo un libro sull'amore, ma anche sulla vita degli emigrati russi, un'autobiografia autoironica.

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