Ornella Muti (Foto: AP)
Figlia di madre estone con radici russe, i cui genitori emigrarono da Leningrado sul Baltico durante la Rivoluzione, e di un giornalista napoletano, Ornella Muti ha iniziato la sua carriera giovanissima. Oggi vive in tre Paesi, partecipa a numerosi progetti internazionali e spesso visita la Russia che sente vicina nell'anima. Di recente, è tornata sugli schermi cinematografici russi nell'ultimo film di Woody Allen "To Rome with Love".
Nell'intervista alla Rossiyskaya Gazeta, Ornella Muti racconta i primi passi nel mondo del cinema, i suoi nuovi progetti e la sua connessione quasi mistica con la Russia.
È vero che ha origini slave? Come la caratterizzano?
Sì e ne sono fiera. Mia madre è estone e mio padre napoletano. Sento dentro di me questo mix di culture, ma non sono capace di definire quale aspetto predomini in me. La riservatezza nordica oppure il romanticismo e la bella follia degli italiani, sono entrambi aspetti che realmente sento in me.
Il debutto cinematografico nel film di Damiano Damiani “La moglie più bella” nel 1970 a 15 anni. Come è capitata nel mondo del cinema a quell'età? I suoi genitori erano favorevoli?
In realtà avevo 14 anni e, come tante cose della mia vita, tutto è capitato per caso. Accompagnavo mia sorella a un provino e invece hanno preso me. Ero così stupita che non mi resi conto dell’importanza che tutto ciò avrebbe avuto nella mia vita futura. Credevo fosse solo un piccolo momento che sarebbe terminato rapidamente e che quindi sarei tornata a scuola come se nulla fosse successo. Sfortunatamente mio padre non c'era più, ma mia madre mi è stata molto vicina e mi ha anche sostenuto tanto in quel momento e anche nel resto della mia carriera.
Perché ha cambiato nome?
Ho cambiato nome perché in quel periodo esisteva un’altra Rivelli molto famosa, Luisa Rivelli, e per non creare confusione mi hanno proposto Ornella Muti, a cui non ho dato tanta importanza, poiché, come dicevo prima, credevo che fosse solo un momento della mia vita e che ben presto tutti mi sarebbero tornati a chiamarmi Francesca Rivelli.
Lei visita spesso la Russia. Che cosa l'attrae del Paese? Che significato ha per lei la Russia? Come si sente in Russia? Quale città russa è nel suo cuore?
In Russia mi sento benissimo e lo dico a voce alta. Probabilmente quando sono in Russia, sento ancora di più le mie radici , sento che ciò che mi circonda mi appartiene anche, che ciò che mi circonda è parte di me stessa, anche le cose che non ho mai conosciuto, nel momento in cui vi entro in contatto, le sento parte di me. In inverno trovo meravigliosa San Pietroburgo, ma Mosca è sempre Mosca, grandiosa! Lì mi sento a casa, mi tornano in mente i racconti di mia mamma
Ha immobili in Italia, Francia e Svizerra. Le piacerebbe vivere in Russia?
Vivo a Montecarlo, mentre la casa dei miei figli si trova a Roma, dove spesso vado per stare un po’ con loro; in Svizzera non abito più da tanto tempo! Magari un giorno potrei vivere in Russia, perché no? Dipenderà certamente dal lavoro.
Nel 1980 ha partecipato al progetto del regista russo Grigori Chukhrai “La vita è bella”. Che esperienza è stata?
È stato fantastico. In un tempo in cui la Russia non era ancora totalmente aperta, ho avuto la fortuna di lavorare per un grande come Grigori, che mi ha fatto scoprire un Paese in piena evoluzione, ho conosciuto tanta gente, persone sorridenti e peine di amore: in un momento così difficile per loro erano così carichi di energia positiva che non posso averne che un ricordo stupendo. Sono stata molto fortunata.
Dopo quel film ha ricevuto qualche altra proposta da registi russi? Con chi le piacerebbe collaborare?
Sfortunatamente no, ma ne vorrei avere molte di più dalla Russia, perché più il tempo passa e più mi avvicino a voi russi.
In Russia lei è amata come l'affascinante Lisa de “ Il bisbetico domato”, e un po' goffa ma sempre bellissima Rosetta di “Bonnie e Clyde all'italiana”. A quale dei suoi 182 personaggi è più legata?
Tutti i miei personaggi mi sono cari, anche perché quando li interpreto, dono una parte di me stessa. Non posso scegliere un personaggio anziché un altro, poiché mi sembrerebbe di tradire quello non scelto.
L'intervista originale è stata pubblicata sulla "Rossiyskaya Gazeta"
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email