Il mistero dei Romanov in mostra

Foto: Itar-Tass

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Fino al 29 luglio 2012 l’Archivio Statale della Federazione Russa di Mosca ospiterà duecento reperti che raccontano la fine dell’ultimo zar russo e della sua famiglia

Fino al 29 luglio 2012, presso l’Archivio Statale della Federazione Russa di Mosca, sarà possibile ammirare la mostra “La morte della famiglia dell’imperatore Nicola II. Un'indagine durata un secolo”, organizzata dalle istituzioni statali, quali il Ministero della Cultura e l’Agenzia dell’Archivio Federale, e da organizzazioni non governative, come la Chiesa ortodossa russa all’estero. L’esposizione è dedicata a uno degli eventi più tragici della storia russa del XX secolo: l’esecuzione da parte dei bolscevichi dell’ultimo zar di Russia e della sua famiglia, avvenuta il 17 luglio 1918 a Ekaterinburg.

Per anni la leadership sovietica aveva cercato di mantenere nascosta la verità circa tale evento, e solo alla fine degli anni ’80 l'avvenimento cessò di essere un tabù. Nel 1991, nel corso di alcuni scavi presso Ekaterinburg furono ritrovati i resti, in seguito identificati come i corpi di Nicola II, della sua famiglia e del suo seguito. Nel 1998 furono sepolti con una cerimonia solenne nella tomba di famiglia degli zar russi a San Pietroburgo e l’inchiesta sulla morte della famiglia reale si chiuse nel 2011.

Foto: ufficio stampa

Circa duecento reperti ora raccontano a Mosca la storia della morte della famiglia dell’ultimo zar russo e del suo entourage. E per la prima volta sono stati riuniti in una mostra i materiali dell’investigatore Sokolov, che fanno chiarezza sulle circostanze in cui è avvenuta la morte della famiglia reale nel 1918, le fotografie scattate nel 1978 durante gli scavi segreti sul luogo del ritrovamento dei resti dei Romanov, i registri della Procura generale e della Commissione governativa relativi alla sepoltura dell'imperatore e della sua famiglia nel 1998, i documenti legati alla ricerca e all'identificazione delle spoglie del figlio di Nicola II e di una delle sue figlie nel 2007 e, infine, la decisione della Procura generale di chiudere il caso.

Grande spazio è dedicato anche a testimonianze audio di quanti assistettero in prima persona all’esecuzione, accanto a fotografie e a un cinegiornale davvero unico, che registrano le ultime settimane di vita dello zar e della sua famiglia. Pezzo forte dell’esposizione è la camicia di Nicola II macchiata di sangue a seguito delle ferite riportate durante un attentato nel 1891 e concessa dal Museo Ermitage di San Pietroburgo. Un reperto importantissimo che, grazie alle tracce di dna rinvenute, ha reso possibile l’identificazione delle spoglie del figlio dell’imperatore, lo zarevich Alexei, rinvenute nel 2007.

Parte dei reperti esposti sono stati concessi dalla Chiesa ortodossa russa all’estero. Gli effetti personali dell’ultimo zar e della sua famiglia sono stati conservati per anni nel Museo del Monastero della Santissima Trinità a Jordanville, negli Stati Uniti, così come nella collezione personale del primo Gerarca della Chiesa ortodossa russa all'estero, il metropolita Hilarion. Tra questi configurano un'icona dell’erede al trono Alexei e un vangelo del XVII secolo, appartenuto al primo zar della dinastia Romanov e successivamente regalato a Nicola II dall’imperatrice, nel 1916.

"Questa esposizione ha un significato speciale per noi e non a caso vi collaboriamo in qualità di co-organizzatori”, ha dichiarato il metropolita Hilarion all’inaugurazione della mostra. “Oggi mostriamo non solo le reliquie della famiglia reale, bensì anche un nuovo atteggiamento nei confronti di queste pagine tristi della storia russa". 

Un altro co-organizzatore della mostra è la Fondazione di Storia Contemporanea, guidata dall’attuale presidente della Duma di Stato, Sergej Naryshkin. Il rappresentante del consiglio della Fondazione, Klishas, ha ricordato l’unicità della mostra: “Questo evento fornisce, in primo luogo, un’idea della profondità e dell’accuratezza delle indagini. Di grande interesse per i giuristi sono i metodi forensi utilizzati per la ricostruzione accurata delle circostanze che circondano l'esecuzione della famiglia reale”.

La mostra ha già suscitato un grande impatto sull’opinione pubblica e ha riaperto il dibattito circa l'autenticità dei resti trovati nel 1991 nei pressi di Ekaterinburg. Una posizione singolare su questo tema la occupa ancora una volta la Casa Imperiale di Russia. Secondo Zakatov, direttore della cancelleria della Casa Imperiale di Russia, presieduta dalla granduchessa Marija Vladimirovna Romanova, il problema dell’identificazione dei resti sepolti nel 1998 a San Pietroburgo è ancora aperto. “Le autorità della Federazione russa sostengono che i resti sono quelli autentici e il fine della mostra è dimostrare ciò anche al pubblico”, ha osservato Zakatov. “Tuttavia, la granduchessa Marija Vladimirovna Romanova condivide la posizione della Chiesa ortodossa russa secondo cui non sussistono prove sufficienti per poter fare un’affermazione simile”.

“La mostra ha suscitato in me sentimenti contrastanti”, ha dichiarato Chutarev-Garnishevskij, membro della Società Panrussa per la Tutela dei Monumenti Storici e Culturali. “Da un lato, gli organizzatori sono riusciti a selezionare, nella marea di oggetti, documenti e fotografie, quelli chiave. Dall’altro, però, rimane comunque un senso di non detto”. Come ha sottolineato l’esperto, la storia della morte della famiglia reale è ancora piena di lacune; resta una serie di questioni poco chiare che attendono di essere provate scientificamente. Pertanto la mostra apre solo un po’ la porta verso la rivelazione di quelli che sono i tragici segreti della storia russa.

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