Fare business tra legge e burocrazia

Operai riparano l'ala di un aereo Tupolev Tu-154M. Nelle fabbriche del gruppo "Russian Machines", che appartiene alla "Aviakor", lavorano oltre 75.000 dipendenti (Foto: Getty Images/Fotobank)

Operai riparano l'ala di un aereo Tupolev Tu-154M. Nelle fabbriche del gruppo "Russian Machines", che appartiene alla "Aviakor", lavorano oltre 75.000 dipendenti (Foto: Getty Images/Fotobank)

La Federazione si colloca al 120esimo posto su 183 nella classifica dei Paesi dove fare impresa, mentre sempre più Pmi italiane accettano la sfida di entrare nel mercato russo

Il report della Banca Mondiale sulle condizioni normative e burocratiche per fare business nei diversi Paesi, colloca la Russia a un modestissimo 120esimo posto (su 183). L’Italia è più avanti - all’87esimo posto - ma è messa peggio di Moldova, Mongolia e Ghana.

Eppure tanti italiani vorrebbero uscire da un Paese soffocato da tasse e da difficoltà burocratiche per spostarsi a Singapore (prima) o almeno negli Usa (al quarto posto) o in Russia. Perché gli italiani vogliono trasferirsi nella Federazione, pur conoscendo le difficoltà che possono incontrare? Hanno creduto al Presidente russo Vladimir Putin che ha recentemente dichiarato di voler portare la Russia di 100 posti più avanti in classifica, sfida tra le più difficili del suo impegno politico? O sono comunque attirati dall’enorme mercato in crescita?

Anche al Salone dei nuovi imprenditori, "Mi faccio Impresa", evento annuale milanese per i giovani che vogliano aprire una nuova attività, si è parlato della Russia in un seminario dedicato alle opportunità di business. La relatrice Veronica Vanossi della Camera di Commercio Italo-russa ha spiegato che il mercato della Federazione non va considerato omogeneo: Mosca e San Pietroburgo hanno un reddito molto più alto e un modello di consumo diverso dal resto del Paese. La capitale, attraente per gli investimenti, è la quarta città più cara del mondo (dati Mercer) e richiede investimenti il cui ritorno non è immediato.

Dunque meglio sarebbe puntare su città più piccole, dove la classe media è in crescita e il mercato è ancora in forte espansione. Vi sono però grossi ostacoli come la carenza di infrastrutture, le difficoltà di trasporto, le dogane, e non ultimo, per gli italiani, la difficoltà della lingua. 

A differenza dell’Italia, in Russia il 72 per cento delle aziende ha grandi dimensioni. Ma occorre fare attenzione al peso della burocrazia. Ne è prova l’esempio riportato poco tempo fa da Aleksandr Shokhin, presidente di Rspp (Confindustria russa): "Per allacciarsi alla rete elettrica si può dover attendere fino a quattro anni". Per Ivo Alessandrini, modellista di scarpe e borse che da 14 anni cerca di lavorare con la Russia, "le difficoltà nel lavoro ci sono sempre, ma in Russia riscontriamo grossi problemi con le dogane".

Maria Luisa Giacchetta, responsabile export di Ffc Creative Group, racconta: "I russi vanno pazzi per la moda italiana, ma sono esigenti e soprattutto non parlano l’inglese. Il mio asso nella manica è sicuramente la conoscenza della lingua russa, delle abitudini e della cultura locali. Restano alcune difficoltà dal punto di vista burocratico e per l’ottenimento dei certificati, ma se trovi il partner giusto riesci a superare la nota dolente. Insomma, le opportunità ci sono, ma bisogna avere molta pazienza per sfondare in quel mercato". 

L'intervento è stato pubblicato nell'edizione cartacea di "Russia Oggi" del 7 giugno 2012

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