Putin’s Kiss, svegliarsi in un incubo

Foto: Kinopoisk.ru

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Un film di Lise Birk Pederson, regista danese, racconta la storia vera di un'adolescente russa attivista pro-Cremlino che cambia opinione dopo una vicenda di sangue

"Putin’s Kiss" racconta la storia vera di un’adolescente e giovane attivista pro-Cremlino che si risveglia lentamente in un incubo. Nel film, Lise Birk Pederson, regista danese, segue la storia di Masha Drokova per un periodo di quattro anni. La rottura definitiva di Drokova con il movimento Nashi rappresenta un punto di svolta nella storia portandola a diventare amica del giornalista dell’opposizione Oleg Kashin, diventato una figura di rilievo internazionale dopo il pestaggio che ha subito nel 2010 e che gli è stato quasi fatale.


Premiato al Sundance, il documentario ha debuttato a New York a metà febbraio 2012. Il film di Pederson ha le sue debolezze, ma tratta di un tema che non potrebbe essere più indovinato per rappresentare la lotta feroce per il futuro della Russia.

Drokova, una onesta adolescente originaria di Tambov, città situata nel centro della Russia, viene attratta dall’unica "sottocultura" attiva, come la chiama lei, della sezione locale dell’organizzazione giovanile filogovernativa Nashi. Poco dopo Masha si trasferisce a Mosca, assumendo un po’ misteriosamente una delle più alte cariche dell'organizzazione. Masha è anche portavoce del movimento, ruolo che la porta a lavorare a stretto contatto con l'allora leader del Nashi, Vasily Yakemenko, e con il vice primo ministro Vladislav Surkov, conosciuto come l'artefice della teoria della centralizzazione del potere e della "democrazia sovrana".

Di tanto in tanto, Drokova incontra il Presidente e poi primo ministro Vladimir Putin. Ha un appartamento, una macchina e conduce uno show televisivo via cavo. A uno degli eventi organizzati dal Nashi bacia Putin, episodio da cui il film prende il suo accattivante titolo.

Purtroppo, i dialoghi di Drokova con amici e familiari sembrano finti e innaturali. E la tecnica di montaggio semplice ma discordante di Pederson che spazia dagli adolescenti allegri che frequentano il campo estivo di Nashi sul lago Seliger al servizio della Cctv sulla brutale aggressione a Oleg Kashin risulta per nulla ricercata.

Eppure, "Putin’s Kiss" è coinvolgente, a volte potente, e riesce a rappresentare gli adolescenti russi in maniera accattivante. Pederson cattura l'esuberanza e l'eccitazione dei ragazzi giunti a Mosca dalle regioni, in centinaia di autobus, per occupare le piazze della capitale nei raduni di supporto a Putin e al suo partito Russia Unita. Gli studenti si intrattengono, o meglio hanno come scopo quello di bruciare i libri e di infastidire i leader dell'opposizione, o, come li chiamano loro, "la vergogna della nazione".

Due giovani teppisti (presumibilmente membri di Nashi), defecano su una vettura appartenente a Ilya Yashin, leader del movimento democratico “Solidarietà”. Qualche giocattolo sessuale telecomandato viene fatto librare nell’aria mentre Garri Kasparov tiene un discorso. Il regista lascia che sia lo spettatore a decidere se questi disturbatori appartengono a Nashi o meno.

Fonte: Kinopoisk.ru

Oleg Kashin, giornalista dell'opposizione (Foto: Kinopoisk.ru)

Oleg Kashin negli ultimi anni è diventato una voce importante dell'opposizione e l'amicizia con Kashin porta Masha a una disillusione crescente verso le azioni del gruppo.

Kashin è stato brutalmente aggredito nel 2010 con alcune spranghe di ferro e ridotto in fin di vita. Le sue ferite erano così gravi che i medici hanno dovuto indurre un coma farmacologico. Quando si è ripreso, Kashin ha accusato il leader di Nashi, Vasily Yakemenko, di aver ordinato l'aggressione e Yakemenko gli fa fatto causa per diffamazione. Più di un anno dopo, nessuno è stato ancora arrestato.

Fonte: Youtube / kinolorber

Nel suo blog Seance.ru, Kashin mette a confronto "Putin’s Kiss" con l'acclamato documentario "Khodorkovsky" del regista tedesco Cyrill Tuschi, che è stato molto apprezzato alla Berlinale nel 2011 ed è stato distribuito solo negli Stati Uniti e in Russia alla fine del 2011. "Putin’s Kiss" e "Khodorkovsky" hanno molto in comune, oltre all’ardore politico.

Entrambi i film sono un po’ ingenui e offrono una rappresentazione della realtà in bianco e nero. A differenza di Cyrill Tuschi, tuttavia, Birk Lise Pedersen è riuscito a rappresentare le due parti opposte tenendo presente che l’antagonista di Mikhail Khodorkovsky è un po’ più difficile da rappresentare. "Khodorkovsky" ha avuto qualche difficoltà con la distribuzione in Russia, dopo che alcuni cinema hanno improvvisamente deciso di non proiettare il film. La distribuzione di "Putin’s Kiss" non è ancora nota, ma la popolarità di "Khodorkovsky" potrebbe avere risvolti positivi anche per "Putin’s Kiss".

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