Bulava, bersaglio centrato

Il Presidente Dmitri Medvedev annuncia l'esito positivo dei test compiuti con il lancio dei nuovi missili mare-mare
Foto de Reuters/VostokPhoto

La Marina Militare russa e la relativa industria della Difesa hanno raggiunto un importante traguardo. Il sottomarino nucleare lanciamissili balistici (Ssbn) del Progetto 955 Classe Borej, Jurij Dolgorukij, di stanza nelle acque ghiacciate del Mar Bianco, ha sparato una raffica di due missili intercontinentali di ubicazione marittima RSM-56 (o SS-NX-30 secondo la classificazione occidentale) R-30 Bulava-30. Stando alle fonti del Ministero della Difesa, il lancio è stato completato con successo, tutte le testate missilistiche (dalle 6 alle 10 ciascuno) hanno coperto una distanza di ottomila chilometri e hanno centrato il bersaglio nel poligono di Kura, in Kamchatka.

Si tratta del primo duplice lancio di missili Bulava dei diciotto tentativi ufficiali, di cui solo undici si sono conclusi positivamente. Ciò nonostante, il Presidente russo nonché Comandante Supremo delle Forze Armate del Paese Dmitri Medvedev, in occasione di un ricevimento al Cremlino, ne ha approfittato per annunciare che i test con i Bulava sono stati ultimati e che i missili e il sottomarino Jurij Dolgorukij saranno impiegati negli armamenti della Marina Militare russa.

Il Presidente non ha fornito i termini esatti, ma gli esperti, che sono a conoscenza della situazione in cui versa il settore della Difesa nel Paese, sostengono che ciò potrà avvenire, se non da un giorno all’altro, sicuramente nei primi mesi del 2012. In linea di massima, tutto è pronto: il sottomarino con un elevato potenziale militare, come hanno dimostrato anche gli ultimi lanci di RSM-56 (il missile nel 2011 è stato lanciato sott’acqua quattro volte e tutte e quattro senza riscontrare problemi), è pronto ad attraccare in città, nella base militare di Viljučinsk in Kamchatka, che si prevede diventerà la base del Dolgorukij e dove sono già stati costruiti alloggi confortevoli per gli ufficiali del sommergibile e le loro famiglie, come pure dormitori dotati di tutti i servizi per i marinai e gli altri membri dell’equipaggio.   

La cronaca dei fatti si potrebbe concludere qui. Tuttavia, la storia della creazione del complesso missilistico strategico Bulava-30 e del sottomarino nucleare lanciamissili balistici Jurij Dolgorukij è così interessante e istruttiva che non sarebbe giusto limitarsi a raccontare solo i successi registrati dagli ultimi test con i Bulava.

Ciò che suscita interesse è il fatto che originariamente il Progetto 955 del sottomarino nucleare lanciamissili Classe Borej fu inaugurato a metà degli anni '90 del secolo scorso, presso il cantiere navale Rubin di San Pietroburgo, non con i Bulava, bensì con un’altra tipologia di missili, denominati Bark e realizzati presso l’ufficio tecnico Viktor Makeev della città di Miass, nella regionedi Cheljabinsk. Ciò nonostante, i primi tre tentativi di lancio dei Bark, nelle acque del Mar Bianco, furono un fallimento. Inoltre, le dimensioni di questi missili superavano di due volte le esigenze tattiche e tecniche che la Marina aveva imposto ai costruttori: i Bark pesavano quasi 90 tonnellate, invece delle 40 massime.

La storia tace sul perché il centro Makeev abbia ignorato le dimensioni prestabilite. Forse non erano in grado o semplicemente non lo vollero fare.  Si sa solo che quando fu costruito il sottomarino nucleare lanciamissili Progetto 941 Akula (in russo, squalo), meglio conosciuto in Occidente con il nome di Classe Typhoon (si parla della metà degli anni '70 del secolo scorso), anche il progettista generale Viktor Makeev, incaricato di realizzare i missili R-39 (o SS-N-20 secondo la classificazione occidentale) per il sommergibile, superò di molto il peso stabilito, considerato eccessivo per la capacità del Progetto 941. Eppure, la reputazione del suo realizzatore era tale che, a seguito di una comunicazione del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, il capo progettista del sottomarino Classe Akula, Sergej Kovalev fu costretto a estendere le dimensioni dell’imbarcazione, affinché potesse trasportare al suo interno venti missili R-39. Kovalev eseguì gli ordini, e il Typhoon entrò nel libro dei Guinness dei primati come il sottomarino più grande del mondo. La sua lunghezza superava quella di due campi da calcio, e a causa del rumore che produceva mentre si muoveva sott’acqua, fu soprannominato “mucca che muggisce”.

A differenza dell’Urss degli anni '70, la Russia degli anni '90 non disponeva delle risorse economiche e tecniche per costruire sottomarini nucleari di tali dimensioni. Per questo, le autorità del Paese decisero di affidare la creazione dei missili per un nuovo Ssbn all’Istituto di Termotecnica di Mosca e al suo capo costruttore Jurij Solomonov, che, in realtà, non aveva mai realizzato prima missili mare-mare, ma che, nelle condizioni economiche difficili degli anni '90, riuscì comunque a creare un nuovo complesso missilistico strategico, i Topol’-M. Si pensava che il nuovo missile mare-mare si sarebbe unificato molto al Topol’. Tuttavia, non fu così.

Innanzitutto, perché il mezzo acqua è 800 volte più denso rispetto all’aria. In secondo luogo, perché il settore industriale della Difesa versava in condizioni critiche; diversi specialisti altamente qualificati si erano allontanati e i restanti non erano ovviamente in grado di affrontare da soli un compito così complesso come l’assemblaggio di missili mare-mare Bulava. A maggior ragione se venivano realizzati nello stabilimento di Votkinsk, dove venivano assemblati anche gli intercontinentali Topol’-M e i missili tattico-operativi Iskander-M. Infine, molte imprese della Difesa, impegnate nel settore missilistico, erano passate in mano a privati e pertanto l’Istituto di Termotecnica di Mosca e l’impianto di Votkinsk non furono in grado di ottenere i materiali necessari per la costruzione dei Bulava.   

Il fallimento del progetto missilistico fu appunto dovuto a questi motivi, accompagnati da una critica feroce nei confronti dell’Istituto di Termotecnica di Mosca e del suo direttore, nonché dall’invidia di quanti non ebbero successo con la realizzazione dei Bark. Tuttavia, come vediamo, il cantiere Rubin, l’Istituto di Termotecnica di Mosca e il cantiere navale Sevmaš di Severodvinsk, dove è stato costruito il sottomarino Jurij Dolgorukij, e l’impianto di Votkinsk, dove erano concentrati i Bulava, furono in grado di superare queste difficoltà. Un fatto curioso: i missili Bulava vennero testati sul sottomarino Dmitri Donskoj, del Progetto 941 Classe Akula.

I missili RSM-56 verranno, senza dubbio, impiegati negli armamenti: non solo perché ormai sono stati costruiti e per la loro realizzazione e quella degli Ssbn sono stati spesi fino a due miliardi di dollari, ma anche perché sia i sottomarini che i missili costituiscono armi di deterrenza nucleare.

Ora, il successore del Dolgorukij, negli armamenti della Marina Militare russa sarà il sommergibile Aleksandr Nevskij, con una capacità di portata pari a 16 missili. Ne seguono altri due, il Vladimir Monomakh e Svjatitel Nikolaj, con una capacità di venti missili Bulava. Entro il 2020, verranno costruite altre 4 imbarcazioni, al momento senza nome, che potranno ospitare a bordo una ventina di missili con testate multiple a guida individuale, non necessariamente per scopi bellici, ma per scoraggiare eventuali teste calde. Come dimostra la storia, non ne possiamo fare a meno.

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